Bambini PedofiliaVita.it
5 maggio 2017

Nel 2016, i casi di abuso sessuale e pedofilia gestiti da Telefono Azzurro sono aumentati del 3,4% rispetto al 2015. Un totale di 301 situazioni di pronto intervento, attraverso la linea 1.96.96, il 114 Emergenza Infanzia e la chat di Azzurro.it,

Dimenticati tra i dimenticati. Sono i minori di sesso maschile vittime dello sfruttamento sessuale. Baby prostituti, li chiamano, sempre che ci accorga di loro. Perché quando si parla di infanzia schiavizzata, sbattuta su strada e costretta a prostituirsi, si pensa sempre a bambine e ragazzine, non ai loro coetanei maschi. ...

Minori: i numeri della violenza

  • Martedì, 12 Novembre 2013 13:16 ,
  • Pubblicato in Flash news

GiULiA
12 11 2013

I dati sui reati a sfondo sessuale agiti da minorenni sono composti da numeri che sorprendono.
Sorprendono perchè sentiamo parlare di un caso ogni tanto e non abbiamo idea di cosa sia la violenza sessuale nel nostro paese.
Sorprendono e fanno male.

Eccoli:
In Italia, i soggetti in carico agli Uffici di Servizio Sociale per i minori (penitenziari, comunità, Centri di Prima accoglienza) per reati a sfondo sessuale, alla data del 31/12/2012, erano 1.017, di cui 211 stranieri e 806 italiani.

Tra loro 995 sono maschi e 22 sono femmine (sono compresi Detenzione di materiale pornografico e Pornografia minorile).

Di questi 1017 soggetti 579 sono colpevoli di violenza sessuale e 328 di violenza sessuale di gruppo. Di questi 1.017 ben 252 sono stati presi in carico per la prima volta nell'anno 2012.
Sono coinvolte le province di tutta Italia.

Di questi 1.017:
il 42% ha un'età tra i 16 e i 17 anni
il 30% ha un'età tra i 14 e i 15 anni
il 28% ha un'età tra i 18 e i 21 anni.
(L'età dei minori per la legge arriva fino ai 21 anni. Preciso che i dati sono ancora suscettibili di qualche variazione).

Sono numeri che ci fanno rabbrividire e che ci dicono che dobbiamo smetterla di pensare che la violenza sessuale riguardi altri mondi e altre culture. Riguarda gli adolescenti italiani.

Se ricordiamo che il 90% circa delle violenze sessuali non viene denunciato ecco che numeri che ci sembrano altissimi diventano altimissimissimi, e abbiamo la sensazione di andare in Tilt!
Che fare? Innanzitutto informare, rendere noto. Parlarne, tra adulti, tra giovani, tra adulti e giovani.
A casa, al bar, a scuola.
Quando mi chiama una scuola per invitarmi ad un dibattito spesso sono costretta a dire che non riesco ad andare, ma dico anche che non c'è bisogno di chiamare qualcuno da lontano per cominciare ad affrontare un problema così urgente.

In molte città ci sono centri antiviolenza che i cittadini nemmeno conoscono perchè finchè la violenza non ti riguarda pensi che non esista (dovrebbero esserci poster nelle scuole, negli ospedali, negli uffici pubblici, sui muri delle città).
Ci lavorano da anni persone preparate, competenti, che conoscono i modi e le parole per affrontare questo argomento.

Quello che io consiglio sempre è:
-contattare il centro antiviolenza più vicino e cercare di organzzare incontri a km zero (o quasi) che hanno il vantaggio di creare un legame con persone a cui rivolgersi più facilmente in caso di necessità (a me capita a volte di mettere in contatto una ragazza con un centro a lei vicino, anche per problemi di violenza psicologica, non solo fisica).

-inserire nella biblioteca della scuola dei libri -ce ne sono tanti basta cercare in rete- utili come strumenti di discussione in classe.
Per le scuole superiori ne consiglio in particolare due, agevoli, concentrati in poche pagine: Non lo faccio più, ed. Unicopli - scritto dalla sottoscritta Cristina Obber, L'ho uccisa perchè l'amavo Falso!, ed. Laterza - scritto da Loredana Lipperini e Michela Murgia
Il primo si concentra maggiormente sullo stupro, portando testimonianze di vittime e autori, il secondo sul femminicidio e le parole per parlarne, con analisi del linguaggio dei media e delle arti nella nostra cultura. Vorrei vedere questi due libricini (22 euro in due) nelle biblioteche di tutte le scuole superiori, tra le mani di chi insegna e di chi studia.

A questi si aggiunge un fumetto, Io sò Carmela, ed. BeccoGiallo - di Alessia Di Giovanni e Monica Barengo, basato sul diario di Carmela Cirella, stuprata a 12 da più uomini e gettatasi a 13 dal settimo piano di un palazzo.
-Proiettare dei video che si soffermano su temi diversi, dagli abusi in famiglia alla rappresentazione mediatica femminile che ci arriva da tv e cartelloni pubblicitari.
Proporre questo in una scuola è già fare molto e se ci saranno in seguito occasioni di dibattiti più articolati il livello di consapevolezza e di partecipazione attiva sarà molto più alto, l'ho sperimentato personalmente.

Di fronte ai numeri con cui ho aperto questo post, una studentessa in un istituto tecnico ha alzato la mano e mi ha chiesto risentita: "Ma perche nessuno ci dice queste cifre?" "Perchè a casa non ci dicono niente?" "Perchè forse non le sanno nemmeno i vostri genitori", ho risposto.
Ciò che non vedo non esiste.
Ma Lenny Bruce, cabarettista americano degli anni cinquanta, diceva: "La verità è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere".

I numeri sul femminicidio e sulle violenze sessuali ci mostrano un' Italia che non ci piace.
Ma l'Italia è questa, non ciò che ci piacerebbe che fosse. E con questo dobbiamo fare i conti.
Subito.

Violenza sui minori: i mostri da temere

Il Fatto Quotidiano
12 06 2013

Nei giorni scorsi la cronaca ha raccontato di maltrattamenti nei confronti di bambini e di bambine accaduti nelle scuole materne. In quindici giorni abbiamo conosciuto tre storie di abusi che ci hanno turbato profondamente perché le autrici delle violenze erano insegnanti e perché erano donne. La distruttività frantuma l’illusione che esista solo l’aspetto buono, accogliente e amorevole del femminile. Non c’è nulla che sia percepito come eversivo e destabilizzante come la violenza delle donne perché a loro è affidato e persino imposto, da sempre, il ruolo di protezione e cura di bambini, adulti e anziani. La violenza delle donne è percepita come profondamente “demoniaca” e fa ancora più paura di qualunque altra violenza percepita come più accettabile. La magistratura farà chiarezza sulle cause delle violenze: burn out professionale, frustrazioni accumulate o pulsioni sadiche ma quello che è avvenuto, secondo me, riguarda anche il tradimento.

Innanzitutto il tradimento della fiducia che i bambini e le bambine nutrivano nei confronti delle maestre da cui si aspettavano protezione, cure e rassicurazioni; il tradimento della fiducia dei genitori che avevano affidato i loro figli all’istituzione scolastica; il tradimento della scuola da parte delle maestre che hanno tradito anche loro stesse.

Dobbiamo fare tesoro dei tradimenti perché ci rivelano sempre realtà scomode, quelle che non vogliamo (quasi mai) affrontare. Sogniamo mondi ordinati che non siano turbati dalla distruttività ma se vogliamo continuare il nostro impegno quotidiano con la lotta al caos dobbiamo accantonare la paura e tenere viva la coscienza. In questo caso la realtà che ci è stata rivelata è quella di una violenza avvenuta là dove non vorremmo nemmeno immaginarla: nelle aule colorate e piene di giochi di una scuola materna, nei confronti di bambini indifesi che avevano appena cominciato a camminare. L’errore più grande che potremmo fare è pensare che queste maestre siano mostri e collocare la violenza altrove o proiettarla dove ci spaventa meno: nella devianza e nella mostruosità o in qualcosa che non può far parte della nostra quotidianità. Riconoscere la violenza è ancora più difficile se chi la commette ha un ruolo istituzionale o di potere. Quanto gioca la disparità tra un/una maltrattante e la vittima se quest’ultima è in una situazione di soggezione o di “inferiorità”?

I bambini sono stati considerati per secoli dei minus habens, esseri privi di soggettività. Era una regola usare nei loro confronti metodi di correzione anche violenti o umilianti. Oggi gli abusi sui minori sono reati, chiediamo il rispetto dei bambini ma siamo abituati a ragionare in maniera dualistica: razionalità e irrazionalità, buono o cattivo, luce o ombra. Quando incontriamo la violenza dove non ce l’aspettiamo, negli uffici, nei luoghi istituzionali, nelle famiglie “rispettabili” allora distogliamo lo sguardo, rimuoviamo, neghiamo: per ignavia, per codardia, per evitare la sofferenza, persino per collusione con gli autori di violenze o perché deleghiamo sempre ad altri il ruolo di fare coscienza.

Queste sono storie che si ripetono con i colleghi che non si sono accorti, gli amici che non hanno visto, i familiari o i genitori che non hanno colto subito le ansie e le paure dei loro cari. Non viviamo in mondi ordinati o pacifici ma per rendere meno letale la violenza e limitarne i danni come la sofferenza psicologica o fisica non dovremmo mai abdicare alla coscienza e ignorare quello che sentiamo. I mostri che dobbiamo temere sono quelli che portiamo nelle nostre menti e sono quelli che ci fanno chiudere gli occhi davanti alle vittime di violenza oppure ci rendono ciechi quando gli autori o le autrici delle violenze siamo proprio noi.

Twitter @Nadiesdaa

 

 

La Stampa
02 05 2013

LECCE - Avevano il dovere di proteggere i giovani ospiti di una casa famiglia del basso Salento. E, invece, due educatori della struttura li avrebbero maltrattati e picchiati, chiudendoli nelle loro stanza senza cibo e acqua e abusando di loro. Ma in un caso avrebbero anche costretto una ragazzina a subire atti satanici e violenze sessuali. Sono le terribili accuse contestate dal sostituto procuratore di Lecce, Paola Guglielmi, a due uomini di 45 e 53 anni, rispettivamente di Poggiardo e l’altro di Parabita, a seguito della conclusione delle indagini preliminari. I reati contestati sono atti sessuali, violenza privata, sequestro di persona, percosse. I fatti sono andati avanti fino al marzo dell’anno scorso. Sono almeno sette le presunte vittime identificate nel corso delle indagini coordinate dalla pm Guglielmi. L’episodio più grave riguarda però una ragazzina finita, secondo quanto ricostruito dalla procura, al centro di una sorta di rito satanico.
LE VIOLENZE - I due educatori, infatti, avrebbero condotto con la forza la ragazza in una chiesa sconsacrata. Lì la vittima, dopo essere stata legata e imbavagliata, avrebbe subito violenze e abusi di natura sessuale, oltre ad essere costretta ad assistere ad alcune scene di film horror. Ma lei non sarebbe stata l’unica vittima delle violenze. Altri sei minori, tutti di età inferiore ai 15-16 anni, avrebbero subito percosse, bastonate e violenze. Gli abietti metodi educativi dei due avrebbero incluso anche chiuderli a chiave nella propria camera, impedendo loro di mangiare e dissetarsi. Ma quando proprio si ribellavano, non esitavano a picchiarli con la scopa, ripetutamente e con violenza. Ai due indagati il magistrato leccese ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini, con la possibilità di presentare memorie difensive o fare richiesta di interrogatorio prima decidere in merito all’eventuale richiesta di processo.

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