Atlas
17 09 2015
Leoni, leopardi, bufali e giraffe sono tornati in Somalia a distanza di anni dalla loro scomparsa nel paese del Corno d’Africa. Lo hanno riferito varie fonti somale secondo cui gli animali proverrebbero dalla foresta keniana di Boni.
A causare questa migrazioni sarebbero le operazioni militari in corso a Boni che vedono confrontarsi esercito keniano e guerriglieri shabaab.
Gli animali sono stati avvistati in diversi luoghi del Basso Giuba, area che fino al 1991 – anno di inizio del conflitto civile – era in effetti abitata da leoni, giraffe e altri animali.
Fino a quando la regione resterà priva di un effettivo governo e di sicurezza la situazione resterà comunque instabile anche per questi animali, in cerca di pace come il popolo somalo.
La Stampa
10 09 2015
Quando ha visto quell’elefante alla catena, Samar Khan aveva due scelte: continuare la sua visita nello zoo o fare qualcosa. Lui ha deciso di non voltarsi dall’altra parte e cambiare il destino di quel pachiderma umiliato dalla crudeltà umana.
«Ero stupito e triste di vedere quell’elefante in piedi, sempre fermo in un unico posto per tutto il tempo. Sono rimasto lì per quasi 45 minuti, ma lui non si è mai mosso, con le zampe incatenate - racconta Khan dopo aver visitato uno zoo in Pakistan -. Muoveva la testa da sinistra a destra in modo continuo e non l’ha mai fermata. La prima cosa che ho pensato e che fosse stato drogato... era uno spettacolo pietoso».
Quell’elefante si chiama Kaavan ed era stato inviato allo zoo dal Bangladesh tre decenni prima, quando era solo un cucciolo. Da allora, ha trascorso gran parte della sua vita incatenato in un recinto, sempre solo, mostrando chiari segni di problemi psicologici.
Ogni anno lo zoo attira circa un milione di visitatori, molti dei quali probabilmente passano di fronte al recinto di Kaavan, ma nessuno ha fatto qualcosa. Nessuno tranne Samar Khan. Una volta tornato nella sua casa in California, l’uomo ha lanciato una petizione su Change.org diffondendo sul web quello che aveva visto e chiedendo a tutti di contribuire a regalare una vita migliore per Kaavan. La risposta è stata travolgente: nel giro di pochi giorni, più di 30mila persone, da ogni parte del mondo, hanno firmato la petizione.
Così la voce di Khan non era più la sola a protestare, non era facile ignorarla: Capital Development Authority, l’ente governativo di Islamabad deputato alla supervisione dello zoo, ha deciso di liberare Kaavan dalle sue catene e ha ordinato ai gestori dello zoo di rispettare gli standard internazionali di tutela degli animali in cattività.
La battaglia però non è finita: Khan vuole che Kaavan venga definitivamente liberato in un santuario che gli permetta di vivere sereno. Per questo ha attivato una nuova petizione che quasi 40mila persone hanno firmato. Tutti voglio vedere Kaavan libero.
twitter@fulviocerutti
Huffington Post
23 07 2015
Diritti umani agli animali, la decisione di un sindaco spagnolo: "Voglio esserci per tutti i cittadini, umani e non"
Il consiglio comunale di Trigueros del Valle, un paese di circa 330 anime nella regione di Castiglia e Léon, ha deliberato nei giorni scorsi che gli animali dovranno avere dei diritti simili a quelli degli uomini, rendendoli di fatto dei "cittadini non umani".
"Gli animali hanno vissuto insieme a noi per più di 1000 anni e il sindaco deve esserci per tutti i cittadini, quelli umani e anche gli altri" afferma Pedro Pérez Espinosa, il sindaco socialista del paese. Non è tuttavia ben chiaro come la legge sarà applicata agli animali anziani o malati che vengono addormentati.
Festeggiano la decisione tutti i gruppi animalisti: "Dimostriamo oggi di essere più umani grazie all'intelligenza e la sensibilità dimostrati dal consiglio comunale di Trigueros del Valle. Questo è un grande giorno per tutti i cittadini, umani e non" si legge in un comunicato dell'associazione per la difesa dei diritti degli animali Rescate 1.
La decisione coinvolge anche la Corrida, vietando "ogni azione che causa mutilazioni o morte di cittadini non umani." Questa scelta si inserisce in un atteggiamento generalizzato di numerose comunità locali e regionali che hanno già reso illegale la Corrida, anche se il governo centrale di Madrid sta valutando di renderla ufficialmente patrimonio tradizionale della nazione, inibendo così di fatto i regolamenti locali.
La Repubblica
08 04 2015
Dopo lo scandalo della carne di cavallo trovata negli hamburger, è la volta di scatolette e patè per animali domestici
di AGNESE FERRARA
Dopo lo scandalo della carne di cavallo trovata negli hamburger venduti nei supermarket inglesi e irlandesi, risalente al 2013, è la volta delle scatolette e dei cibi umidi, paté gourmet e pappe dietetiche per cani e gatti. Residui di animali, tessuti e proteine differenti da quelli dichiarati sulle etichette sono stati trovati in 14 tipi di cibi umidi su 17 fra i più noti venduti nei supermarket inglesi dai ricercatori dell'università di Notthingam in uno studio pubblicato su Acta Veterinaria Scandinavica.
La scoperta sta facendo indignare ancora una volta gli inglesi, proprietari di cani e gatti "ma deve far riflettere tutti i cittadini europei e le industrie che producono cibi per animali affinché ci sia una maggiore trasparenza sulle etichette", dichiarano gli studiosi.
I ricercatori hanno acquistato 17 prodotti fra i più popolari e li hanno sottoposti all'analisi del Dna. Ben 14 contenevano residui di Dna bovini, di maiale e di pollo in proporzioni variabili non elencati sulle etichette. Su sette cibi etichettati con la dicitura 'con manzo' solo due contenevano più Dna di carne bovina che di maiale e pollo, gli altri contenevano soprattutto maiale. In sei prodotti 'al pollo' la percentuale di Dna di pollo contenuta è risultata variare dall'1 al 100 % e in due prodotti quella di carne di maiale e manzo superava quella di derivazione ovina. Sulle etichette nessuna informazione in merito.
"Il problema deve interessare tutti i consumatori dell'Unione perché la legge europea non impone la tracciabilità completa dei cibi per animali e sull'etichettatura lascia margini decisionali. Non si tratta solo di mancanza di trasparenza per chi sceglie i cibi pronti per i propri animali, diviene particolarmente importante se si possiedono animali con allergie alimentari", precisano gli autori dello studio. "Esistono delle linee guida e dei codici di buona pratica intrapresi in modo volontario dalla Federazione delle industrie europee dei cibi per gli animali domestici (Fediaf) ma, alla luce della nostra ricerca, non tutte le seguono. Ci vuole più chiarezza perché i consumatori possano fare scelte informate".