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I parlamentari hanno diritto di rivolgere insulti razzisti a singoli o a interi gruppi? Hanno diritto a non essere oggetto di nessun tipo di censura, anche quando utilizzano un linguaggio che suscita disprezzo e odio nei confronti di altri, spesso non in grado di difendersi?
Chiara Saraceno, la Repubblica ...

Siamo tutte Cécile Kyenge

  • Venerdì, 17 Gennaio 2014 15:55 ,
  • Pubblicato in Flash news

L'Unità
17 01 2014

Il caso Hollande, in tv, ma anche sui giornali, è diventato il solito derby tra la moglie e l’amante. Che barba, che noia, che barba, direbbe Sandra Mondaini. Eppure in molti ci campano.

Bruno Vespa ci ha costruito una serata gossip sullo schema di una sorta di bipartitismo alla francese. Mancava solo il modellino della casa in cui si svolgevano gli incontri del presidente con "l'attricetta", come in una classica pochade. E tutti a ripetere che, in Francia, si sa, queste cose sono normali e nessuno si scandalizza, mentre da noi…

Un riferimento sotto traccia a Berlusconi, cui non fa nemmeno un baffo il caso sentimentale di Hollande, messo a confronto con l’utilizzatore finale di decine di ragazzine più o meno minorenni.

E siccome la condizione delle donne (che sono la maggioranza della popolazione) rappresenta la civiltà di un Paese, i razzisti della Lega perseguitano odiosamente la ministra Kyenge, che ha l’ardire di essere donna e anche nera, insomma appartiene insieme a una maggioranza e a una minoranza oppresse!

Maria Novella Oppo



Non credo che la legge consenta il sequestro preventivo di un giornale che commette ogni giorno istigazione al razzismo. E sospetto che ai disperati della Padania questo farebbe piacere. So che sicuramente bisognerà ricordarsi la data di ieri. La pubblicazione sul quotidiano leghista della rubrica razzista "Qui Cécile Kyenge" segna infatti il superamento di un'altra soglia di civiltà. ...

Lampedusa, Chaouki (Pd) sfida la Kyenge

  • Venerdì, 20 Dicembre 2013 10:33 ,
  • Pubblicato in Flash news

Globalist
20 12 2013

Non si placano le polemiche alcuni giorni dopo la pubblicazione del video girato nel centro di soccorso di Lampedusa e trasmesso dal Tg2. Sul caso di ci sono delle precise responsabilità politiche che non si possono ascrivere solo al ministerno dell'Interno, ma che riguardano anche e soprattutto il ministero dell'Integrazione che più di tutti avrebbe dovuto tutelare i diritti dei migranti.
È questa l'opinione non velata del deputato del Pd Khalid Chaouki sul ruolo ormai solo "simbolico" della ministra Cécile Kyenge.

"Questo è il momento di fare un bilancio - ha spiegato - Dopo la tragedia dell'ottobre scorso siamo stati tutti a Lampedusa, abbiamo pianto coi morti e denunciato tutti insieme le gravi condizioni disumane e incivili del centro per un paese come l'Italia. Oggi un ministero come quello dell'Integrazione deve dare delle risposte concrete, non bastano più il pianto e la condanna. Abbiamo sollecitato la nostra ministra, e lo facciamo ancora, a fare una pressione in più sul governo per predisporre un piano di accoglienza degno di questo nome".

Un attacco quello di Chaouki, particolarmente forte e significativo, perché arriva da quella parte del Pd più vicina alla ministra. E il deputato non nasconde il timore di un effetto boomerang su tutto il Partito democratico.

"Abbiamo applaudito alla scelta fortemente simbolica del premier Letta di eleggere come ministro Cecile Kyenge, ma oggi questa non può e non deve rimanere una scelta solamente simbolica - ha aggiunto - spetta alla ministra dare atto di una presa di coscienza e di responsabilità maggiore, non vogliamo che la sua presenza nel governo passi solo come un modo per ripulirsi le coscienze. È compito del governo darle uno spazio maggiore ma è compito anche suo dare risposte concrete non solo agli immigrati ma a tutti gli italiani, anche a quelli che l'hanno criticata in questi mesi, che devono avere delle risposte chiare su come quel ministero deve e può funzionare in una fase così difficile".

Chaouki ha chiesto inoltre alla ministra di "alzare la voce" anche su un altro tema a lui particolarmente caro, quello della riforma della cittadinanza con l'introduzione dello ius soli. "In Parlamento stiamo facendo pressione perché a metà gennaio finalmente si calendarizzi la discussione della riforma sulla cittadinanza - ha aggiunto - ma il governo ha molti strumenti in più dei nostri".

"Sulla cittadinanza, sul superamento dei Cie e sull'abrogazione della Bossi-Fini il governo deve pronunciarsi, e su questo la ministra Kyenge rappresenta la nostra storia e il nostro percorso dentro il governo. Come altri hanno sostenuto la battaglia dell'Imu, anche i diritti di cittadinanza e i diritti civili devono avere rappresentanti che al momento giusto devono pretendere da questo governo iniziative concrete - ha concluso -. La ministra deve alzare la voce, anche per preservare il suo ruolo e la sua esperienza che non può passare solo come un'esperienza di simpatia verso i nuovi italiani ma deve rappresentare un cambiamento reale nelle politiche dell'immigrazione di questo paese".

 

Corriere della Sera
07 11 2013

La Procura di Bergamo ha chiesto il giudizio immediato per Roberto Calderoli, accusandolo di diffamazione aggravata dall'odio e dalla discriminazione razziale nei confronti del ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge.

"SEMBIANZE DA ORANGO" - Il 13 luglio, alla festa della Lega di Treviglio, il senatore aveva detto dal palco che "quando viene fuori la Kyenge resto secco. Io sono amante degli animali, però quando vedo uscire delle sembianze da orango, io resto ancora sconvolto".

GIUDIZIO IMMEDIATO- Dopo aver acquisito l'audio di quel comizio, registrato da un giornalista, i due sostituti procuratori di Bergamo Gianluigi Dettori e Maria Cristina Rota avevano iscritto Calderoli nel registro degli indagati.

Ieri è stata firmata la richiesta di giudizio immediato, giustificata dall'evidenza della prova. Dal momento in cui riceverà l'atto della procura il giudice delle indagini preliminari avrà tempo cinque giorni per disporre il giudizio immediato oppure per rispedire il fascicolo all'accusa, suggerendo di procedere con l'ordinaria richiesta di rinvio a giudizio.

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