Huffingtonpost
14 12 2014
In questo terzo post affronterò i problemi relativi all'accessibilità dei locali pubblici romani (bar, ristoranti pub ecc...) che incontrano ogni giorno le persone disabili. La domanda che mi porrò nello specifico è la seguente: una persona in carrozzina o con problemi di deambulazione (non necessariamente deve essere disabile) è in grado di accedere autonomamente a queste strutture? Prima di rispondere è obbligatorio fare una premessa che si riallaccia al post precedente sui mezzi pubblici. Se il disabile decidesse di recarsi in questi locali "a piedi" si troverebbe di fronte ad un'impresa tutt'altro che semplice. I marciapiedi di Roma sono infatti piedi pieni di buche e sprovvisti di scivoli, il che costringe a spostarsi sul lato della strada con non pochi pericoli che credo non ci sia bisogno di spiegare. Ma torniamo all'argomento preso in esame.
Ogni volta che decido insieme ai miei amici di andare per locali a prendere qualcosa da bere o da mangiare devo fare una chiamata preliminare per accertarmi se la struttura è accessibile e spesso, pur essendo dei posti molto belli, sono costretto a scartarli. Nei casi in cui invece il locale è accessibile mi trovo spesso e volentieri di fronte ad un altro problema: la maggior parte dei bagni non sono attrezzati. I maniglioni sono disposti male oppure hanno il logo della sedia a rotelle ma sono comunque impraticabili (cosa ancora peggiore).
Di seguito farò un breve accenno alle norme che regolano l'abbattimento delle barriere architettoniche. L'articolo 3 della Costituzione sancisce che "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto le libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana". Precisamente, la legge che disciplina l'abbattimento delle barriere architettoniche è la numero 13/1989, che stabilisce i termini e le modalità per l'accessibilità a vari ambienti con particolare attenzione ai luoghi pubblici. Il Decreto ministeriale 236/1989 è però molto più rigoroso nella definizione di termini e concetti. Esso sancisce che persone affette da disabilità fisica o psichica hanno il diritto di raggiungere l'edificio e le relative unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di godere dello spazio e delle attrezzature in condizioni di sicurezza e autonomia. Inoltre essi hanno il diritto di accedere agli spazi di relazione e almeno ad un servizio igenico in ogni unità immobiliare e di modificare lo stabile secondo le proprie esigenze.
Esaminiamo ora la legge quadro sull'handicap (104/1992). Essa stabilisce che il rilascio delle concessioni edilizie sia vincolato al rispetto delle norme sull'abbattimento delle barriere. Le opere pubbliche devono essere considerate inagibili e inabitabili qualora i disabili abbiano difficoltà ad accedervi e sono previste delle sanzioni per i responsabili. Il decreto del presidente della Repubblica numero 503/1996 disciplina l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici pubblici, con particolare riferimento all'accessibilità diretta ai servizi e regolamenta anche le soluzioni che la pubblica amministrazione deve adottare per garantire l'accesso ai servizi erogati ai cittadini. Infine il ministero per i Beni e le attività culturali il 16 maggio 2008 emanò un decreto (il numero 114) in cui vi erano contenute le linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi culturali.
Come ho scritto nel post precedente, a luglio ho avuto occasione di fare una vacanza di 4 giorni a Berlino e ancora una volta mi dispiace dire che qui il disabile può entrare nei locali pubblici senza difficoltà. Infatti ci sono montascale, i bagni sono più spaziosi e i maniglioni sono posizionati un po' dappertutto. Pur capendo che Roma è una città antica e di conseguenza le strutture sono un po' vecchie, le leggi che regolamentano il superamento delle barriere architettoniche, come abbiamo visto, esistono ma non sono applicate (mistero). E, dispiace notarlo, è inaccettabile che alle soglie del 2015 lo Stato non si renda conto che l'accesso ai locali pubblici è un diritto di tutti. Come afferma un proverbio la speranza è l'ultima a morire e io voglio essere fiducioso che il futuro sarà migliore.