
10 settembre 2014
Pubblichiamo qui, per gentile concessione dell'editore
Ediesse, un breve estratto del libro di
Maria Luisa Boccia,
Con Carla Lonzi. La mia opera è la mia vita.
Nel mito della coppia e nella destinazione reciproca dei due sessi è radicata la sessualità dell'uomo, il suo bisogno di essere identificato.
E dunque l’uomo non può non richiamare la donna al legame con lui. Se le donne gli lasciano lo spazio fisico, psicologico, mentale di giudicare del «loro diritto» ad essere ed agire, non può che occuparlo.
[...]
Se volgiamo lo sguardo al presente sono palesi i segni di crisi dell’identità maschile e della civiltà patriarcale. Anche, o soprattutto, come crisi del nesso tra principio di piacere e principio di realtà. Mi limito a richiamare due aspetti. Quello della violenza verso le donne, con stupri, omicidi, lesioni, intimidazioni, ad opera per lo più dei loro partner. Quello dell’accanimento nel potere, politico e non solo, nel tentativo illusorio di compensare la perdita di autorità. Il potere è ancora largamente nelle mani degli uomini, e questi ultimi lo usano nei confronti delle donne, per dettare legge sui loro corpi e sulle loro vite.
Ma in assenza di autorità, il potere può fare male, molto male, ma non fa ordine. Vi sono manifestazioni vistose e virulente della paura che troppi uomini hanno della libertà femminile. Comunque si manifesti.
Nella sessualità e nel privato, o nella sfera pubblica, nelle scelte di lavoro, nel pensiero. Vi sono anche, in controtendenza, alcune significative esperienze di autocoscienza da parte di uomini.
Ma il segno prevalente è l’incapacità di prendere coscienza della crisi che ha investito l’ordine sessuale e politico del patriarcato.
E, di conseguenza, invece di mettere a tema la «questione maschile», divenuto il vero fulcro del mutamento nei rapporti tra i sessi, si continua a declinarli in termini di specificità femminile.