×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 415

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 407

Il Fatto Quotidiano
29 05 2014

L’Aula della Camera ha approvato il disegno di legge sul divorzio breve. Il ddl che prevede l’abbassamento dei tempi a 6 mesi per il consensuale e a 12 mesi per il giudiziario. La commissione Giustizia aveva dato il via libera il 14 maggio. I voti favorevoli sono stati 381, i contrari 30, gli astenuti 14.

Le nuove procedure, applicabili anche per i procedimenti in corso, introducono la cancellazione dell’obbligo di un periodo di separazione di 3 anni prima di poter avviare la pratica del divorzio. Il termine per ottenere il divorzio scende così a 12 mesi per la separazione giudiziale e a 6 mesi per la consensuale, indipendentemente dalla presenza o meno di figli. Inoltre, in caso di contenzioso, il termine decorre dalla notifica del ricorso. Il testo approvato dalla Camera dispone che la comunione dei beni della coppia si sciolga quando il giudice autorizza i coniugi a vivere separati o al momento di sottoscrivere la separazione consensuale. Il ddl passa ora al vaglio del Senato.

“Questa legge è a favore del matrimonio perchè non alimenta la paura dell’odissea giudiziaria cui bisogna sottoporsi se le cose finiscono male”. A dirlo nell’Aula della Camera è Luca D’Alessandro di Forza Italia, relatore della proposta di legge, che sottolinea “si tratta di una scelta di laicità senza estremismi”.

“Abbiamo impiegato 11 anni a raggiungere un accordo che arriva a 40 anni dal referendum sul divorzio. Oggi si colma un vuoto riconoscendo che la società italiana nel tempo è cambiata”, sostiene Alessia Morani del Partito democratico. “La lunghezza del contenzioso – spiega – è un danno soprattutto per i figli ed aggrava i costi delle famiglie e dello Stato. Ora andiamo avanti sul tema dei diritti civili nell’ambito della stagione di grandi riforme inaugurata dal Pd”.

“È una conquista civile che ci mette a passo con la Ue e che è resa possibile anche dalla presenza in questo Parlamento del M5S”, ha aggiunto il deputato Cinque stelle Alfonso Bonafede. “Non vogliamo mettere il cappello su questo risultato – spiega – ma siamo alla dimostrazione che quando il Pd non mette ghigliottine sul dibattito parlamentare e non si fanno inciuci ma si prendono decisioni nell’interesse della gente noi ci siamo e collaboriamo”.

Parere contrario invece quello del Nuovo centrodestra. “Siamo arrivati a un matrimonio liquido per una società liquida, e non credo che questa volta abbiamo agito per il bene comune”, ha affermato Eugenia Roccella, annunciando il suo voto contrario al provvedimento.


Gray divorce: separarsi dopo i 60 anni

  • Martedì, 27 Maggio 2014 08:39 ,
  • Pubblicato in Flash news

DRepubblica
27 05 2014

A 40 da referendum sul divorzio molte cose sono cambiate. Non da ultimo l'età cui si decide di dire basta e concludere una relazione decennale, ventennale o addirittura trentennale. In America lo chiamano "gray divorce", ovvero il divorzio dai capelli grigi, quello concluso tra partner di 60 anni o più. Un fenomeno in crescita anche in Italia, complice l'indipendenza economica delle donne, una maggiore elasticità morale, ma anche e soprattutto una consapevolezza di sé e dei propri bisogni. Chi si interroga sulle conseguenze, preannuncia una generazione di persone più sole e più povere.

Quando a 16 anni Paul McCartney ha scritto "When I'm sixtyfour", la canzone con cui chiedeva alla propria donna se lo avrebbe amato ancora a 64 anni, non immaginava di certo che nel 2006, sarebbe stato lui (sessantaquattrenne) a rispondere di no. Fra i divorziati vintage, il profetico baronetto non è certo il solo. Sui due lati dell'Oceano, infatti, le statistiche confermano la tendenza: uno su quattro fra i matrimoni che finiscono con un addio ha per protagonista un baby boomer. Un dato in crescita del 50% dal 1990, a cui, secondo gli esperti americani, hanno contribuito soprattutto quattro variabili. L'indipendenza economica delle donne; l'allungamento della vita media; una minor pressione sociale nel mantenere il matrimonio, ma anche e soprattutto una nuova concezione del matrimonio che non si sostanzia più solamente nella solidità dell'unione, ma nella felicità individuale. "Solitamente, sono le donne che decidono di non fare più finta di non vedere e non sentire. Sono loro quelle che scelgono, mediante la separazione, di mettere fine a una recita a copione", fa notare da Catania la dottoressa Valeria Randone, psicologo e sessuologo clinico (www.valeriarandone.it). Daria K., 57 anni, concorda: "Bisogna accettare le cose per quello che sono, non per come le vorremmo. E' per questa ragione che mi sono presa il rischio, che ho scommesso su di me", un commento che arriva dopo ventinove anni di matrimonio e una figlia. Il divorzio nelle coppie navigate, dunque, non avviene per motivazioni esterne, come la scoperta di un tradimento. Più spesso, è il risultato della consapevolezza che la coppia non appaga più un bisogno di appartenenza e complicità: l'empatia mentale e sessuale sono diventate un ricordo. Le donne, in particolare, si separano perché vogliono stare bene con se stesse: "Invece di cercare nuovi amori come tendono a fare gli uomini, le ex-mogli rincorrono la libertà smarrita e dedicano tempo a se stesse, alle amicizie, agli svaghi", aggiunge Randone. Il tempo, alla fine, è dalla loro parte: "Le donne di cinquanta, sessant'anni si sentono molto giovani e se si trovano in un matrimonio che non le soddisfa, sanno che hanno la possibilità di scegliere", osserva Rachel Sussman, consulente di coppia americana. Dal sito di Cnn.com, Pepper Schwartz, professore di sociologia alla Washington University ed editorialista per la Aarp, l'associazione dei pensionati americani, rincara la dose: "Non dimentichiamo che le donne di questa generazione sono state le prime a fare un uso ricreativo e non solo procreativo del sesso".

L'impatto sociale dei "grey divorce"
Sul fronte dei cosiddetti "Grey divorce", l'Italia non fa eccezione: secondo gli ultimi dati Istat, infatti, le separazioni con almeno uno sposo ultrasessantenne sono passate in un decennio da 4.247 a 9.923 (ovvero dal 5,9% del 2000 all'11,2% del 2010). Anche nel caso delle donne, le separazioni per le over 60 sono più che raddoppiate, con un salto da 2.555 a 6.598, ovvero dal 3,6 al 6,4%. Ma è solo ultimamente, in realtà, che ci si inizia a interrogare sulle potenziali conseguenze di una scelta di questo tipo. La prima? I divorziati over 60 sono molto più poveri delle persone che restano in coppia. Joe Duran, financial planner e autore di "The Money Code" stima che un divorzio tardivo impatti negativamente sulle finanze, riducendo del 25-30% il budget familiare: "Vivere costa di più se si è separati, perché significa due case, due auto, eventualmente due vacanze. E poi, spese sanitarie più elevate, perché se uno dei due sposi si ammala, l'altro non è più lì per aiutare". Secondo un report firmato dalla britannica Relate, l'associazione no-profit nata per tutelare le relazioni interpersonali (www.relate.org.uk), per la generazione dei baby boomers separarsi e vivere da soli in tarda età sarà sempre di più la norma, tanto che è stato addirittura creato un acronimo per indicare i figli reduci di questi divorzi tardivi. "Acod", infatti, sta per "adult children of divorce", adulti che si trovano nell'incomoda situazione di vedere i propri genitori anziani fare la valigia. Una posizione non facile: secondo alcuni studi, per i figli diventati grandi è più naturale, psicologicamente parlando, supportare un genitore vedovo, piuttosto che uno divorziato. Molto spesso, dunque, la solitudine diventa la nuova compagnia. "Quattro persone su cinque, in base alle nostre ricerche, non hanno sufficiente fiducia in se stesse per formare una nuova relazione o nuove amicizie", avverte Ruth Sutherland, amministratore delegato Relate. Il futuro che il Regno Unito ha davanti, a quanto pare, conterebbe quattro milioni di persone che devono fare i conti con solitudine e isolamento. Il costo di questo scenario non è solo emotivo, ma anche sociale: "Le relazioni sane hanno un impatto positivo sul benessere e sulla salute fisica e mentale", ricorda Sutherland. Ed è per questa ragione che l'associazione invoca la nascita di un "Ministero per l'invecchiamento della popolazione", considerato che entro il 2025 - in pratica, fra dieci anni - , oltre la metà dei cittadini del Regno Unito avrà più di cinquant'anni. Al di là del prezzo psicologico che una separazione comporta, quali sono i consigli degli esperti per chi si trova a confrontarsi con il dilemma della parola fine, quando la maggior parte della propria vita è passata? "Prima di rivolgersi a un legale, la coppia dovrebbe incontrare un clinico che sappia accogliere, ascoltare e decodificare il dolore o la rabbia, nel tentativo di far luce su dinamiche spesso dalla non facile lettura", suggerisce Randone. Lo scopo di questi incontri è cercare di dipanare le fila che ostacolano una possibile riconciliazione o una serena separazione. E infine: "Tutelare e custodire la "genitorialità", elemento disgiunto dalla "coniugalità", perché si può smettere di essere coppia, ma non di certo di "essere" genitori".

Il cuore breve

  • Giovedì, 15 Maggio 2014 11:04 ,
  • Pubblicato in LA STAMPA

La Stampa
15 05 2014

Dunque si potrà divorziare consensualmente in sei mesi. In teoria un pazzo, un serial-lover, un collezionista di scalpi emotivi potrebbe sposarsi dieci volte in cinque anni. Scandalo? E perché mai. La modernità è l’epoca della rapidità. Il Maigret di Gino Cervi impiegava dieci minuti per ispezionare la scena del delitto, Rivera dipingeva affreschi calcistici a passo di tango e l’assolo d’organo dei Pink Floyd in «Ummagumma» ingombrava mezzo solco di lp.

La rapidità consente di accumulare più esperienze. Non concede il tempo di gustarle e tantomeno di digerirle. Ma è nemica della noia ed è una acceleratrice fantastica di libertà. Di corsa sei più libero o comunque hai la sensazione di esserlo. Se un tweet, un dribbling, una canzone, un amore non ti piacciono, basta cliccare da qualche parte e sono già finiti. Senza strascichi, perché nuovi tweet dribbling canzoni amori si sovrapporranno immediatamente agli antichi, in un eterno presente a scorrimento veloce.

Sarebbe persino accettabile se la rapidità non avesse una sorellastra che nessuno è riuscito a uccidere nella culla. Si chiama precarietà. Tutto ciò che è rapido è precario e quindi instabile, superficiale, facilmente rimuovibile. Vale per gli amori come per i livori e purtroppo per i lavori. L’emozione fatica a diventare sentimento, come lo stage a tramutarsi in posto fisso. E’ difficile stare in equilibrio quando si va veloce. Ancora di più abbozzare progetti a lungo termine. Ma il rimpianto della lentezza è antistorico e sterile. La modernità è rapidità? E allora occorrerà adeguarsi, trovando rapidamente un altro modo di vivere, cioè un altro modo di pensare.

Massimo Gramellini

Matura e imprevista, l'Italia del divorzio

  • Martedì, 13 Maggio 2014 07:12 ,
  • Pubblicato in Il Ricordo
Pierluigi Battista, Corriere della Sera
12 maggio 2014

Il 12 maggio 1974, quarant'anni fa, dalle urne uscì un risultato inatteso per il referendum sul divorzio. Una valanga di "No", un plebiscito a favore del divorzio. Non c'erano sondaggi, pochi immaginavano che il 59% degli italiani si sarebbe schierato contro le indicazioni della Dc, il partito dominante. ...

La Repubblica
12 05 2014

Gli anni che si collocano tra quelle tre parole, "mi voglio separare", e una sentenza scritta nero su bianco. Perché nel frattempo, come documenta l`Istat col suo ultimo rapporto su separazione e divorzi, il matrimonio non è più un tabù, tantomeno un legame indissolubile per gli italiani: una persona sposata su tre si separa, una su cinque divorzia, e ha fretta di farlo, come testimonia il dibattito politico di oggi. ...

facebook