La crisi sociale e ambientale che viviamo in Europa da molti anni ha prodotto effetti drammatici di lunga durata. Non bastano annunci di ripresa o qualche dato economico in controtendenza, ma sono necessarie risposte inedite, radicali e coraggiose.
Le Officine ex-RSI (manutenzione dei treni notte, ex Wagon Lits) sono state occupate il 20 febbraio 2012 dagli operai in cassa integrazione. Il 1° giugno 2013, di fronte al fallimento dell’azienda decretato dal Tribunale di Lecco, un’ampia coalizione sociale, che da tempo già sosteneva la vertenza operaia, ha riaperto i cancelli della fabbrica con un progetto di riconversione, per dare nuove prospettive all’occupazione già in atto.
Oggi, dopo due anni, Oz-Officine Zero rappresenta un'esperienza innovativa di economia collaborativa a Roma e nel Lazio. Eliminando ogni relazione verticale, operai, artigiani, freelance e studenti si uniscono e mettendo in sinergia produzione materiale e immateriale. Attraverso l'intreccio di competenze prende piede il progetto di riconversone produttiva, all'insegna del riuso e della sostenibilità ambientale. Vengono recuperati gli spazi, ripristinati i macchinari e, grazie a ciò, attivate le officine di riparazione e upcycling, uno spazio di coworking per freelance e professionisti atipici, una “Camera del Lavoro Autonomo e Precario” con servizi di assistenza legale, fiscale e previdenziale, uno studentato universitario e una mensa popolare.
Il riuso, la trasformazione, la rottura dello schema tradizionale prodotto-consumo-rifiuto sono l'anima del progetto di riconversione, in linea con le nuove indicazioni strategiche europee in materia di prevenzione ambientale ed uso efficiente delle risorse. Questo fa di OZ- Officine Zero un prototipo innovativo di riconversione produttiva ed ecologica, riconosciuto e studiato a Roma e in molti paesi del mondo, grazie alla fitta rete di realtà incontrate in campo lavorativo, istituzionale e accademico e grazie al sostegno dei movimenti sociali che lo accompagnano dalla nascita.
Un'esperienza che rischia di chiudersi.
La curatela fallimentare ha infatti messo in moto le procedure che, dopo il 15 novembre 2015, porteranno all'asta dei beni mobili e immobili, con il rischio che un enorme patrimonio di questa città venga svenduto, senza alcuna tutela dell’area e del lavoro. Per questo OZ-Officine Zero ha bisogno di mobilitazione e sostegno immediato da più parti.
Facciamo dunque appello alla società civile, ai lavoratori e alle lavoratrici, ai movimenti, alle organizzazioni sindacali, alle associazioni. Chiediamo con forza alle Istituzioni (Regione Lazio e Roma Capitale in primis) di dare continuità agli impegni presi finora, scongiurando lo sgombero, tutelando il futuro occupazionale dei lavoratori e sostenendo il progetto di riconversione.
Non si tratta di difendere solo uno spazio e un progetto, ma di affermare la praticabilità di un'alternativa concreta alla crisi: attraverso la cooperazione e il mutualismo si può produrre occupazione, per combattere la povertà, la speculazione edilizia e la devastazione ambientale.
Mario Agostinelli (Esperto di energia, ex-dirigente ENEA) - Fabio Alberti (Direttore di Un Ponte Per) - Giso Amendola (Docente di Sociologia del diritto presso l'Università di Salerno) - Association pour l'autogestion (France) - Dario Azzellini (Johanes Kepler Universitat Linz) - Andrea Baranes (Economista, Fondazione Banca Etica) - Piero Bernocchi (Portavoce Nazionale COBAS) - Marco Bersani (Attac Italia) - Bruno Cartosio (Docente di storia dell’America del Nord all’università di Bergamo) - Alberto Castagnola (Economista) - Maurizio Cavalieri (Presidente dell'Associazione Operatori del Mercato di Porta Portese) - Carlo Cellamare (Docente di urbanistica, La Sapienza) - Chef Rubio (Artista) - Cooperativa Textil Pigue (Fabbrica recuperata, Argentina) - Coordinamento degli Spazi Collaborativi della Città Metropolitana di Roma (rete coworking, roma) - Luigi Corvo (Docente do Economia delle aziende non profit e delle imprese sociali, Università di Torvergata) - Marina Crialesi (Attrice) - Giuseppe De Marzo (Libera Contro le Mafie) - Marica Di Pierri (Associazione A Sud) - Alessandra Di Pietro (Sceneggiatrice) - Enzo Di Salvatore (Costituzionalista, università di Teramo) - Roberto Ditta (Fotografo) - Don Pasta (Artista) - Daniele Gaglianone (Regista) - Garrincha Dischi, (Etichetta discografica) - Elio Germano (Attore) - Augusto Illuminati (Docente di Storia della Filosofia Politica, Università di Urbino) - Augusto Lacala (Presidente della Rete Nazionale Operatori dell'Usato) - Maurizio Landini (Segretario generale FIOM) - Sara Lorenzini (Attrice) - Michele Luminati (Direttore Istituto Svizzero) - Raniero Maggini (Presidente di Occhio del Riciclone ) - Rossella Marchini (Architetto) - Ugo Mattei (Docente di diritto civile all'Università di Torino) - Sandro Mezzadra (Docente di storia delle dottrine politiche, Università di Bologna) - Eduardo Murua (IMPA, Movimiento nacional de empresas recuperadas) - Paolo Napoli (Directeur d'études à l'EHESS – Paris) - Martina Pignatti (Presidente di Un Ponte Per) - Giovanna Ricoveri (economista, teorica dei beni comuni) - Ri.Maflow (Fabbrica recuperata di Trezzano sul Naviglio) - Gianni Rivieccio (Produttore) - Andres Ruggeri (Facultad Abierta, Università di Buenos Aires) - Italo Sabetta (Regista) - Enzo Scandurra (Urbanista) - Sara Serraiocco (Attrice) - Marina Sitrin (City University New York) - Antonello Sotgia (Urbanista) - Lo Stato sociale (Band Musicale) - Ivan Stomeo (Sindaco di Melpignano) - Riccardo Troisi (docente dell'Universidad coopertiva de Colombia; comune.info) - Guido Viale (Economista) - Paolo Virno, (Docente di filosofia del linguaggio, Roma 3) - Tonino Zangardi (Attore) - Zerocalcare (Fumettista) - Davide Zurolo (artista) - Wu Ming (collettivo di scittori)
ASSEMBLEA PUBBLICA A SOSTEGNO DI OZ-OFFICINE ZERO Giovedì 26 novembre, ore 18.00
Il progetto di Oz - Officine Zero è a rischio
Il meccanismo dell'asta fallimentare si è definitivamente messo in moto e il rischio di chiusura è imminente.
Officine Zero nasce come risposta alla crisi delle Officine ex-RSI, che per quasi un secolo hanno lavorato alla manutenzione dei treni notte. Occupate nel 2012 dagli operai in cassa integrazione, il 1° giugno 2013, di fronte al fallimento dell’azienda decretato dal Tribunale di Lecco, un’ampia coalizione sociale, che da tempo già sosteneva la vertenza operaia, ha riaperto i cancelli della fabbrica con un progetto di riconversione, per dare nuove prospettive all’occupazione già in atto.
Oggi, dopo due anni, Oz-Officine Zero rappresenta un'esperienza innovativa di economia collaborativa, in cui operai, artigiani, freelance e studenti si uniscono, mettendo in sinergia produzione materiale e immateriale. Officine di riparazione, riuso e upcycling, uno spazio di coworking, una “Camera del Lavoro Autonomo e Precario” con servizi di assistenza legale, fiscale e previdenziale, uno studentato universitario e una mensa popolare. Tutto questo e molto altro è Oz-Officine Zero, una fabbrica recuperata e riconvertita, aperta alla città e ai movimenti.
Oggi tutto questo è a rischio ed è arrivato ad un momento di svolta. Dopo la recente vendita della filiale di Lecco della ex RSI, i tempi si sono bruscamente accelerati, i beni della società sono sottoposti a procedimento fallimentare in attesa di asta. Per anni la situazione è rimasta in stallo, senza prospettive di reintegro per gli ex-operai, senza un orizzonte produttivo per le officine, con il rischio di una speculaizone alle porte.
Oggi Oz-Officine zero ha bisogno del sostegno di tanti. Non si tratta di difendere solo uno spazio e un progetto, ma di affermare la possibilità di un'alternativa concreta alla crisi. In una città commissariata, con un sindaco destituito dall’alto, dove continuano a governare poteri forti e passioni tristi, dove la privatizzazione avanza e la precarietà è la regola, dove ogni progetto innovativo dal basso viene ostacolato, è tempo di alzare la testa e di mettere in comune i frammenti più vivi.
Per questo vi invitiamo a partecipare giovedì 26 novembre ad una ampia assemblea pubblica in cui a partire dal progetto e dall’attuale emergenza di OZ - Officine Zero vorremmo costruire collettivamente un dibattito di più ampio respiro che si interroghi sulle trasformazioni che investono il mondo del lavoro, le città e la vita stessa delle persone.
E’ la prima volta. I cowork italiani si mettono in rete e sposano la battaglia di Acta, Alta partecipazione e Confassociazioni contro l’aumento dell’aliquota previdenziale della gestione separata Inps dal 27,72% al 29,72%: “Non siamo i bancomat del governo”. inCowo a Milano, LoFoIo a Firenze, Re Federico a Palermo e Millepiani a Roma hanno aperto le loro stanze per una battaglia che riguarda anche i freelance che le frequentano giornalmente, trovando così occasioni per fare rete, lavorare, progettare. E’ una prima dimostrazione di come l’attività professionale, basata sullo scambio di conoscenze, possa coniugarsi con un’attività mutualistica.
L’azione è stata molto semplice. Con il tam tam in rete, e il passaparola, ai freelance è stato chiesto di portare nei cowork i loro salvadanai per romperli. Farsi fotografare da soli o in gruppo e poi condividere l’immagine. Così è stato. Un governo che rompe i salvadanai per raccattare le ultime risorse da coloro che sono i meno tutelati nel mondo del lavoro italiano. Questo è il senso.
I nuovi poveri sono gli autonomi a partita Iva
La questione previdenziale riguarda tutti coloro che non hanno un lavoro subordinato a tempo indeterminato. Iscritti, e non alla gestione separata, tutti hanno lo stesso problema: il peso fiscale e contributivo non corrisponde all’erogazione di diritti sociali fondamentali. Quella contro la gestione separata è la prima battaglia che può sedimentare una condizione comune e il riconoscimento che da soli si può poco. Insieme si può arrivare a un risultato.
E’ successo alle 19,33 del 3 dicembre. La puntualità si spiega con la campagna originariamente lanciata da Acta: Dica No 33. Il “No” è contro l’aumento fino al 33,72% entro il 2019 imposto dalla riforma Fornero delle pensioni per i contributi che lavoratori autonomi e parasubordinati iscritti alla cassa dell’Inps.
Una lotta iniziata nel 2012 e giunta quest’anno alla terza edizione. Da allora la politica non ha saputo trovare un rimedio duraturo ad un’iniquità praticata ai danni dei nuovi poveri a partita Iva. Da allora, sempre a dicembre, nella legge di stabilità, il parlamento ha trovato una manciata di milioni per rimandare il problema all’anno successivo.
Da parte loro, i freelance chiedono una riforma di sistema: equa, perchè l’aliquota torni al 24%, la percentuale versata da altri autonomi come gli artigiani. E universale: perché i contributi versati per la malattia (lo 0,72% dell’aliquota) non permette di affrontare malattie gravi. Come sta denunciando in questi mesi la freelance toscana Daniela Fregosi con la sua battaglia per il diritto alla malattia per tutti gli autonomi.
Acta, Alta Partecipazione e Confassociazioni hanno lanciato un appello pochi giorni fa. Il governo Renzi ha preparato una gigantesca trappola per tutte le figure del lavoro indipendente, proprio quelle che più volte ha celebrato come i «campioni» dell’innovazione, delle start up e delle «nuove professioni».
Una contraddizione politica di primo piano cresciuta di mese in mese, e annuncio dopo annuncio. La revisione del regime agevolato per le partite Iva under 35 i minimi comporterà per gli autonomi e i professionisti una stretta drammatica sui ricavi già ridotti all’osso e un incremento triplo del prelievo fiscale.
Per dare un’idea: con un compenso lordo medio di 18.640 euro, il reddito netto di una partita Iva iscritta alla Gestione separata Inps sarà di 8.679 euro annui, 723 euro al mese. Dopo tasse e contributi, in tasca a questi lavoratori restano oggi 515 euro. Con l’aumento dei contributi e delle tasse, questo reddito danneggerà ulteriormente i nuovi poveri con la partita Iva.
Anna Soru, presidente di Acta, ha colto la vera contraddizione del governo Renzi: «La verità è che il governo smart colpisce i freelance e l’economia 2.0. Parla del nuovo, ma guarda solo al vecchio. E allora, la cosa migliore da farsi è scendere in campo contro l’Inps che ci usa come bancomat per riempire le casse vuote di altre gestioni».