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Chi dorme poco è incline all’internet-dipendenza

Corriere della Sera
27 10 2014

Assolti tablet e telefonini, non sono loro i colpevoli. Al contrario: chi è predisposto all’insonnia sarebbe più vulnerabile a un uso compulsivo dei media elettronici

di Danilo di Diodoro

Si diventa insonni perché non ci si riesce a staccare da computer, tablet e smartphone, o si è già insonni e allora anche di notte si rimane incollati a schermi e tastiere? Questi strumenti sono importanti mezzi di stimolo cognitivo, ma se il loro uso interferisce con qualità e quantità di sonno, allora potrebbero avere un effetto negativo sull’apprendimento, che invece necessita di un buon riposo. Secondo una ricerca realizzata da psicologi canadesi e pubblicata sul Journal of Sleep Research, chi tende a usare fino a tardi i media elettronici ha già per proprio conto difficoltà a prendere sonno. La ricerca inverte la tendenza rispetto a studi precedenti, che avevano attribuito l’aumento delle insonnie alla difficoltà a separarsi da Facebook o Twitter, da altri social network, e più in generale dai diversivi offerti dall’elettronica. Dicono gli autori dello studio, Royette Tavernier e Teena Willoughby del Department of Psychology della Brock University di St Catharines, nell’Ontario: «Il nostro studio longitudinale su un campione di universitari è durato tre anni ed è stato il primo a esaminare la direzione dell’effetto tra due importanti caratteristiche del sonno (la sua durata e la presenza di disturbi del sonno) e due indici di utilizzo di media (uso di televisione e social network)».

A un migliaio di studenti universitari tra i 17 e i 25 anni è stato sottoposto un questionario, rilevando le loro abitudini nel corso della settimana e durante il weekend, momenti che hanno differenti pattern sia per il tempo dedicato al sonno sia per le modalità d’uso dei media elettronici. «Lo studio - spiegano gli autori - ha indicato che le preesistenza di problemi del sonno era in grado di predire la quantità di tempo trascorsa guardando la tv o sui social network. Al contrario, il tempo trascorso davanti ai media elettronici non era in grado di predire l’eventuale presenza di disturbi del sonno». Ciò a cui la ricerca sembra non rispondere è come se la passassero gli insonni quando ancora non esisteva l’elettronica, quando non ci si poteva collegare a internet 24 ore su 24. Ad esempio, se un buon libro potesse tenere loro compagnia, ma anche tenere sveglio chi altrimenti avrebbe dormito. «D’altra parte, il periodo degli studi universitari rappresenta per molti il momento in cui ci si allontana dalle abitudini familiari - dice il professor Giuseppe Plazzi, del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna, IRCCS Scienze Neurologiche Ausl di Bologna -. Molti prediligono lo studio notturno e questo potrebbe rappresentare l’espressione di una particolare attitudine circadiana, ossia di un loro specifico cronotipo».

Un altro studio ha poi esplorato il rapporto tra l’utilizzo di Facebook e la qualità del sonno. È noto che questo social network può generare forme più o meno intense di dipendenza perché rappresenta una sorta di finestra sui fatti degli altri. Lo studio è stato effettuato da ricercatori della Scuola di Medicina dell’Universitad Peruana de Ciencias Aplicadas di Lima, in Perù, guidati da Isabella Wolniczak, ed è stato pubblicato su PLOS One. Si tratta di uno studio “trasversale”, metodologia che rileva l’associazione tra un fenomeno e un altro, senza che sia possibile capire quale dei due sia la causa. La ricerca ha messo in evidenza che tra gli oltre 400 universitari analizzati, un sonno di scarsa qualità era presente in circa il 50per cento dei soggetti. L’uso smodato di Facebook era invece presente in circa il 9 per cento dei soggetti. Tra questi ultimi la frequenza dei disturbi del sonno era però decisamente superiore. Gli autori propongono diverse possibili spiegazioni di questa associazione: forse alcuni studenti avviano Facebook quando hanno terminato le attività quotidiane, un momento che facilmente corrisponde con quello del sonno; oppure si sviluppa dipendenza per alcune attività di Facebook, come i messaggi e i giochi online. Infine, l’uso smodato di Facebook potrebbe essere responsabile di vissuti di solitudine e isolamento, che già in precedenza altre ricerche hanno dimostrato essere esse stesse causa di insonnia.

Le pene d'amore sono considerate dipendenze"La pena d'amore è come una dipendenza, come la mancanza di una droga. È proprio quello che ho voluto dimostrare. Abbiamo scoperto delle attività in una regione cerebrale che è collegata con tutte le dipendenze, non importa se la droga si chiama cocaina, eroina, nicotina, gioco d'azzardo, sesso compulsivo. Il centro della dipendenza è collegato con il sistema dopaminico".
Christine Loriol, la Repubblica ...

La Repubblica
06 10 2014

Le unità sanitarie parlano anche di almeno 700 intossicati. La nuova sostanza, di cui si conosce ancora poco la natura tossicologica, viene fumata soprattutto da adolescenti.

 

MOSCA - Almeno 25 morti e oltre 700 intossicati, molti in modo grave: la "spice", nuova droga leggera che viene fumata soprattutto dai giovani, continua a mietere vittime in Russia, dove oggi l'authority per il controllo del narcotraffico ha presentato una sorta di bilancio aggiornato. Secondo il direttore Viktor Ivanov, riporta Ria Novosti, dal 19 settembre le unità sanitarie di varie regioni russe hanno cominciato a registrare un numero crescente di casi di avvelenamento da "miscela da fumo, compresi molti adolescenti". "Al momento sappiamo di oltre 700 casi di intossicazione, di questi oltre venticinque con esito letale", ha riferito Ivanov al comitato antidroga statale.

La "spice" è una miscela di estratti vegetali e sostanze psicoattive di cui si conosce ancora poco la natura tossicologica, spiegano i media russi, che da giorni seguono la vicenda. L'ipotesi è che sul mercato russo sia arrivata una miscela particolarmente pericolosa. Secondo la "mappatura" dei casi di morte e avvelenamento, è diffusa soprattutto in provincia, ma ci sono state almeno tre vittime anche a Mosca.

Storie di giovani e alcol

I primi tempi va bene: "Mi sentivo meglio, mi aiutava a vincere la noia". La dipendenza era in agguato: "Dopo un anno arrivavo in classe già ciucco. Un po' di bottiglie le ho prese dalla cantina di mio padre, il resto al supermercato, un litro di vino a un euro e 80". 
Riccardo Bruno, Corriere della Sera ...

Corriere della Sera
22 09 2014

Paolo Di Stefano

Ci sono alcuni elementi confortanti nell'ultima relazione sull'uso di alcol emanata dal Ministero della Salute. Il più sensibile è che l'Italia è capofila nella percezione del problema: i nostri giovani hanno, rispetto ai coetanei europei tra i 15 e i 24 anni, un'ottima consapevolezza del rischio legato all'uso occasionale di alcol. ...

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