Treccani.it
11 01 2013
Dicembre, ultimo mese dell'anno: è il momento di scegliere un nuovo calendario. Se per il 2013 il motto dettato dalla crisi economica sarà quello del “ritorno alla natura” per recuperare una dimensione umana e produttiva più reale, potrebbero essere in molti a prediligere il bucolico calendario delle contadine svizzere ( http://www.bauernkalender.ch ).
Stefan Söll, una star della fotografia del genere, e le ragazze, rigorosamente provenienti da diversi cantoni, con una età compresa tra i 19 e i 32 anni, hanno posato nella valle dell'Emmen, tra verdeggianti alpeggi costellati di fattorie.
Se il calendario delle contadine svizzere piace, eccone un altro sempre in tema rurale: il calendario delle contadine tedesche. ( http://www.deutscherbauernkalender.de/ )
Anche quest'anno un gruppo di contadine tedesche e austriache sono state selezionate per essere immortalate nel calendario 2013 a loro dedicato, in una ambientazione ovviamente agreste fra mucche, vitelli, covoni e trattori.
Questi calendari sono una raffigurazione seriale del corpo come oggetto e certo non contribuiscono all'abbattimento degli stereotipi sul corpo delle donne, ma, sembra incredibile, evidenziano anche una tendenza.
Lo dicono i dati definitivi del 6° Censimento Generale dell'Agricoltura, divulgati dall'Istat. Essi mostrano un settore in evoluzione negli ultimi 10 anni, periodo influenzato dalla crisi economica, dalla volatilità dei prezzi, dalla nuova politica agricola comunitaria (PAC) e dalle sfide della sostenibilità ambientale. Il numero delle aziende agricole in Italia è sì calato del 32,2%, ma ad abbandonare i campi sono stati più gli uomini che le donne: le aziende agricole condotte da donne sono quelle che più resistono alla crisi e che diminuiscono in percentuale minore rispetto a quelle a conduzione maschile (-29,6% contro il -38,6%), passando così dal 30,4% al 33,3% . E in agricoltura il lavoro delle donne cresce soprattutto al Sud: valori superiori alla media si registrano nel sud con il 34,7% e nel centro Italia con il 31,9%.
Forza lavoro femminile maggiormente rappresentata dalle aree multifunzionali del settore, ovvero l’agriturismo (39,2%) e il biologico (32,4%), ma anche dal florovivaismo (23,6%) e dal comparto del vino (23,1%). La maggior parte di loro (29,5%) ha meno di 40 anni, il 28,9% ha fra 40 e 54 anni mentre le over 55 sono il 26,7%. Inoltre fra le più giovani il 10% sono laureate.
Dati confermati dal rapporto dell'Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA) L'agricoltura italiana conta 2012. Le statistiche dell’INEA, considerando il 2011, mettono in evidenza come sia in crescita proprio la diversificazione delle attività produttive: l’insieme delle attività di supporto e quelle secondarie rappresenta ormai il 15% del valore della produzione agricola con incrementi superiori al 3% rispetto al 2010. Aumentano le aziende agricole che offrono servizi didattico-educativi: le fattorie didattiche sono state stimate in quasi 2.300. Continua a crescere l’interesse per le produzioni di qualità e per la certificazione dei prodotti, nel solco della tradizione qualitativa di altre produzioni made in Italy.
I calendari delle contadine sono discutibili, ma in effetti l’impresa agricola è donna. A sostenerlo anche uno studio della Coldiretti, una delle maggiori associazioni di categoria di riferimento delle imprese agricole, su dati UnioncamereIn Italia un’azienda di donne su cinque ha domicilio in campagna; tra filari di vigneti, coltivazioni di frutta e verdura e prodotti tipici del territorio. Il ritorno alla terra, in un momento di crisi, per le imprenditrici è confermato dai numeri: nel nostro Paese si contano 260 mila imprese agricole a conduzione femminile: una società su tre del comparto agroalimentare. I settori di riferimento delle agricoltrici sono il biologico, le produzioni di nicchia Dop e Igp, la vitivinicoltura e le attività legate al sociale, aprendo le proprie imprese ai turisti, agli anziani, alle scolaresche, spingendosi fino alle nuove opportunità didattiche degli agri-asili e degli agri-nidi, “palestre verdi” dove coltivare le piante, socializzare con gli animali, imparare a conoscere i ritmi della natura e i principi di una alimentazione sana. E il nuovo business dei campi è fatto di imprese strutturate che creano occupazione e fanno punti di Pil. Infatti, in mezzo alla palude in cui ristagna la produzione industriale, l’agricoltura è l’unico settore a vantare tassi di crescita e a creare posti di lavoro. Qualità, creatività ed efficienza che hanno fatto schizzare a 9 miliardi di euro il contributo di queste donne al valore aggiunto dell'agricoltura, su un totale di circa 26 miliardi di euro.
La presenza di forza lavoro femminile nel settore agricolo è molto più massiccia in Italia che negli altri paesi dell’Europa occidentale. Secondo dati Eurostat, infatti, nel nostro Paese sono 1,3 milioni le donne impegnate nell’agricoltura, contro le 340 mila della Francia o della Germania. Persino in Spagna, altro Paese europeo tradizionalmente agricolo, le donne che lavorano nel settore sono circa 660 mila, la metà rispetto a quelle italiane.
In media, le donne rappresentano il 43% della mano d'opera agricola nei paesi in via di trasformazione, da un 20% dell'America Latina fino a un 50% per regioni dell'Asia e dell'Africa, e più del 60% in alcuni paesi. Quasi il 70% delle donne occupate in Asia meridionale lavorano nell'agricoltura, così come il 60% nell'Africa subsahariana. (http://www.unwomen.org/)
Se si dispone alle donne lo stesso accesso degli uomini alle risorse agricole dei paesi in via di trasformazione, è possibile aumentare la produzione nelle aziende agricole delle donne tra 20 e 30 per cento. Questo può aumentare la produzione agricola totale in questi paesi tra il 2,5 e il 4 per cento, che ridurrebbe il numero di persone che soffrono la fame nel mondo, del 12 al 17 per cento, o da 100 a 150 milioni di persone (FAO, 2011. The State of Food and Agriculture: Women in Agriculture, Closing the Gender Gap for Development ).
Proprio la comunità di donne agricoltrici, allevatrici, casare, viticoltrici provenienti da ogni parte del mondo con le loro esperienze sull'uso della terra è stata la componente irrinunciabile dell'edizione 2012 di Terra Madre al salone del gusto di Torino. Tutte insieme per darsi il sostegno necessario a diventare concrete fautrici dell'agricoltura sostenibile e dei sistemi alimentari sani e locali. Ancora una volta a ribadire che sul possesso, il controllo e la gestione della terra da parte delle donne si gioca il futuro di tutti: il ridotto accesso femminile alla proprietà terriera e alle risorse naturali limita moltissimo il ventaglio di possibilità economiche. Con pesanti ricadute su tutti.