Dal momento in cui entri in galera cominci a contare i giorni e le ore che ti separano dalla libertà ed è proprio l’aspirazione alla libertà ciò che ti consente di continuare a vivere, di adattarti, di sopportare. Ma quando arriva il momento di lasciarsi alle spalle i cancelli che ti hanno rinchiuso per un periodo più o meno lungo della tua vita pensi a quello che farai là fuori, alla montagna di problemi che dovrai affrontare soprattutto se non hai una famiglia pronta ad accoglierti a braccia aperte e a sostenerti.
Devi ricominciare, trovare una casa, cercare un lavoro (e ti passano in mente le statistiche sul tasso di disoccupazione in costante crescita). Soprattutto devi farti accettare e pensi alla faccia che farà l’ipotetico padrone di casa o il datore di lavoro quando dovrai dirgli che sei un ex detenuto. Se sei noto alle cronache, perché a suo tempo i media hanno ricamato sul tuo reato, intrecci le dita speri che la notizia della tua scarcerazione non sia arrivata nelle redazioni, ma già ti vedi davanti agli occhi i titoli dei giornali che ti risbattono in faccia quello che eri prima della galera.
Se poi esci da un carcere come quello di Bollate, in qualche modo non sei più né carne né pesce: durante la tua vita
da detenuto hai provato a lavorare, hai scoperto di avere risorse che non conoscevi, ha ragionato sul tuo reato e speri
di riuscire a farcela. Non sei più un reato che cammina ma sei una persona che potrebbe sperimentare una vita normale.
Del resto se è vero che a Bollate la recidiva è del 12 per cento, contro il 70 per cento nazionale, vuol dire che la maggior
parte delle persone che escono da qui sono riuscite a riprendere in mano la propria vita senza tornare a delinquere.Tu ce la farai? Nel dossier di questo numero di carteBollate parliamo della paura di ricominciare.Uscire dal carcere è una bella scommessa, uscire in tempo di crisi è un vero casino.