Dinamo Press
28 08 2015
Comunicato stampa del Coordinamento No Ombrina, il popolo abruzzese in marcia per difendere l'Adriatico dalla trivelle. L'Abruzzo ama il suo mare e la sua terra, Renzi i petrolieri.
La manifestazione di ieri a L’Aquila ha confermato la grande indignazione degli abruzzesi verso l’operato del governo Renzi che invece di amare l’Italia e la sua bellezza sta solo difendendo a spada tratta gli interessi dei petrolieri e le loro trivelle. Ombrina mare, vogliamo ricordarlo, è solo uno dei progetti petroliferi che il Governo vuole imporre alle comunità italiane. Trivelle stanno arrivando nelle Marche e in Romagna, le prospezioni fino al Salento e nello Ionio, altre trivellazioni di fronte la Sicilia. Tra poco potrebbe arrivare il via libera ad Elsa2 davanti a Francavilla al mare. L’Adriatico non deve diventare una distesa di piattaforme dove basta un solo incidente per mandare sul lastrico decine di migliaia di operatori turistici, della pesca e dell’agricoltura di qualità. Ricordiamo che Ombrina mare, per stessa ammissione dell’azienda, darebbe lavoro, forse, a 15 persone. Un ristorante della costa assicura maggiore occupazione!
Un progetto che prevede la piattaforma, 4-6 pozzi e la meganave raffineria da 330 metri ancorata per 25 anni a pochi chilometri da una costa, quella teatina, che sta conoscenza un boom di presenze turistiche. Un impianto che prevede comunque grandi emissioni in atmosfera e che in situazioni similari, secondo la bibliografia, può comportare perdite di idrocarburi in mare anche durante il normale funzionamento. Ricordiamo che nel 2011 una nave simile perse 40.000 barili di petrolio in mare di fronte alla Nigeria, con macchie di greggio che hanno ricoperto decine di chilometri quadrati di mare. Nel 2015 ne è esplosa un’altra di fronte alle coste brasiliane. Dovremmo accettare tutto questo per cieca fedeltà a Renzi e al suo sostenitore Chicco Testa?
Sorprende l’accoglienza ossequiosa e docile con cui gli amministratori regionali abruzzesi hanno accolto il premier a L’Aquila. Timidi accenni nei loro discorsi per non innervosire il manovratore di turno, un potere, però, dopo quanto visto a L’Aquila, sempre più vuoto. Non c’erano sostenitori di Renzi in piazza. Rivendicare e pretendere scelte opportune per il territorio dovrebbe essere l’unico intento degli eletti a vario titolo in Abruzzo.
Stridono le loro timidezze rispetto alla determinazione del popolo abruzzese che da anni sfila in enormi manifestazioni da decine di migliaia di persone per poter scegliere quale futuro assicurare al proprio mare, alla propria terra e all’economia. L’arroganza del potere si sta trasformando pericolosamente in assenza della politica e di democrazia. Siamo sempre più distanti dal perseguire quella “democrazia ad alta intensità” di cui hanno parlato i vescovi abruzzesi nel loro documento contro il Decreto Sblocca/Sporca Italia.
In poche ore, con pochissimo preavviso e con un tam tam sui social, si è formata una manifestazione di centinaia di cittadini che per l’ennesima volta ha fatto quello che avrebbero dovuto fare gli amministratori regionali e i parlamentari abruzzesi. Insieme con i comitati aquilani, di Sulmona, di Avezzano, con gli studenti e i lavoratori, siamo riusciti almeno ad ottenere la fuga di Renzi, un premier di un grande paese, dalla porta di servizio, laddove gli amministratori regionali presenti non hanno dimostrato di essere in grado di incidere sulle scelte governative che potrebbero trasformare la regione verde d’Europa in una regione “nera petrolio”.
Una manifestazione a viso aperto, solo con le nostre bandiere e con le nostre idee da portare avanti, con inutili momenti di confusione e tensione che hanno determinato alcuni feriti, connessi probabilmente allo scarso preavviso che Renzi, pur di evitare contestazioni, ha dato alle stesse forze dell’ordine. A tutti, dai manifestanti e alla poliziotta che è inciampata nella concitazione (come dimostra chiaramente e in maniera inequivocabile il video pubblicato su repubblica.it http://video.repubblica.it/politica/renzi-contestato-all-aquila-fuori-dall-abruzzo/210063/209190), auguriamo, ovviamente, una pronta guarigione.
Noi vogliamo tutelare le spiagge e la qualità dell’Adriatico che già oggi è in forte sofferenza dal punto di vista ambientale e che certamente non può subire altre forme di pressione antropica. Vogliamo evitare nuove tragedie come quella dell’esplosione del gasdotto di Mutignano avvenuta pochi mesi fa. E’ normale che per portare il gas in nord Europa senza alcun vantaggio per gli abruzzesi si debba far passare il grande gasdotto SNAM sulla faglie sismiche dell’aquilano, tra le più pericolose d’Europa? Anche su questo non vediamo alcuna indignazione nei confronti del potere romano e, soprattutto, quella rottura nei rapporti politici doverosa quando un governo va contro gli interessi dei cittadini. In altri tempi, con manifestazioni come quella di Lanciano con 60.000 persone, il Governo e i partiti avrebbero fatto marcia indietro correndo ad annunciare il blocco dei progetti petroliferi durante la manifestazione stessa. Constatiamo che la democrazia sta facendo passi indietro ed è questo che dovrebbe preoccupare.
A L’Aquila, in ogni caso, abbiamo dimostrato di essere cittadini, non sudditi e, al contrario di altri, di amare profondamente la nostra terra e il nostro mare.
SEGRETERIA COORDINAMENTO NO OMBRINA 2015
tratto da stopombrina.wordpress.com
Il Manifesto
03 09 2014
Si è staccato di netto, ed è finito al piano di sotto. Non c’è stato bisogno di una scossa, né di una folata di vento come quelle che nove mesi fa avevano portato via cinque lastre di metallo pesanti 30 kg l’una che coprivano i tetti. Apparentemente è caduto da solo, il balcone di legno al secondo piano di una palazzina prefabbricata post-sisma nella frazione aquilana di Cese di Preturo. Fortunatamente sul balcone al piano di sotto non c’era nessuno. L’insediamento di Cese di Preturo è una delle 19 cosiddette New town costruite dopo il terremoto del 6 aprile 2009 al costo di 2700 euro al metro quadro e costituito da circa 4500 alloggi per dare un tetto a circa 16mila aquilani rimasti senza casa.
Sul posto sono accorsi i vigili del fuoco per chiarire come sia stato possibile il crollo improvviso. Che ovviamente ha suscitato molta preoccupazione tra gli abitanti delle case di Preturo. Sul posto è arrivato anche il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, va verificato se «c’è un problema strutturale», ha osservato.
In attesa delle verifiche, la famiglia che abita al primo piano della palazzina è stata sgomberata. Al secondo piano sono stati apposti i sigilli alla porta del balcone precipitato. Non solo: sono anche stati invitati gli altri aquilani che abitano negli alloggi dello stesso tipo a non uscire sui balconi in attesa dei controlli che potrebbero anche portare all’evacuazione di tutti gli abitanti. Oggi si svolgeranno le analisi e si sopetta un difetto costruttivo, ha spiegato ancora Cialente, «legato alla mancanza della guaina e quindi dell’isolamento, che ha permesso infiltrazioni che hanno indebolito il legno». Ci sarà anche un’inchiesta della magistratura, il sindaco ha annunciato una denuncia all’autorità giudiziaria». Le indicazioni progettuali per la realizzazione del progetto case erano state date dall’allora premier Berlusconi. Le polemiche sulle new town, a partire dai costi, sono nate insieme al progetto. Gli insediamenti sono stati realizzati con un bando coperto da un finanziamento dell’Ue di circa 500 milioni.
Corriere della Sera
04 04 2014
C'è un tanfo da svenire, nelle case "belle e salubri" per i terremotati dell'Aquila.
L'impiegato comunale spalanca la porta e vien fuori una folata fetida come il fiato rancido di una bestia immonda.
Siamo a Cansatessa, a due passi da Coppito. Dove l'Italia, cinque anni fa, pianse ai funerali dei morti del terremoto e dove accolse i Grandi del G8 chiamati a testimoniare la "miracolosa rinascita che tutto il mondo ammira". ...