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Scusate, avreste un minuto per il Cespp?

  • Mercoledì, 22 Gennaio 2014 09:33 ,
  • Pubblicato in Flash news

Lipperatura
22 01 2014

D’accordo, avevate un mucchio di cose da fare: liti fra correnti, curriculum da esaminare, dichiarazioni da rilasciare. D’accordo, eravate impegnatissimi, e Roma non è una città semplice, per carità. D’accordo, le problematiche che riguardano le donne e la violenza contro le medesime sono in discesa libera nella curva dell’attenzione e del “fa trend prendere posizione su” (oggi si porta bene altro, domani chissà). Tutto quello che volete, ma una parolina, una sola, sul Centro Antiviolenza di Tor Bella Monaca no? No?
Di seguito, il testo della petizione, qui per firmare, e gentilmente non dimenticate nulla di tutto questo al prossimo voto.

Mi chiamo Stefania Catallo e sono la responsabile e fondatrice del Centro di Supporto Psicologico Popolare di Tor Bella Monaca, quartiere della periferia di Roma. In due anni abbiamo portato avanti un lavoro in condizioni di totale autofinanziamento e autogestione per tutelare soprattutto le donne vittime di violenze. Queste donne, umiliate e sbandate, che non sapevano con quali istituzioni parlare e quale percorso intraprendere, hanno trovato ascolto ed accoglienza con e tramite il centro.

È anche grazie al lavoro di ascolto e supporto psicologico, la creazione di gruppi di auto-aiuto e corsi di recitazione con la produzione - sempre autofinanziata - di spettacoli e pièce di denuncia sociale e civile che le circa 1000 donne transitate nel centri in questi due anni sono rimaste vive. Non sono morte.

Sono state aiutate nel percorso di consapevolezza del proprio valore fuori dalla coppia e sostenute in quello di denuncia dei propri uomini violenti. Non abbiamo mai avuto fondi né dalle istituzioni né dai servizi sociali: quello che abbiamo fatto è stato totalmente creato da noi.

Ora il Cespp non ha più tempo: ospitato gratuitamente dal maggio 2011 nei locali dell’associazione “Sirio87” - con cui non ha nulla in comune rispetto alle attività prodotte -si ritrova a subire la situazione determinata da vicende precedenti e sconosciute al Cespp. Vicende tra la “Sirio 87″ e i legittimi proprietari dei locali che hanno determinato la sospensione delle attività a causa dello sfratto della “Sirio 87″ che, fissato lo scorso 14 gennaio, è tuttora pendente.

Va da sé che per la delicatezza delle situazioni di cui ci occupiamo abbiamo dovuto interrompere le attività. In un colpo solo sono saltati il servizio del centro antiviolenza ed è stato eliminato un punto di riferimento per le centinaia di persone che gravitano intorno alla struttura.

Donne soprattutto, ma anche uomini, come quelli che recitano nello spettacolo nato dalle sedute di ascolto nel centro “Sulla pelle delle donne”, che è il titolo del primo reportage giornalistico realizzato per RaiNews da Mariella Magazù, in cui si racconta del lavoro di contrasto alla violenza contro le donne in una periferia degradata dall’indifferenza istituzionale, quando la parola “femminicidio” non esisteva per i media e neppure per il Codice italiano.

Il Cespp è un progetto sociale che ha dato vita anche ad un progetto culturale. Già ora il Centro è stato costretto a sospendere il servizio a causa della mancanza di un locale idoneo nel quale operare. Tor Bella Monaca è un quartiere definito a rischio, dove alto è il numero di chi sta scontando una pena agli arresti domiciliari e forte è il mercato dello spaccio.

Da quando il Cespp ha iniziato il suo lavoro il 27 maggio 2011 sono stati raggiunti alcuni importanti obiettivi e il centro è diventato una realtà ben radicata nel tessuto sociale. Ora devo tutelare gli interessi del centro antiviolenza e delle persone che usufruiscono di questo importantissimo servizio. Questi locali erano stati assegnati dal Comune a ‘Sirio87’ nel 1999. Poi si sono accorti che non erano comunali e se li sono rivenduti, nonostante l’opposizione dell’associazione.

Negli ultimi mesi ho chiesto aiuto al VI Municipio, chiedendo di poter avere un’alternativa sul territorio, come uno spazio confiscato alla Mafia o in disuso: ecco perché la petizione, oltre che al sindaco di Roma Ignazio Marino (in questo quartiere sono tanti gli edifici del Comune abbandonati a se stessi e dentro i quali sarebbe possibile proseguire la nostra attività), è indirizzata anche alla Consigliera nazionale del ministro dell’Interno per le politiche di contrasto alla violenza contro le donne e al femminicidio, Isabella Rauti.

Questa indifferenza, oggi come ieri, non è solo uno schiaffo al nostro lavoro, ma alle centinaia di donne morte durante questi anni e a tutte quelle che, per loro fortuna, sono ancora vive grazie al lavoro di chi come noi cerca di fermarne la mattanza.

Sul territorio, attraverso l’informazione e l’impegno civile di chi prende parte attiva di cambiamento e buone pratiche. Come il sostituto procuratore della Repubblica di Roma, Erminio Amelio - pm nel processo sulla strage di Ustica e in quello per l’uccisione dell’agente dei servizi segreti Nicola Calipari - che recita nel ruolo di un femminicida. La pièce, il 25 novembre scorso - Giornata mondiale contro la violenza sulle donne - è andata in scena in anteprima nel carcere maschile di Rebibbia, e il 13 gennaio nella sezione femminile dello stesso penitenziario.

Il Cespp è anche questo.

Aiutateci a non chiudere.

Stefania Catallo

Mancano le risorse, dopo sedici anni, chiude Lido Donna

  • Martedì, 21 Gennaio 2014 11:57 ,
  • Pubblicato in Flash news

IL Gazzettino
21 01 2014

Chiude i battenti l'associazione Lido Donna. Il comune di Venezia non ha più i fondi, pur trattandosidi cifre certo non esorbitanti, per mantenere in vita l'associazione contribuendo alle spese vive necessarie, come, per esempio, il canone di affitto della sede ...

Sotto minaccia gli spazi delle donne

  • Martedì, 21 Gennaio 2014 09:27 ,
  • Pubblicato in Flash news

Un altro genere di comunicazione
21 01 2014

Negli ultimi anni assistiamo a numerosi tentativi di far chiudere gli spazi delle donne. Un centro antiviolenza situato nel quartiere di Tor Bella Monaca di Roma, quartiere dove il numero di reati è altissimo, sta rischiando di chiudere. Il centro antiviolenza gestito da Stefania Catallo si è finanziato automaticamente per due anni perché durante il Governo Berlusconi sono stati tagliati i fondi destinati ad aiutare le donne vittime della violenza maschile. Questo spazio ha permesso a tante donne di sopravvivere alla violenza dei propri mariti/compagni.

Il nostro Stato che fa tante retoriche contro il femminicidio sta però permettendo la sua chiusura. Nel dl contro il femminicidio non c’è alcun provvedimento di ripristino dei fondi così il centro Tor Bella Monaca, come tantissimi, sta rischiando la chiusura. Il centro è sotto sfratto ed è una cosa gravissima che questo accada in un paese “civile”. Un paese che si definisce come la culla dei diritti delle donne può permettere l’abbandono a sé delle vittime di violenza e la riconsegna ai loro carnefici?

Su Change è stata aperta una petizione indirizzata al sindaco di Roma e in poco tempo ha raggiunto quasi 20mila firme (qui per firmare).

Pochi giorni dopo assistiamo all’ennesimo atto di intimidazione verso il centro femminista situato a Via dei Volsci 22 a Roma. Qui la testimonianza:

“Con quella della notte tra sabato e domenica scorsa salgono a 5 le potenti bombe carta (la prima il 30 dicembre) la cui esplosione ha reso quasi inagibile la storica sede politica autogestita di femministe e lesbiche in via dei volsci 22. La porta in ferro è stata completamente divelta e si è dovuto ricorrere all’opera del fabbro per riparare i danni. Le precedenti esplosioni, denunciano le occupanti, hanno procurato gravi danni usati in maniera pretestuosa dalla proprietà che da quattro anni prova a rientrare in possesso del locale per metterlo all’asta”. Fonte QUI

Le femministe e lesbiche, inoltre, da tempo subiscono minacce, insulti sessisti e omofobi attraverso disegni offensivi sulla porta e sulle pareti della sede. E’ segno di un tentativo di impedire alle donne di fare politica, sintomo della paura e il disprezzo delle donne (e della propria autodeterminazione) ancora diffusi nel nostro Paese. Il disprezzo verso il femminismo, verso l’omosessualità femminile, sono segni di una cultura patriarcale di cui è intrisa Roma e tutta l’Italia.

Il centro 22 esiste dal ’77 e dall’89, cioè da quando è diventato femminista subisce numerosi tentativi per indurre le donne a mettere all’asta il locale e abbandonare la sede, dunque costringendo le donne a interrompere la pratica di politica femminista e lesbica al fine di contrastare il patriarcato. Lo spazio si occupa di pratiche di liberazione e di percorsi per il contrasto della violenza sulle donne, ivi sono partite mobilitazioni, incontri cittadini e nazionali per sviluppare percorsi politico-culturale femministi e lesbici.

Il Fatto Quotidiano
03 12 2013

La violenza sulle donne è un problema degli uomini. Da questa premessa si sviluppa il nuovo saggio di Ediesse “Il lato oscuro degli uomini”, curato da Alessandra Bozzoli, Maria Merelli, Maria Grazia Ruggerini. Le tre studiose, fondatrici della società “Le nove” – che si occupa di ricerche da una prospettiva di genere in Italia, Europa e nell’area del Magreb – hanno fatto il punto sulle esperienze d’avanguardia rivolte agli uomini violenti in Italia, mettendole a confronto con quelle del resto del mondo. Il risultato è una mappatura, la prima di questo tipo, delle azioni e degli interventi per gli uomini in ambito privato e pubblico che ribadisce la necessità di spostare l’attenzione sulla “questione maschile” che tutta la violenza di genere sottende, in modo da operare sulle radici del fenomeno e interrompere la sua “trasmissione” alle nuove generazioni. Dal testo emerge che una trasformazione è già in atto. Ci sono, infatti, uomini che hanno trovato nel venire meno delle certezze della cultura patriarcale un’occasione di libertà e che hanno capito che la questione della violenza di genere è culturale e politica.

Nelle 440 pagine del volume vengono descritte le iniziative di sensibilizzazione, ascolto, incontro, intervento psico-educativo, realizzate da: Progetto uomini non più violenti di Bergamo, ‘Consultorio per gli uomini e gli interventi sulla violenza di genere’ di Bolzano e Rovereto, ‘Centro ascolto uomini maltrattanti’ (Cam) di Firenze, ‘Centro trattamento maltrattanti’ di Forlì, ‘Il lato oscuro – L’aspetto della sofferenza’ di Genova, ‘Centro italiano per la promozione della mediazione’ (Cipm) di Milano, centro ‘Stop alla violenza domestica’ (Savid) di Milano, ‘Presidio criminologico territoriale‘ sempre a Milano come anche il progetto ‘Uomini non più violenti’, Centro liberiamoci dalla violenza (Ldv) di Modena, progetto ‘In rete’ di Ferrara, progetto ‘Liberi dalla violenza‘ di Rimini, progetto ‘Relazioni libere dalla violenza‘ di Roma, progetto di ‘Be free‘ di Roma, ‘Sportello telefonico per l’ascolto del disagio maschile‘ di Torino, “Interpares/Intervento con uomini violenti” di Trieste (3203735663). Vengono anche analizzati nuovi progetti in fase di realizzazione. Tra questi, l’intervento che sta per essere avviato nel territorio di Caserta da parte del centro antiviolenza della cooperativa ‘Eva’.

“Il lato oscuro degli uomini” contiene una serie di riflessioni, proposte e testimonianze di studiose e operatori con diversi ruoli professionali che lavorano nell’ambito della lotta alla violenza di genere. Tra questi, solo per citarne alcuni, il sociologo Marco Deriu, la criminologa Francesca Garbarino, la psichiatra Chantal Podio, il counselor Michele Poli. Una pluralità di voci per analizzare, da diverse angolazioni, le ragioni e le motivazioni che “spiegano” i comportamenti violenti degli uomini e per ribadire la necessità di un cambio di ottica in grado di trasformare “il maschile” da problema a risorsa nella lotta contro la violenza. Nel testo si trovano anche una lettura delle leggi esistenti, con analisi dell’impostazione e dei limiti; un esame dei modelli comunicativi apparsi nelle recenti campagne pubbliche di sensibilizzazione; lo sguardo dei figli come motivazione alla scelta della “cura” da parte degli uomini.

In appendice poi il recente decreto legge “sul femminicidio”, convertito nella legge del 15 ottobre 2013 numero 119 con un commento in cui vengono messi sotto accusa “gli estremi della straordinarietà” (la situazione infatti è grave almeno dal 2006, periodo dei primi dati Istat disponibili), il ricorso al diritto penale “il più debole intrinsecamente quanto a capacità di incidere sui rapporti di potere” e non utile né per la prevenzione né come deterrente, l’uso non coerente del linguaggio utilizzato. In generale, si legge, “la filosofia del decreto comporta una riduzione dell’autodeterminazione della donna a vantaggio di una logica di irrigidimento e preteso efficientismo delle attività di polizia giudiziaria e processuali”.

Corriere della Sera
21 10 2013

Da uomo mi rimane l’imbarazzo per questa tutela. La presidente di Ankyra mi risponde: «Il problema è così ampio e complesso che la distinzione per sesso non è più sufficiente per capire».

di Massimo Rebotti*

Un centro anti-violenza che si occupi anche degli uomini oggetto di soprusi in famiglia. Nasce a Milano Ankyra, si rivolge senza distinzione alle vittime (“uomini, donne, bambini”, scritto in quest’ordine e non è casuale) e i promotori sanno già ­­- perché se lo sono posti loro per primi – qual é il rischio che corrono: apparire, anche se in buona fede, come chi mette sullo stesso piano fenomeni non paragonabili.

Le donne vittime di violenza domestica sono migliaia e migliaia, degli uomini non si parla ma, è chiaro, infinitamente di meno. Veronica Cardin, neurologa, la presidente di Ánkyra ( áncora, dal greco) risponde con metodo scientifico: «È proprio studiando i casi più rari, una donna che vessa un uomo, che si capisce di più del problema nel suo complesso: che è la violenza dentro la famiglia, a prescindere da chi la esercita».

Al centro milanese lavoreranno medici, psicologi, avvocati e sociologi (donne e uomini), «l’idea ci è venuta perché nei centri per donne maltrattate a volte arrivano anche telefonate di uomini: non sanno a chi rivolgersi, sono soli». La violenza delle donne sugli uomini, sostengono i promotori del centro, ha caratteristiche molto diverse: è psicologica, fatta di ricatti, minacce, denigrazione, strumentalizzazione dei figli. Raramente diventa fisica, «ma anche i casi di violenza vera e propria sono certamente di più di quanto appare» aggiunge la dottoressa Cardin «gli uomini si vergognano, non denunciano, ne va della loro virilità».
Da uomo mi rimane l’imbarazzo per questa tutela a fronte della serie infinita di femminicidi in Italia. La presidente di Ankyra mi risponde così: «La violenza domestica ormai è un problema così ampio e complesso che la distinzione per sesso non è più sufficiente per capire, è superata».

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