Gianna Urizio12 febbraio 2013
In questi giorni l'
‘Associazione Donne in Genere’ onlus, presente da
15 anni nel
IV Municipio, con uno sportello antiviolenza (il
centro donna LISA) ha
denunciato la decisione della Giunta del loro
Municipio di aprire uno
sportello di primo ascolto per le donne vittime di violenza affidandolo ad un'
Associazione, lo Studio E.L.P.S.,
composta per tre quarti da uomini, che si occupa di sostegno alla persona ed ha tra i suoi scopi la mediazione familiare. Ne parliamo con Gianna Urizio, presidente dell’Associazione Donne in Genere.
Per noi è stata una brutta sorpresa. Abbiamo appreso la notizia da un giornale di Municipio e ci siamo subito informate. Sul sito del Municipio la notizia è riportata mettendo in risalto che si tratta di “uno sportello gratuito di ascolto e di consulenza con personale specializzato dedicato alle donne vittime di violenza, gestito dall' Associazione di Promozione Sociale E.L.P.S.
Leggendo il profilo di questa associazione, siamo inorridite e ci siamo chieste come può una istituzione pubblica come un Municipio ignorare le direttive che da anni giungono da istituzioni internazionali come l’ONU e l’Unione europea a quelle italiane a cominciare dalla Commissione per le pari opportunità della Presidenza del consiglio alla legge regionale Lazio del 15 novembre ‘93 avente per oggetto: “Norme per l’istituzione di centri antiviolenza o case rifugio per donne maltrattate”, - te lo leggo - all’Art.1 Comma 2 stabilisce che: “I centri ed i rifugi devono essere dotati di strutture e personale adeguato, che deve essere tutto femminile” e prosegue all’Art. 4 “che i centri sono gestiti da enti o associazioni che abbiano tra i loro scopi essenziali la lotta alla violenza contro le donne …. e che possono dimostrare di disporre di personale adeguato per i compiti predetti”.
Se questa legge non bastasse, perfino il 1522 – il numero messo a disposizione dalla commissione delle Pari Opportunità per le donne che vogliono denunciare una condizione di violenza – indica tra i requisiti che devono possedere i servizi antiviolenza, pubblici e privati, l’esplicita dichiarazione “di non applicare le tecniche di mediazione familiare quale strumento di contrasto alla violenza di genere verso le donne, nei casi in cui viene acclarata ogni forma di violenza di genere in famiglia”;
Quindi una decisione fuori dalla legge Regionale e da tutte le indicazioni che arrivano da organismi pubblici nazionali.
Assolutamente. La cosa ridicola ed indecente è che come escamotage la maggioranza del Municipio ha scritto in una mozione - che mantiene lo sportello - che non si tratta di un centro antiviolenza ma di un semplice sportello per donne, denunciando la sua ignoranza in proposito in quanto un “centro antiviolenza” consiste anche in uno sportello di primo ascolto per le donne che decidono di uscire dalla violenza, e non presuppone, necessariamente, che vi sia anche l’ospitalità delle donne maltrattate.
Ed ora a che punto siete? Cosa contate di fare?
Intanto giovedì scorso l’opposizione in Consiglio ha fatto mancare il numero legale per cui questa mozione della maggioranza di destra non è passata. Verrà quindi ripresentata in Consiglio giovedì 14 febbraio e votata anche senza il numero legale. Da parte nostra contiamo di contro informare la cittadinanza in particolare le donne su quanto sta avvenendo e contemporaneamente abbiamo richiesto alle donne, sia delle altre associazioni che semplici cittadine o che hanno responsabilità istituzionali, di pronunciarsi ed esprimere la loro protesta al Presidente del Municipio Cristiano Bonelli.
Questa giunta deve capire che non si possono fare “inciuci” sul corpo delle donne e soprattutto che le donne hanno intenzione di farsi sentire in tutti i modi, boicottando attivamente questo sportello. Lo dico quindi anche a voi di Zeroviolenzadonne, e a chi vi legge: se volete protestare contro questo sportello, potete prendere contatto con noi (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o telefonare al 3497847705) o mandare direttamente a Bonelli la sua protesta (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) Come si diceva una volta “No pasaran”.