Dinamo Press
21 09 2015
All’improvviso il nostro mondo si è nuovamente capovolto. E, ancora una volta, sono le persone delle cui vite nulla importa alle élite europee a sollevarsi: quelli i cui destini sono di solito statistiche, che sono oggetto di una paternalistica amministrazione della miseria. Il colpo di mano di Schäuble contro l’OXI greco non è stata l’ultima parola nella lotta per una nuova Europa. No. Coloro che innalzano barriere, memorandum ed eserciti al di sopra delle persone non possono impedire a quelle vite di riprendersi il diritto di infrangere l’ordine costituito.
Da qualche mese stiamo discutendo i pro e i contro della sovranità nazionale europea. I nostri amici siriani e molti altri provenienti da Iraq, Afghanistan, Eritrea o dai Balcani hanno demolito i confini incontrati lungo il loro cammino per giungere fino a noi. Continuano ad arrivare e non si faranno certo fermare. Ci trasmettono ancora una volta un messaggio chiaro - sugli orrori quotidiani che avvengono in Siria senza prospettiva di una fine imminente, e sulla forza del comune che si è realizzata attraverso gli attraversamenti collettivi delle frontiere. Che segnale di speranza, di coraggio e di disperazione quando dei siriani abbattono il filo spinato europeo scandendo le parole d’ordine della loro rivoluzione: democrazia, libertà, dignità! Ora è ovunque. E l’Europa delle lotte è più viva che mai.
Il trionfo sull’OXI greco non ha risolto la crisi, che è invece arrivata in ogni angolo d’Europa. La speranza “greca” è stata smorzata, e le lotte intorno a quella speranza o che la avversano sono a un punto di stallo. Ma a questo si è aggiungiunto un nuovo apporto “dal di fuori”.
L’enorme numero di persone determinate a sopravvivere e ad ottenere protezione e aiuto sta per il momento sconvolgendo la stasi dei sistemi di controllo e sicurezza. Lo stato di emergenza nella periferia non minaccia più il cuore delle nostre società centro-europee solo in sporadici episodi ricorrenti. Ora è presente in maniera radicale, perché le vite degli altri non vengono più trattate ai margini ma, con il loro ingresso, si auto-negoziano con una forza che nessuno aveva previsto.
Come comportarsi con l’Unione Europea
I movimenti migratori sono sempre esistiti, eppure gli avvenimenti più recenti presentano tratti inediti. Queste fughe di massa stanno irrevocabilmente riportando la Germania e l’Europa occidentale nel mondo reale. Ancora una volta ad essere sollevata è la questione della democrazia europea e, con essa, quella del nostro futuro. Di nuovo si tratta di una questione di lotta dal basso, come in Grecia, ma questa volta con la partecipazione di altri, che portano con sé richieste di uguaglianza e libertà – in molti luoghi e in molti movimenti impossibili da contenere –, e che stanno tutti premendo e assediando la stessa fortezza. Le persone si sollevano, abbattono barriere, vanno dove vogliono andare. È così che bisogna comportarsi con l’Unione Europea.
Forse le persone di sinistra, non plasmate dall’ideologia o dalle granitiche certezze di sé, troveranno qui una risposta al loro quesito sulla Grexit o addirittura la loro “terza via”: contro l’ordine normativo, il controllo, i confini dei poteri dominanti. A prescindere dalle nostre visioni e dalle nostre tradizionali pratiche “di sinistra.”
Quando il demos fa la scelta giusta
Un po’ come succede con la società civile europea, che per anni è stata l’obiettivo irraggiungibile dei programmi educativi e dei sussidi statali. Da un lato essa esiste come appello ritualizzato e come movimento istituzionalizzato, dall’altro può agire come un demos europeo, come un gesto radicale dei molti - ed è proprio quel che sta succedendo. Ricco di eventi e di entusiasmi, reale per un momento ma con conseguenze totalmente aperte, ora il demos è emerso, si è palesato nelle stazioni ferroviarie e sulle rotte della grande rivolta migratoria. Lo si trova un Ungheria (sì, anche in Ungheria), Italia, Grecia, Polonia, Danimarca… in quantità e forme diverse. Questo demos c’era già all’epoca delle proteste contro l’austerità, e ora è tornato – è difesa contro l’omogeneità sciovinista della democrazia maggioritaria, contro la morsa delle politiche statali.
Questo demos può fare la cosa giusta, soprattutto quando lo stato di emergenza si presenta senza sovranità, senza uno stato, senza controllo istituzionale. Ma naturalmente esistono anche le altre scelte: le case che bruciano tra gli applausi dei residenti, gli attacchi razzisti. Non dobbiamo abbassare la guardia contro il fascismo, né dimenticare che la nuova solidarietà, per essere efficace, avrà bisogno delle battaglie e della diffusione sociale di molte altre battaglie grandi e piccole – dall’appropriazione laica del “diritto all’asilo nei luoghi di culto” come spazi di dimora e di accoglienza, alle lotte per iniziative di protezione e libertà di movimento dei profughi, alle reti di solidarietà transnazionali che vanno dalle isole greche al porto di Calais. L’autonomia delle migrazioni è sempre esistita, come coloro che vi prendono parte, ma ora può divenire sociale come non mai. Ci pone davanti al problema della democrazia e, attraverso la radicalità della sua effettiva realtà, si offre ai nostri occhi come una questione sociale che affronta in maniera diretta i suoi interlocutori: la gente, non lo Stato o i suoi rappresentanti. Questa è la sfida per noi tutti, la nostra occasione!
Pratici, solidali – e disobbedienti
Il recente #refugeeswelcome è un piano alternativo all’egoismo nazionale e al protezionismo ricco e sciovinista. Il suo spirito non s’interroga sul piano del lavoro e dell’utilità economica, m su quello della solidarietà e dell’umanità. Il dissenso nei confronti del vigente “patto” con il potere statale comincia da qui. Si tratta di una posizione pratica e solidale, di un chiaro rifiuto delle normali e cupe condizioni dettate dalla crisi, alla faccia di tutte le affermazioni sulla “barca piena”, “la marea di rifugiati”, “gli ostacoli concreti” e “la disciplina del bilancio”. L’azione politica e la potenziale rottura con il potere costituito cominciano così. Che fare? La domanda è in questo momento rivolta a tutta la sinistra. Lo sa bene addirittura quel potere sovrano che, per qualche momento, ha vacillato. Comincia a ricalibrare il suo controllo e il comando esercitato sulla società. Devono risospingere lo stato di emergenza verso la periferia.
A che punto saremo quando arriva l’inverno?
Se restiamo identici a come eravamo, apparterremo alla vecchia società – e questo a prescindere da quanto a sinistra ci sentiamo. Cambiando, diventeremo occasione di un potenziale risveglio sociale. Dalla nostra parte dilagano incertezza e confusione: chi è consapevole della necessità di cambiare, ancora non sa come farlo. Gli altri, invece, si sono uniti a noi e ci lanciano una sfida. Se loro – come hanno dimostrato – sono stati capaci di fare l’impensabile, quando cominceremo noi almeno a pensare l’impensabile
Chi si batte per un’Europa diversa, per la libertà e l’uguaglianza, contro la guerra e l’austerità, oggi è meno solo. #refugeeswelcome, che ormai dilaga, lo sta rendendo chiaro: la vera democrazia è una questione di equilibri di potere.
Pubblicato il 10.09.2015 sul blog Blockupy goes Athens
Traduzione a cura di euronomade
Il Manifesto
25.03.2015
«Colpevole» solo di avere partecipato con migliaia di coetanei alla protesta contro la Bce del 18 marzo. Anche Noam Chomsky chiede la liberazione dello studente della School of Oriental and African Studies di Londra
una cosa che da sempre lo Stato tedesco non ama sia messa in discussione: lo Strassenordnung ovvero «l’ordine nelle strade». E non ha mai mancato di vendicarsi, accanendosi verso chi avesse osato turbarlo. Anche a costo di cercare un capro espiatorio.
Pare che ciò stia accadendo a un cittadino italiano, detenuto ormai da una settimana a Francoforte nel carcere di Preungesheim. Si chiama Federico Annibale ed è studente di Master in studi dello sviluppo presso la prestigiosa School of Oriental and African Studies (SOAS) dell’Università di Londra.
La sua colpa? Aver partecipato, insieme ad alcune migliaia di coetanei, alla mobilitazione di Blockupy contro l’inaugurazione della nuova sede della Banca Centrale Europea lo scorso 18 marzo.
Annibale è stato brutalmente tratto in arresto — come denunciano gli amici che si trovavano con lui — da un’unità speciale della polizia tedesca mentre, a ore di distanza dagli scontri del primo mattino, si trovava seduto su una pachina lungo lo Zeil, la strada commerciale nel centro di Francoforte, a mangiare un panino. È stato trascinato via in manette e a tutt’oggi neppure i suoi legali hanno potuto sapere quali siano gli specifici addebiti che gli vengono contestati.
Sta di fatto che tutte le persone fermate (nella foto lapresse-reuters) durante le iniziative di Blockupy sono state rilasciate dopo poche ore, chi per evidente mancanza di prove a carico, chi su cauzione, mentre lo studente romano resta l’unico dei manifestanti ancora nelle mani dello Stato tedesco. L’impressione è che, dopo l’allarme preventivo lanciato dalla Polizia dell’Assia e la successiva campagna mediatica, Annibale stia pagando la nazionalità italiana scritta sul suo passaporto, e quindi il tentativo di attribuire ai «pericolosi Kaoten arrivati dal Sud» la responsabilità degli attacchi alle forze dell’ordine. Per la liberazione di Federico, capro espiatorio designato per il successo della protesta anti-austerity, si stanno intanto mobilitando in molti. I suoi compagni denunciano il fatto che «a Francoforte questa settimana si sia vista una sospensione delle libertà civili, con la detenzione usata come misura punitiva, invece che come misura investigativa», aggiungendo che «questa violazione dei diritti umani è un’ulteriore testimonianza della complicità degli apparati di sicurezza dello Stato con il sistema economico neoliberista».
«Solidale con lui» si è espresso Noam Chomsky, che ha chiesto a tutti «una forte e coordinata protesta». Appello raccolto subito dal coordinamento tedesco della coalizione Blockupy, dalla redazione del magazine on line «Daily Storm» con cui Annibale collabora e dalla SOAS Students’ Union, il sindacato studentesco dell’università londinese che denuncia «un arresto politicamente motivato e utilizzato come strumento di intimidazione», notando come ad ora «non sia stata neppure fissata la data di un’udienza».
Il caso di Federico Annibale approda infine anche nelle aule parlamentari. Il deputato di SEL Erasmo Palazzotto ha presentato un’interrogazione urgente al ministro degli Esteri Gentiloni, chiedendo alla diplomazia italiana di «attivarsi per la sua immediata scarcerazione». Intanto, al Parlamento Europeo, è Eleonora Forenza (Altra Europa con Tsipras — Gue/Ngl) a sollevare di fronte alla Commissione Ue una questione cruciale: se, di fronte alla giornata di lotta di Blockupy, gli apparati di sicurezza della cancelliera Merkel abbiano o meno «rispettato i principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione». Giusto per sapere se, a chi chiede un’Europa dei diritti sociali, si contrapponga invece la costruzione di un’Europa delle polizie.
Dinamo Press
24 03 2015
Comunicato della coalizione Blockupy dopo il grande successo del 18 marzo, per rilanciare lo spazio europeo delle lotte. English version here.
E' iniziato il disgelo non appena la primavera europea si è fatta annunciare. Il ghiaccio del regime della crisi europea – dei mandati della Troika e delle spietate politiche di impoverimento – sta chiaramente mostrando delle crepe.
Quella che sembrava senza alternative e doveva essere applicata solo tecnocraticamente è ritornata sulla scena politica come una questione aperta. L'Europa del capitale e dell'austerità, l'Europa del dirigente scolastico tedesco e dei compiti assegnati a casa è stata sfidata.
In primo luogo e prima di tutto, questo è merito dei movimenti del Sud Europa, delle loro mobilitazioni di massa, del loro coraggio e spirito. Non difendono solo la propria sopravvivenza, ma sono anche fonte di ispirazione per milioni di persone in tutta Europa perché una società oltre le sofferenze del capitalismo è possibile. Tutto questo è stato confermato dalla coraggiosa decisione del popolo greco nelle elezioni del 25 gennaio 2015 che ha votato contro la Troika e la miseria dell'austerità. E' stato anche reso visibile dalla massa di persone che ha preso parte alla "Marcia della Dignità" lo scorso fine settimana in Spagna.
In contrasto con ciò che l'immaginario rappresentato dalle stagioni suggerisce, è però assolutamente incerto se dopo un inverno di misure di austerità, seguirà, o meno, la primavera della democrazia e della solidarietà. Invece, stiamo vivendo un'intensificazione politica, un'impennata del vecchio ordine, che sta eliminando ogni barriera all'estorsione, al fine di sottomettere la Grecia, e in sostanza tutti quanti, alla dittatura dei rendimenti sul mercato finanziario. Lo diciamo ancora una volta: loro vogliono il capitalismo senza democrazia - noi vogliamo la democrazia senza il capitalismo!
>In questa situazione, BLOCKUPY, insieme ai gruppi e le reti europee, ha lanciato la mobilitazione a Francoforte il 18 marzo, nel cuore della bestia e nell'occhio apparentemente tranquillo della tempesta, al fine di bloccare la cerimonia di apertura del nuovo edificio della Banca Centrale Europea, e di trasformare la loro festa in programma in un festival di movimenti europei e in una collettiva e risoluta resistenza contro le predominanti politiche della crisi. Il semplice annuncio delle azioni è stato sufficiente per trasformare la cerimonia di apertura in un piccolo, ridicolo, quasi minore evento, e per costringere la BCE a ritirarsi nella sua roccaforte – sorvegliata da circa 10.000 agenti di polizia e fortificato tramite il filo spinato.
Circa 6.000 attivisti, almeno 1.000 dei quali provenienti da altri paesi europei, sono scesi nelle strade e nelle piazze attorno al nuovo edificio della BCE, lo hanno circondato e hanno sfidato la polizia, che ha immerso intere strade in un'acre foschia di gas lacrimogeni. Non tutte le azioni che hanno avuto luogo questa mattina si sono svolte come previsto e concordato. Ci siamo già espressi criticamente a questo proposito, e ci sarà ancora molto da discutere e valutare. Lo faremo all'interno del movimento e tra gli attivisti.
Le 25.000 persone che hanno partecipato alla grande, colorata e determinata marcia di protesta della sera ha respinto tutti i tentativi di dividere BLOCKUPY e il movimento costringendoli a prendere le distanze l'uno dall'altro. In una dichiarazione al raduno finale delle proteste, Naomi Klein ha riassunto il terreno comune di tutti coloro che protestano quando ha richiamato l'attenzione della BCE: "Voi siete i veri vandali. Voi non date fuoco alle macchine, voi state mettendo a fuoco il pianeta".
BLOCKUPY 2015, non sarebbe stato possibile senza la grande dedizione e spesso il lavoro invisibile di centinaia di attivisti a Francoforte e altrove. In una situazione in cui la città di Francoforte ha rifiutato di cooperare, questi attivisti hanno organizzato o offerto oltre 3.000 posti letto e fornito cibo agli attivisti. Attivisti da vicino e lontano hanno organizzato il viaggio in autobus e il treno appositamente noleggiato da Berlino a Francoforte – per alcuni attivisti, ci sono voluti giorni per raggiungere Francoforte. Un numero indefinito di medici ha fornito il primo soccorso a circa 200 attivisti feriti; assistenza legale è stata a disposizione degli arrestati in ogni momento. Nel momento in cui scriviamo, ne rimane uno in carcere: Federico Annibale, studente italiano da Londra. BLOCKUPY richiede la sua immediata liberazione!
Sappiamo che Germania manca ancora un movimento di massa contro le politiche di impoverimento. Conosciamo gli effetti dell'agitazione razzista di alcune parti della sfera politica, del quotidiano BILD quotidiano e di altri media contro la popolazione greca. Eppure il 18 marzo, abbiamo determinato un segno inconfondibile anche in Germania, che sta diventando più ventoso e più caldo, e che vi è una crescente que opposizione alle politiche di Merkel, Schäuble e Gabriel. Il segno era visibile a Madrid, a Roma, ad Atene e in tutto il mondo. In queste città, è stato visto come un segno d'incoraggiamento e di solidarietà, che noi in cambio consideriamo una richiesta a continuare e intensificare la protesta e la resistenza contro il regime di austerità.
BLOCKUPY rappresenta il movimento che porta la protesta di massa e la disobbedienza civile nel cuore del regime della crisi europea ed è aperto alla partecipazione di tutti. BLOCKUPY si è trasformato in uno spazio transnazionale e su scala europea, nel quale possiamo sviluppare e riflettere su una pratica condivisa contro le politiche della crisi e per una comune Europa solidale dal basso. E questo è esattamente il punto da cui proseguiamo. Perché sebbene la primavera europea si avvicina, ora più che mai, sono necessarie azioni che disperdano le nubi e il gelo per aiutare il sole ad aprirsi un varco.
Invitiamo tutti gli attivisti per decidere insieme sui prossimi passi da intraprendere. Il grande incontro (tedesco) degli attivisti avrà luogo il 9-10 Maggio a Berlino, invece di Francoforte. Dopo questo, o in parallelo a questo, gli incontri si svolgeranno in tutta Europa – e continueremo insieme. Perché il regime della crisi europea ha più centri che la sola BCE, e noi crediamo che sia giunto il momento di fare un nuovo passo.
Blockupy Comitato di coordinamento, 22 marzo 2015
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Dinamo Press
23 03 2015
Blockupy ha segnato la rotta: estendere, organizzare, dare forza alle lotte è possibile. Ora è necessario connettere le sperimentazioni di mutualismo, le lotte contro l’austerità, la precarietà e lo sfruttamento, per costruire lo sciopero sociale transnazionale.
"Questa città è oggi un meraviglioso casino delle resistenze contro l'austerità!"
Non c'è migliore definizione di questa, per raccontare la potente giornata di lotta transnazionale del 18 marzo a Francoforte, così com’è stato urlato dal camion dello spezzone anticapitalista. Blockupy è stato una grande successo, la giornata del 18 marzo in tutta la sua complessità, in tutta la sua eterogeneità, in tutte le sue differenze ha rotto la normalità della città di Francoforte, il cuore finanziario d’Europa.
Facciamo un passo indietro, la settimana è iniziata con l’annuncio di Mario Draghi: le banche greche non saranno inserite all’interno del programma di quantitative easing. Niente prestiti a chi non segue le regole prestabilite e non dà le adeguate garanzie. Ed è proseguita con l’annuncio dell’eurogruppo: il programma delle riforme greco non è abbastanza dettagliato, deve essere riformulato in profondità. Niente sconti per chi non attua piani di riformi basati sui dogmi dell’austerity: liberalizzazioni e privatizzazioni. Continuano ancora oggi i negoziati con il governo greco sotto il ricatto della governo tedesco e il fucile puntato di Mario Draghi.
1.4 milioni di euro sono stati spesi per costruire la nuova sede della Banca Centrale Europea. Ma il giorno della sua inaugurazione non è stata la celebrazione dell’euro-tecnocrazia, al contrario la sua disfatta. In migliaia hanno raggiunto le strade di Francoforte, decine di autobus, macchine, pulmini, treni sono riusciti, nonostante i controlli, ad arrivare nel cuore della bestia. Al contrario di quello che è stato scritto, Blockupy in questi ultimi quattro anni non è stato solo la costruzione di un grande evento, ma in Germania ha sedimentato una rete diffusa di gruppi e organizzazioni che si sono dati un obiettivo comune: decostruire l’immagine del paese che ha vinto la crisi, grazie alla sua economia austera e priva di sprechi, al contrario del sud Europa, spendaccione e corrotto.
Blockupy ha costruito un nuovo spazio politico per i movimenti sociali e ha guadagnato anno dopo anno agibilità politica. Ricordiamo bene la prima manifestazione del 2012 dove la polizia ha bloccato la metà dei pullman e non ha lasciato libertà di muoversi al corteo. Sono proprio i collettivi, i gruppi e le varie organizzazioni locali di Francoforte, ad aver costruito giorno per giorno il 18 marzo, legandolo alle lotte locali per il diritto alla città, contro la gentrificazione, per la libertà di movimento, contro il caro vita e per i diritti sul lavoro.
I blocchi della mattina
I cinque blocchi, con pratiche diverse ma tutte conflittuali e incompatibili con l'austerità e la Troika, hanno bloccato il cuore della bestia, facendo saltare i piani di controllo e di militarizzazione della città, trasformando lo spazio urbano attorno alla Banca Centrale in uno spazio libero, incontrollabile, incompatibile con la dittatura della finanza.
Dalle cinque del mattino migliaia di persone si muovevano attraverso Francoforte: il blocco blu, prima del sorgere del sole, aveva già occupato l’autostrada, poi attraverso i parchi ha bloccato la ferrovia, mentre dalla città si alzavano colonne di fumo attorno alla nuova Eurotower, barricate in fiamme apparivano ovunque. Nel tentativo di congiungersi con gli altri blocchi, viene prima diviso in due e poi chiuso in un kettle dalla polizia. Oltre trecento attivisti, principalmente italiani, sono stati sequestrati per quattro ore, portati via di peso e rilasciati dopo l’identificazione. Ma tutto intorno si è creata subito un rete di supporto: gli abitanti della strada che lanciavano acqua e biscotti e mettevano a disposizione i bagni, mentre un corteo di migliaia di persone tenta di forzare i cordoni della polizia, per chiedere il rilascio di tutti i fermati.
La repressione della polizia non si fa aspettare: idranti, spray al peperoncino, manganellate e lacrimogeni, arresti di massa… ma la città è ormai totalmente bloccata, spuntano cortei e blocchi ovunque mandano completamente in tilt il sistema di sicurezza. Il blocco verde sfonda i cordoni e arriva alla zona rossa, quello arancione assedia la zona rossa, gli altri blocchi, mobili e non, presidiano e assediano la BCE, violata da alcuni arrampicatori che srotolano uno striscione sulla torre con scritto: “ Il capitalismo uccide!”. Fin dalla mattina alcune delle pratiche messe in campo in diversi luoghi della citta hanno ecceduto l’action consensus definito nelle assemblee pubbliche di Blockupy, senza pregiudicare pero le pratiche altrui e il corteo stesso, in una giornata che ha saputo mantenere uno spazio comune di lotta comprendendo al suo interno le differenze. Ma probabilmente le parole di Naomi Klein dicono molto di più che le tante parole e immagini spese per autocelebrarsi o condannare: “i veri vandali, i devastatori siete voi, voi non bruciate le auto, ma state bruciando l’intero pianeta!”
I cortei
Il pomeriggio inizia con il corteo della IG Metal, che insieme a diversi sindacati tedeschi ed europei (tra cui la Fiom italiana), per la prima volta scende in piazza per Blockupy. Segue un rally da cui parlano in tanti, tra attivisti, sindacalisti e rappresentanti di Syriza, Podemos e Die Linke. Alle cinque parte il corteo, tra i più grandi organizzati da Blockupy. Lo spezzone anticapitalista apriva la marcia dei trentamila anti-austerity provenienti da tutta Europa. Nel corteo c’erano migliaia di attivisti, ma anche tanti lavoratori, educatori in sciopero, precari di Amazon, sindacati conflittuali e studenti.
In quel corteo erano presenti tutte le lotte che in questi anni hanno contestato il governo della crisi e il regime neoliberale europeo, che a Francoforte hanno trovato uno nuovo spazio di connessione, con una intensità e un qualità nuova. Questo è l’aspetto più interessante di Francoforte, non tanto la dimensione del controvertice, che era chiaramente presente all’interno delle dinamiche di lotta della giornata, ma proprio il processo di connessione transnazionale delle lotte contro l’austerità, nel nuovo laboratorio neoliberale che è diventata l’Europa.
L’autocelebrazione del potere finanziario è completamente saltata: i dipendenti sono arrivati scortati alla sede della Banca Centrale, Draghi in elicottero e l’inaugurazione è diventa un piccolo discorso di fronte a qualche decina di persone. Ma il blocco è stato dell’intera città, della produzione e della mobilità: è stato messo in crisi per un giorno intero il funzionamento complesso della macchina di accumulazione capitalistica, risignificando lo spazio urbano.
Dopo il 18 marzo: per Blockupy, oltre Blockupy!
Abbiamo partecipato a Blockupy con la campagna Strike BCE, a partire dall’esperienza dei laboratori dello sciopero territoriali, forti della discussione europea svolta durante gli strike meeting. Abbiamo cioè partecipato al 18 marzo a partire dalla lotte concrete costruite in questi mesi in Italia contro la precarietà di vita e di lavoro. Per questo con i nostri strikers durante il corteo abbiamo deciso di partecipare allo spezzone con la rete nazionale tedesca di solidarietà agli scioperi, insieme a sindacalisti dei Ver.di, lavoratori in sciopero di Amazon, lavoratrici in lotta delle cooperative sociali di Francoforte. Un coro ci univa, semplice ma decisivo: “let’s unite, social strike!”
Dopo il 18 marzo questa è la scommessa: estendere, organizzare, dare forza alle lotte e connettere le sperimentazioni di nuova organizzazione sociale, di autogestione, di mutualismo, di lotte contro l’austerità, la precarietà e lo sfruttamento. L’assemblea del 19 marzo “Towards a social and transnational strike?” per questo è stato un appuntamento decisivo per costruire uno nuovo tassello verso la possibilità di uno sciopero transnazionale. Quasi un centinaio di persone, tra sindacati, collettivi di precari, studenti e migranti, di tanti paesi d’Europa (Inghilterra, Svezia, Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Grecia…), si sono interrogati su che cosa significa oggi lottare per i diritti sul lavoro e quali sono le possibilità per la costruzione di lotte coordinate a livello europeo.
Si è deciso di costruire un ulteriore e più grande momento di discussione a settembre, ma anche di utilizzare i prossimi meeting internazionali per poter continuare a pensare ed organizzare azioni e mobilitazioni comuni.
Abbiamo lanciato la sfida, fianco a fianco, nei cordoni e liberi nelle strade, nei blocchi e nelle piazze: da oggi, ancora con più determinazione, pazienza, attenzione e passione, bisogna guardare alla continuità, per costruire un processo di trasformazione radicale del mondo in cui viviamo.
Lo spazio di discussione europeo sulla possibilità di costruire uno sciopero sociale transnazionale vuole fare proprio questo: connettere le lotte locali a livello transnazionale, per dargli più forza e riprendere dalla nostra parte la parola vittoria!