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prova

ciccio
24 novembre 2011

Ricerca europea Daphne III coordinata dall’Università di Cipro con partners l’Università Roma Tre (Italia), l’Università di Oradea (Romania), l’Università di Presov (Slovacchia).

Studio dei processi di vittimizzazione del bambino e di ri-vittimizzazione della madre a causa dell’esposizione del figlio alla violenza contro di lei. Sensibilizzare e creare consapevolezza attraverso la produzione di materiale transnazionale e differenziato, a seconda del contesto del paese partecipante. Le priorità della ricerca sono lo studio della violenza domestica e il sostegno dei diritti dell’infanzia in quattro Paesi dell’Unione Europea.
Responsabile scientifico: Sandra Chistolini, ordinario di Pedagogia generale e sociale, Università Roma Tre.
Gruppo di ricerca composto da: Roberto Cipriani, Marina D’Amato, Matteo Villanova, Diana Pallotta.

Leggi l'ABSTRACT della ricerca
Leggi la RICERCA COMPLETA



ABORTIRE TRA GLI OBIETTORI

di Cinzia Sciuto, D di Repubblica
3 dicembre 2011

I ginecologi non obiettori strutturati negli ospedali italiani sono circa 150, e il loro numero diminuisce costantemente. E le interruzioni di gravidanze tornano a essere un incubo. Che aggiunge dolore a dolore.
È l’alba, le prime luci del nuovo giorno iniziano a penetrare nella stanza dove Francesca nel suo letto piange in silenzio. Tra poco inizierà la procedura per l’induzione di un travaglio simile a quello di un parto. Ma Francesca non deve partorire, deve abortire. La nuova vita che porta in grembo da 23 settimane è affetta da una gravissima malformazione del cervello, la oloprosencefalia.

Leggi anche l'intervista a Stefano Rodotà.

DONNE CHE PICCHIANO LE DONNE

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di Maria Egizia Fiaschetti, leiweb
13 gennaio 2012

Ingiurie, intimidazioni, a volte anche percosse. Le vittime sono donne, vessate da altre donne. Fenomeno marginale rispetto alla violenza maschile, che continua a prevalere, ma i dati sono in crescita: lo conferma l'ultimo dossier intitolato 'No, non sono scivolata nella doccia', a cura della cooperativa sociale Be Free, che coordina lo Sportello Donna – attivo 24 ore su 24, 365 giorni l'anno – al pronto soccorso dell'azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma. Struttura di livello europeo, dal 2009 ha accolto 700 persone per oltre 2.100 colloqui diretti.
PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO

Martedì 17 gennaio, dalle ore 10.00 alle ore 12.00
Camera dei Deputati - Sala Mappamondo
Entrata di Piazza Montecitorio, 1 - Roma

Verrà presentata e distribuita la sintesi divulgativa del Rapporto Ombra elaborato dalla Piattaforma "Lavori in corsa: 30 anni CEDAW" e delle Raccomandazioni che il Comitato CEDAW ha rivolto all'Italia in occasione della 49° sessione di valutazione tenutasi lo scorso Luglio 2011 presso le Nazioni Unite a New York.

L'INTOLLERANZA QUOTIDIANA

da Human Rights

Il governo italiano non sta prendendo le giuste misure atte a prevenire e perseguire la violenza razzista e xenofoba, afferma Human Rights Watch in un rapporto pubblicato oggi. Gli immigrati, gli italiani di origine straniera e i Rom sono stati vittime di brutali attacchi occorsi in Italia negli ultimi anni.
Il rapporto “L’intolleranza quotidiana: la violenza razzista e xenofoba in Italia” documenta in 81 pagine le mancanze dello Stato italiano nel prendere misure efficaci contro i crimini imputabili a odio discriminatorio.

Le donne rurali della Bosnia Erzegovina

di Anna Brusarosco, Osservatorio Balcani e Caucaso
24 settembre 2012

450 donne che vivono e lavorano in ambito rurale in Bosnia Erzegovina. Incontrate per capire i loro bisogni. L'ong Vesta - che da anni si batte per favorire la partecipazione civica attiva - propone una nuova ricerca.

Nel maggio scorso, l'Ong Vesta di Tuzla (Bosnia Erzegovina) ha pubblicato un’interessante ricerca sulla situazione, i bisogni e le opportunità per il miglioramento della condizione delle donne rurali, realizzata nel quadro del progetto “Donne rurali – per il rafforzamento socio-economico e l’equa partecipazione nei piani di sviluppo locali”, con il sostegno dell’US Governement’s Special Fund per l’empowerment femminile e finanziato dall’ambasciata statunitense in Bosnia Erzegovina.

La ricerca presenta i risultati di un’indagine basata su interviste e workshop che hanno coinvolto 450 donne residenti in zone rurali, provenienti da 37 comunità locali in 17 municipalità della Federazione di Bosnia Erzegovina. Il lavoro è stato svolto in stretta collaborazione con rappresentanti delle organizzazioni della società civile impegnate per il rafforzamento della condizione socio-economica delle donne, ed ha previsto la consegna di un questionario alle donne coinvolte e la realizzazione di una serie di workshop, condotti da facilitatori con metodologie partecipative.

Ruolo non riconosciuto
Il 57,78% delle donne intervistate ha un’età compresa tra i 18 e i 45 anni, ovvero si tratta di donne in età lavorativa. La maggior parte (80,89%) ha espresso insoddisfazione per il livello di apprezzamento del proprio ruolo nella comunità. Nonostante l’importanza attribuita a livello internazionale alla componente femminile per lo sviluppo delle aree rurali – sottolineata anche nell’introduzione alla ricerca – il ruolo delle donne è infatti ancora scarsamente valutato e sostenuto nella pratica, come emerge chiaramente dai risultati del questionario.

Il 66,67% delle intervistate, ad esempio, è insoddisfatta dall’accesso a servizi e istituzioni di supporto. Ben l’89,11% delle donne ha lamentato la mancanza della componente femminile nelle strutture di governo delle comunità locali, che rappresenti adeguatamente interessi e bisogni peculiari. Ciò si riflette negativamente anche sulle possibilità di partecipazione delle donne nei processi di sviluppo locale e nella definizione di piani e politiche a favore delle aree rurali. Il 70,67% delle intervistate nega la presenza o non conosce l’esistenza di specifici programmi di supporto rivolti alle donne rurali nelle proprie comunità locali. Esiste quindi un problema di informazione delle donne rispetto alle opportunità, comunque scarse, che vengono loro offerte.

Voglia di partecipare
Analogamente, il 66,7% non conosce o nega l’esistenza di forme di azione organizzata femminile nelle comunità, sottolineando un senso di isolamento delle donne rurali che è emerso anche nei workshop. Questo dato viene interpretato da una parte con il fatto che le donne hanno poco tempo per dedicarsi all’associazionismo, essendo impegnate sia nella cura della casa e della famiglia, che nel lavoro nelle aziende agricole. Dall’altra, si mette in luce l’evidente carenza di iniziativa da parte delle donne rurali, che sarebbe invece necessaria per attivare azioni organizzate e proattive. Ciononostante, l’84,66% delle intervistate ha espresso il desiderio di partecipare ad un qualche tipo di organizzazione femminile che possa rappresentare meglio i propri interessi e bisogni.

Le donne sono interessate anche a migliorare la propria formazione, purché le attività educative vengano strutturate tenendo conto della mancanza di tempo e delle difficoltà di spostamento (il 47,03% riporta come problema principale nelle infrastrutture le carenze nel sistema dei trasporti). In particolare, vorrebbero ricevere formazione sullo start-up di piccole imprese e sulle nuove tecnologie per il miglioramento delle produzioni. E’ interessante notare, su questo tema, che secondo l’85,56% delle intervistate un miglioramento della propria condizione economica potrebbe derivare dall’avvio di piccole imprese nel settore dell’alimentazione “sana”, delle erbe officinali, del turismo rurale ecc.

La ricerca pubblicata riporta anche sinteticamente i risultati dei workshop in termini di aspetti sociali ed economici del problema emersi e di possibili azioni suggerite dalle stesse donne per contribuire al miglioramento della propria condizione in ambito rurale. Poiché l’indagine è stata svolta solamente a livello di Federazione di Bosnia Erzegovina, sarebbe interessante ripeterla anche nella Republika Srpska, per verificare quali differenze e similitudini vi siano nelle problematiche che le donne rurali devono affrontare quotidianamente nell'intera Bosnia Erzegovina.
17 gennaio 2012

E' stato presentato questa mattina alla Camera dei Deputati il Rapporto Ombra Cedaw sui diritti delle donne in Italia 2011. Erano presenti Simona Lanzoni della Fondazione Pangea, Barbara Spinelli di Giuristi Democratici, Rossana Scaricabarozzi di ActionAid Italia e Concetta Carrano di D.i.re.

Leggi il rapporto (.pdf, 4.5 Mb)

LA RETE NAZIONALE E L'ESPERIENZA AQUILANA


Il Centro Antiviolenza di L'Aquila nasce all'interno della Associazione La Biblioteca delle Donne “Melusine” esistente dal 1987, dove un gruppo di donne ha deciso di agire una politica dal basso nel territorio taciuto della violenza. Di fatto si è andato a strutturare un attività di ascolto già presente a partire dagli anni '90 e poi nel 2004 con la presenza nella mappatura nazionale del 1522.


Le donne sono ancora significativamente sottorappresentate e rappresentate erroneamente nei mezzi d’informazione, secondo il Global Media Monitoring Project (vedi il Rapporto completo sul'Italia, 2.6 Mb), il più ampio studio a livello mondiale sulla rappresentazione delle donne nell'informazione mediatica ma anche un'iniziativa volta a promuovere un cambiamento nel modo di rappresentare le donne. La ricerca si è svolta in 108 paesi ed è stata coordinata dalla World Association for Christian Communication (WACC).

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Zeroviolenza è un progetto di informazione indipendente che legge le dinamiche sociali ed economiche attraverso la relazione tra uomini e donne e tra generazioni differenti.

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