×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 415

Flash news

Il Fatto Quotidiano
28 09 2015

Non è giusto fare paragoni con l'Italia di oggi. E sarebbe anche deprimente. La luna è lontana, perché oggi nessun politico vuole vederla. E i poeti fanno solo i poeti.
...

Milk Book
28 09 2015

Fresco fresco di stampa, “Leggere senza stereotipi” è un volume pubblicato dalla casa editrice Settenove scritto a più mani da Sara Fierli, Giulia Franchi, Giovanna Lancia e Sara Marini dell’associazione di promozione sociale SCOSSE, impegnata dal 2011 nella valorizzazione delle differenze, l’inclusione sociale e la diffusione di una cultura libera e aperta.

Un testo che vuole essere, come esplicitato nell’introduzione, un paio di occhiali da indossare e far indossare a genitori, insegnanti, educatori nel loro quotidiano rapporto con i bambini, durante la cruciale fase della vita che va dalla nascita al primo ingresso nel mondo della scuola (0-6 anni).

Un paio di occhiali per leggere e osservare la realtà in modo più nitido e attento, riuscendo a scorgere anche dietro l’apparenza messaggi velati o nascosti. Occhiali che mettono a nudo quanto certi comportamenti, frasi, abitudini, consolidati e reiterati nella nostra cultura, finiscano per condizionare le scelte, i gusti, le azioni, i pensieri, l’immaginario dei bambini e delle bambine.

E questi condizionamenti sono ovunque, più o meno palesi o sottili, ma persistenti come gocce d’acqua che, giorno dopo giorno, scalfiscono rocce e scavano, scavano in profondità.

Due giorni fa, quando sono andata a prendere mia figlia di 3 anni a scuola, ho sentito la maestra dire a una mamma: “Signora, ma è normale che si comporti così, è un maschietto mammone! Vede, le femminucce sono molto più indipendenti e autonome”.

Ieri sera, mentre eravamo stese sul letto a guardare le audizioni di XFactor, la mia bambina a un certo punto è scoppiata a ridere. Alla mia richiesta di spiegazioni, mi ha risposto: “Guarda quello, mamma… Un maschio che si è messo il cerchietto!”.

Potrei continuare con mille altri esempi di “cose da maschi e cose da femmine” secondo il giudizio di mia figlia, a partire dai colori da indossare, per finire al tipo di giochi da fare. E, premetto, queste distinzioni non sono mai uscite dalla mia bocca. Come sa chi mi segue un po’ su questo sito, anche i libri che leggiamo insieme, quotidianamente, vanno in tutt’altra direzione. Eppure, a 3 anni, lei ha già interiorizzato alcuni stereotipi. E’ chiaro che il contesto in cui è immersa (la scuola, il parco, i nonni, la tv ecc.) manda continui segnali omologanti, che riflettono una suddivisione dei ruoli e delle relazioni tra individui univoca e rigida.

Io, con naturalezza e calma, cerco di spronare mia figlia a sentirsi libera e se stessa in ogni situazione, senza pensare di doversi comportare in un certo modo in quanto “femmina”. Anche a casa è abituata a vedere mamma e papà che si occupano di tutto (faccende, cucina, pulizie, bagnetto ecc.) vicendevolmente. Ed entrambi lavoriamo, giochiamo con lei, le dimostriamo con parole e gesti il nostro amore.
Nonostante ciò, certe sue uscite sono spiazzanti e scoraggianti.

Mi piacerebbe che soprattutto insegnanti ed educatori conoscessero il libro di SCOSSE, e che cominciassero a riflettere seriamente su questi temi. Mi accontenterei che si partisse dalla scelta di un aggettivo al posto di un altro, di un’attività al posto di un’altra, di una storia letta ad alta voce al posto di un’altra.

La struttura del libro “Leggere senza stereotipi. Percorsi educativi 0-6 anni per figurarsi il futuro”

Il volume “Leggere senza stereotipi” invita a usare i libri per bambini come strumenti di mediazione per imparare a vedere oltre: libri per tutti, capaci di raccontare i sentimenti, le diversità, le sfaccettature delle famiglie, delle relazioni, della natura umana nella sua complessità e varietà. Libri e immagini che danno valore all’affettività, alle emozioni, alla spontaneità e freschezza dell’infanzia, e che possono favorire la costruzione libera della propria identità.

Leggere senza stereotipi esempi di interniDopo un’ispirata premessa, affidata a Silvana Sola, e ad un primo capitolo dedicato a una rapida spiegazione della natura dell’albo illustrato e a un excursus storico sulle sue origini e diffusione in Italia, il libro è suddiviso in capitoli così strutturati:

una parte teorica che si sofferma via via su alcune tematiche-chiave: il corpo e la rappresentazione della differenza sessuale; le emozioni; i ruoli; le fiabe; i modelli familiari
schede con recensioni di alcuni albi illustrati particolarmente significativi in relazione alla tematica affrontata
esempi pratici di percorsi e attività da seguire e promuovere nei nidi e nelle scuole di infanzia (oltre alla lettura ad alta voce dei libri proposti)
numerosi suggerimenti bibliografici per continuare nella propria ricerca di libri senza stereotipi
Come sono gli albi illustrati scelti da Scosse?

Albi con immagini di qualità
Albi con testi di qualità
Albi italiani e stranieri
Albi non stereotipati o stereotipanti
Albi accessibili a tutti (che possano trovarsi facilmente anche in biblioteca)
Non solo albi a tema, che dichiaratamente e volutamente sono progettati per superare o rompere un certo tipo di stereotipo, ma anche e principalmente albi “inconsapevoli”, ovvero che riescono a scardinare conformismi e vecchi canoni involontariamente, attraverso personaggi autentici e coraggiosi, in cui tutti si possano sentire rappresentati, storie che mettono le ali alla fantasia e che non precludono alcuna possibilità.

 

l'Unità
25 09 2015

#FreeNimr arriva a Ginevra, e trova nuovi consensi e argomenti rafforzativi.

Ali al-Nimr è un giovane saudita, condannato a morte da un tribunale di Riad quando aveva 17 anni, oggi ne ha 21. E se non interverranno fatti nuovi fra pochi giorni verrà decapitato e il cuo corpo crocifisso, esposto in pubblico. Una barbarie di Stato.

La campagna lanciata da l'Unità trova ascolto e sostenitori autorevoli ai vertici delle agenzie delle Nazioni Unite che si occupano dei diritti umani e dei minori. ...

Redattore Sociale
25 09 2015

Si chiama “Click! Autobiografie fotografiche” e fa vedere cosa accade, o può accedere, quando l'autismo incontra l'arte e la cultura della migrazione. Cosa è accaduto, in questo caso, durante i due laboratori che hanno coinvolto un gruppo di adolescenti con autismo del Liceo artistico statale “Via Ripetta” di Roma, guidati dalle professoresse Piemonte e De Simone. Il primo laboratorio, “I cinque sensi”, realizzato in collaborazione con l'associazione Dynamis, ha preso il via dal labirinto disegnato da uno degli studenti autistici del liceo, che ha ispirato la creazione di una vera e propria installazione, “Il labirinto di Icaro involato”, esposta anche al Maxxi, in occasione della Giornata mondiale di consapevolezza dell'autismo.

Al laboratorio hanno preso parte anche minori stranieri in transito in Italia, accanto agli studenti, disabili e non, del Liceo artistico. Laboratorio di inclusione e integrazione per eccellenza, quindi, grazie alla sinergia tra la onlus Insettopia e la rete InTransit, che si è recentemente costituita tra lo stesso liceo e l'associazione Civico zero, l'Archivio delle memorie migranti, l'Istituto centrale beni sonori e audiovisivi, il circolo Gianni Bosio e la onlus Pianoterra. Obiettivo della rete è proprio creare momenti di incontro e di scambio tra giovani italiani e stranieri, disabili e non, a partire anche dalla condivisione dall'esperienza artistica.

Sulla stessa traccia si muove il secondo il secondo laboratorio di inclusione e integrazione realizzato all'interno dello stesso liceo artistico: si chiama “Autobiografie fotografiche” e nasce dall'incontro tra gli studenti e un fotografo “migrante”, Mohamed Keita: un'esperienza che sarà presto raccontata anche in un film, girato da Federico Triulzi, oltre che in un libro curato dalle due professoresse Piemonte e De Simone, di prossima uscita. I ragazzi hanno appreso dal fotografo l'arte dello scatto e hanno dato prova delle capacità acquisite con una serie di immagini, che saranno presto esposte in una galleria romana. La fotografia, in questo caso, come strumento di riappropriazione del mondo da parte di ragazzi che spesso faticano a sentirlo proprio: primi fra questi, i ragazzi con autismo.

“La forza e la novità dell'esperienza è stata proprio la volontà di costruzione di un dialogo tra la scuola, le altre istituzioni ed il mondo delle associazioni – spiega Piemonte - che ha permesso di sensibilizzare e far conoscere ad un pubblico sempre più ampio la cultura ed il valore della neurodiversità, significativamente in comunicazione con il mondo e la cultura della migrazione.

La scuola, sempre più è chiamata ad attivare una didattica della ricerca-azione, partecipativa ed aperta al territorio, che promuova un 'laboratorio culturale permanente integrato al territorio', anche riferendosi alle esperienze già avviate in tal senso. Le relazioni interculturali ed interetniche – continua – e le pratiche di inclusione sociale, infatti, riguardano tutti, non solo gli stranieri. Così la valorizzazione della cultura della neurodiversità. Nessuna esperienza didattica di inclusione che si connoti quale percorso di accoglienza, relazione o, più semplicemente ascolto, può avvenire e concludersi al chiuso delle aule scolastiche. E' oramai vitale la necessità di individuare strategie comuni, tese a familiarizzare gli studenti, con le diverse culture che abitano il mondo, molte delle quali presenti e già ben radicate in Italia, a Roma”.

West
25 09 2015

I videogiochi per fare esercizi ginnici, come quelli della Nintendo Wii Fit, sono utili per il miglioramento delle funzioni cognitive e fisiche dei ragazzi con autismo.

È quanto afferma un recente studio dell’Università del Texas Medical Branch.

L’esperimento è stato condotto su un piccolo campione di partecipanti con l’exergame Makoto Arena e l’effetto è stato sorprendente.

Pare, infatti, che questo tipo di gioco-esercizio rinforzi le connessioni cerebrali. Rendendo i ragazzi più attivi e, di conseguenza, socialmente più integrati.

Amnesty International
25 06 2015

Yemen, sei mesi dall'inizio degli attacchi aerei della coalizione a guida saudita: vite civili devastate. Amnesty International sollecita inchiesta Onu

Sei mesi dopo l'inizio del sanguinoso conflitto dello Yemen, Amnesty International ha sollecitato la comunità internazionale a istituire, attraverso il Consiglio Onu dei diritti umani che è riunito a Ginevra fino al 2 ottobre, una commissione d'inchiesta sulle violazioni del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani commesse da tutte le parti.

Nel corso del conflitto sono stati uccisi oltre 2100 civili, tra cui almeno 400 bambini. In tutto lo Yemen è in corso una disperata crisi umanitaria e oltre 1.400.000 persone risultano sfollate.

"Nei sei mesi trascorsi dall'inizio della campagna di attacchi aerei da parte della coalizione a guida saudita, tutte le parti coinvolte nel conflitto hanno mostrato un cinico disprezzo per la vita dei civili" - ha dichiarato James Lynch, vicedirettore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

"In assenza di qualsiasi soluzione in grado di porre fine a questo sanguinoso conflitto e a causa della crescente crisi umanitaria, la sofferenza dei civili dello Yemen è assoluta. La comunità internazionale deve cogliere l'occasione della riunione del Consiglio Onu dei diritti umani per istituire una credibile commissione d'inchiesta internazionale che possa dare speranza alle vittime delle gravi violazioni dei diritti umani" - ha aggiunto Lynch.

L'Arabia Saudita e altri stati che fanno parte della coalizione militare impegnata nel conflitto dello Yemen, insieme allo stesso governo yemenita del presidente Abd Rabbu Mansour Hadi, stanno cercando d'impedire l'istituzione della commissione d'inchiesta.
"La comunità internazionale deve smetterla di girare le spalle alle vittime della crisi dello Yemen e prendere misure per porre fine all'impunità e per far presente agli autori delle gravi violazioni dei diritti umani che non potranno non rispondere delle loro azioni.
Il primo passo in questa direzione dovrebbe essere un'indagine approfondita, imparziale e indipendente" - ha sottolineato Lynch.

In gran maggioranza, i morti e i feriti tra i civili sono stati causati dalla coalizione a guida saudita, sostenuta da Usa e Regno Unito. Amnesty International ha documentato attacchi aerei della coalizione, dichiaratamente contro i gruppi armati houti e che invece hanno causato morti tra la popolazione civile e hanno distrutto abitazioni e altri obiettivi civili tra cui scuole, moschee e infrastrutture civili tra cui ponti e strade, pregiudicando in questo modo la fornitura di aiuti umanitari.

Le forze della coalizione a guida saudita hanno anche usato bombe a grappolo, vietate a causa della loro natura inerentemente indiscriminata, prodotte o progettate negli Usa.

"Anziché fornire assistenza logistica e militare a una coalizione che ha commesso gravi violazioni dei diritti umani, i membri influenti della comunità internazionale dovrebbero cercare di chiamare gli autori a risponderne" - ha commentato Lynch.

"Tutti i paesi che forniscono armi alle parti in conflitto non devono autorizzare alcun trasferimento che rischi di causare o facilitare gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale dei diritti umani" - ha aggiunto Lynch.

Nei combattimenti via terra, gli houti e i loro oppositori si sono resi a loro volta responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, procurando danni alla popolazione civile mediante attacchi indiscriminati contro centri abitati. Gli houti hanno anche bombardato città e villaggi del sud dell'Arabia Saudita.

Gli houti hanno inoltre avviato la repressione nelle zone sotto il loro controllo, effettuando raid e chiusure delle sedi di varie organizzazioni non governative e minacciando il loro personale ed eseguendo arresti arbitrari e rapimenti di attivisti, giornalisti e altre persone ritenute ostili.

Approfondimento
Approfondisci la situazione in Yemen

Conflitto in Yemen: l'Italia sospenda l'invio di bombe e sistemi militari alla coalizione guidata dall'Arabia Saudita (2 settembre 2015)

Per interviste:Amnesty International Italia - Ufficio Stampa
Tel. 06 4490224 - cell. 348 6974361, e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

il Venerdì - la Repubblica
25 09 2015

Libertina è una libreria itinerante per bambini e adolescenti. Oltre 600 volumi a bordo di una roulotte che per ora ha fatto il giro della Sicilia.

L'offerta include libri per i piccoli non vedenti (testi tattili, in alfabeto Braille, o con il linguaggio in simboli Wls) o dislessici (con font e carta particolari).

Nasce da un'idea di Giovanni Lauritano, 47 anni, di Messina, ipovedente dalla nascita: "Dopo una vita da dipendente nelle librerie avevo bisogno di libertà e di portare i libri nei quartieri dimenticati".

Libertina fa tappa in fiere, mercati, festival e va, su invito, anche nelle scuole, da Nord a Sud. ...
la Repubblica
25 09 2015

Le donne non giocano più. Minacciano di far slittare il campionato che deve partire il 17 ottobre: "Non siamo la ruota di scorta".

Lo sciopero era stato ventilato già a maggio, per la finale di Coppa Italia, dopo la frase sessista dell'ex presidente della Lnd Belloli. Da allora, il presidente dell'Assocalciatori Damiano Tornmasi ha incontrato tutte le squadre femminili, fra le calciatrici è nato un tam tam, anche grazie a un gruppo su whatsapp, per discutere delle prospettive del movimento, la maggioranza ora è favorevole a fermarsi.

"Siamo tutte unite, terremo il pugno duro perché è ora di crescere", dice l'azzurra Melania Gabbiadini, attaccante del Verona. ...
il Venerdì-la Repubblica
25 09 2015

Le foto di queste pagine non sono state scattate da un professionista. Né da qualcuno libero di fotografare o farsi fotografare.

Queste foto sono state scattate da ragazzini stranieri clandestini, che forse non avrebbero dovuto ritrarsi a vicenda: non ci si mette in posa davanti all'obiettivo se ci si nasconde. Ma certe cose si fanno, quando si è molto giovani, per gioco, per ingenuità, per sentirsi vivi. Per darsi coraggio.

A riprendersi con il cellulare sono stati adolescenti e bambini - a partire dai dieci anni in su - che hanno lasciato l'Afghanistan da soli, senza famiglia e amici, in un tragitto di quasi seimila chilometri alla mercé dei trafficanti di esseri umani.

I loro sono ricordi di viaggio a piedi; o nascosti nei bagagliai dei bus; o tra le merci e gli ingranaggi dei camion; o in gommone. ...
Avvenire
25 09 2015

Fra i migranti ammassati a Calais, sulla Manica, si continua a morire anche dopo le recenti promesse delle autorità francesi ed europee.

Prima dell'alba di ieri, all'imbocco del tunnel sottomarino, è stato ritrovato il corpo di un minore, probabilmente eritreo o sudanese, investito da uno dei treni-navetta che caricano i camion lungo i 50 km fra la costa francese e il capolinea inglese di Folkestone.

L'incidente è accaduto verso le 2 ed è stata aperta un'inchiesta.

Da giugno, si tratta del quindicesimo morto recensito fra chi vuo le giungere in Gran Bretagna, contando pure due vittime scoperte sul tratto britannico e un egiziano sedicenne folgorato il 29 luglio a Parigi tentando d'issarsi sopra un Eurostar diretto a Londra. ...

Giornalettismo
24 09 2015

Migranti, dopo una lunga trattativa caratterizzata da frizioni anche pesanti l’Unione europea ha approvato il piano di ricollocazione di 120 mila profughi arrivati in Grecia, Italia e Ungheria. Ecco come funzionerà questa misura, approvata dal Consiglio Giustizia e Affari interni e sigillata dal Consiglio europeo straordinario di mercoledì 23 settembre 2015.

COME FUNZIONA LA RICOLLOCAZIONE DEI MIGRANTI
Il Consiglio Giustizia e Affari interni dell’Unione europea ha approvato, dopo il sì del Parlamento, il piano della Commissione per ricollocare 120 mila migranti. Si tratta degli stranieri arrivati negli hot spot, i punti ai confini dell’UE dove è maggiore la pressione migratoria: Italia, Grecia e Ungheria. Il piano segue una precedente decisione dell’UE, approvata in estate, che aveva previsto la ricollocazione di circa 40 mila migranti presenti in Italia e Grecia. Sommando i due piani, il governo di Atene invierà 64 mila migranti in 23 Paesi UE, mentre il nostro Paese ne ricollocherà poco più di 40 mila. Le quote previste sono volontarie, e non obbligatorie, e prevedono alcune clausole per permettere agli esecutivi nazionali di ricevere meno migranti rispetto all’accordo. L’Ungheria ha deciso di esser esclusa da questo piano, e di conseguenza il numero dei migranti che avrebbero dovuto essere ricollocati da questo Paese, 54 mila, sarà conteggiato come contingente di riserva. La ricollocazione dei migranti sarà sviluppata nei prossimi due anni, e obbligherà Grecia e Italia a registrare tutti gli arrivi, e a dare loro assistenza prima dell’invio in un altro Paese UE.

CHI ACCOGLIE I MIGRANTI NELL’UE
La ricollocazione dei migranti riguarderà principalmente richiedenti asilo con buone chance di concessione dello status di rifugiato. Di conseguenza, la maggior parte di loro saranno i siriani così come gli iracheni scappati dalle guerre e dalle persecuzioni religiose dell’ISIS. Attenzione particolare anche ai migranti dell’Eritrea, Paese squassato da un lungo conflitto interno. I migranti saranno ricollocati su 23 Stati: tolte Grecia e Italia, rimangono fuori dal piano della Commissione anche Regno Unito, Irlanda e Danimarca. La maggior parte dei migranti andrà in Germania e Francia, che ne accoglieranno 55 mila, quasi il 50% del totale. Segue la Spagna con quasi 15 mila, mentre a Malta, Lussemburgo, Cipro, Slovenia così come nei tre Paesi baltici saranno ricollocati meno di mille stranieri a testa. Il piano non prevede un meccanismo di redistribuzione dei futuri richiedenti asilo, ma è stato concepito solo per fronteggiare l’emergenza. Il Consiglio europeo straordinario ha stanziato 1 miliardo di euro per aiutare i campi profughi ai confini con la Siria, al fine di fermare la pressione migratoria. Se ciò non avverrà, l’UE dovrà trovare una nuova soluzione alla crisi dei migranti, vista la provvisorietà delle decisioni finora prese. Il sistema di Dublino è stato solo parzialmente intaccato, visto che il meccanismo delle quote di ricollocazione è volontario e temporaneo, e non definitivo e deciso dalla Commissione come proposto inizialmente.

MicroMega
24 09 2015

intervista a Maurizio De Giovanni di Valeria Pacelli

“Esprimo la mia totale e assoluta contrarietà al reato di opinione che viene contestato come in uno dei peggiori regimi”. Maurizio De Giovanni, classe ’58, napoletano, autore di romanzi gialli, è tra gli scrittori che nei mesi scorsi hanno aderito alla campagna #iostoco nerri e alla raccolta di firme per sostenere il collega, che aveva appena saputo di essere a processo per istigazione a delinquere. De Giovanni non ha dubbi: “Sostengo assolutamente De Luca e non trovo in nessuna parte delle dichiarazioni fatte da lui un’istigazione a delinquere”.

Che cosa rappresenta per lei questa accusa?
Credo che tutto ciò sia solo sintomo della decadenza socio-culturale che si ha sempre quando la forma predomina sulla sostanza.
Da un punto di vista giuridico non entro nel merito della questione, ma trovo che quello che ha detto De Luca sia riferito a una sua precisa opinione, condivisibile o meno.
Io abito lontano da quei luoghi, è una realtà che non conosco bene, ma ciò di cui stiamo parlando è l’opinione di uno scrittore che non deve essere mai interpretata come quella di un capo di un gruppo, di un leader insomma.
 
Alcuni giuristi spiegano che il problema riguarda le conseguenze su chi percepisce quelle parole.
Il problema è nella definizione di opinione, che secondo me non può essere mai reato. O almeno, non lo è in un Paese civile.

Come finirà secondo lei quindi questo processo?
Sono sicuro che la cosa si risolverà in una bolla di sapone.
Poi bisognerà capire chi si prenderà carico di tutto questo, anche dei soldi pubblici spesi per mandare avanti un processo così.

E se ci fosse invece una condanna? Quali sarebbero le conseguenze?
Sarebbe una bomba a orologeria che pende sulle teste di chiunque abbia voglia di esprimere una valutazione sociale. Mi auguro che nella trafila giudiziaria ci sia “un giudice a Berlino”, qualcuno che possa applicare una vittoria del senso comune e della giustizia, contro un’applicazione ottusa e formale della norma. Se così non fosse tutta la cultura italiana deve prendere una posizione netta: non si può impedire la libera espressione di un’opinione.

facebook