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La “Settimana dell’Inclusione” sui banchi di scuola

  • Venerdì, 04 Ottobre 2013 14:38 ,
  • Pubblicato in Flash news

Superando.it
04 10 2013

Spiegare ai bambini e ai ragazzi delle scuole di ogni ordine e grado che l’inclusione è una sfida, ma che accettarla fa vincere tutti e fa diventare migliori: è questo l’obiettivo della "Settimana dell’Inclusione", bella iniziativa promossa dal 7 al 12 ottobre da "ReaTech Italia", la grande rassegna dedicata a persone con esigenze speciali, in programma alla Fiera di Milano dal 10 al 12 ottobre.

Albert Einstein era dislessico, Beethoven sordo, Marylin Monroe balbuziente e la lista di personaggi famosi che hanno saputo affrontare i propri limiti e superarli sarebbe ben più lunga. Eppure, di fronte a una persona con disabilità o a un anziano malato, molti giovani – ma anche molti adulti – faticano ad accettarli, a capirne i limiti, a sapere come relazionarsi con loro.

ReaTech Italia, la grande rassegna dedicata a persone con esigenze speciali, in programma alla Fiera di Milano dal 10 al 12 ottobre prossimi, è partita proprio da quei grandi personaggi, per proporre nelle scuole di ogni ordine e grado, dal 7 al 12 ottobre, la Settimana dell’Inclusione, con l’obiettivo di spiegare ai bambini e ai ragazzi che l’inclusione è una sfida, ma che accettarla fa vincere tutti, fa diventare migliori.

"In Italia – afferma Francesco Conci, direttore esecutivo di Fiera Milano Congressi, organizzatore di ReaTech Italia – ci sono 4 milioni di persone con disabilità e oltre 7 milioni di anziani. Che cos’hanno in comune? Hanno esigenze speciali che li obbligano ad affrontare la vita in modo forse diverso dagli altri. Ciò però non significa certo che non abbiano qualcosa di importante da offrire agli altri, perché ciascuno di noi è unico e irripetibile e può crescere nella relazione con gli altri, trovare aiuto e offrirne. La nostra società deve quindi riscoprire che le persone valgono non per ciò che sanno fare o per ciò che possono produrre, ma per ciò che sono. Crediamo che sia importante che questi valori vengano trasmessi ai più giovani, che si imparino anche a scuola. Per questo, come ReaTech Italia, abbiamo deciso di lanciare la Settimana dell’Inclusione, un’iniziativa rivolta a tutti i tipi di scuole, che offrirà agli insegnanti supporti concreti, per affrontare il tema della disabilità e dell’accettazione dell’altro e del diverso".

Alle scuole e agli insegnanti, dunque, è stato proposto un percorso articolato che prevede la possibilità di lavorare in classe con gli alunni a partire da una serie di sussidi didattici e di spunti video e bibliografici, che saranno messi a disposizione nel sito di ReaTech Italia. Gli insegnanti potranno quindi chiedere ai ragazzi di realizzare degli elaborati (testi, immagini, video, presentazioni), che potranno essere postati sulla pagina Facebook dell’evento milanese: i più significativi saranno pubblicati su un grande wall ("muro") virtuale, in occasione dell’apertura della manifestazione, dal 10 al 12 ottobre.

Le classi che vorranno, poi, potranno visitare la manifestazione (che è ad ingresso gratuito) e partecipare alle numerose iniziative previste per le scuole: dalla giornata di sport paralimpico del 10 ottobre a una mostra di pittura tattile, dalla Pet Therapy alla Clownterapia, senza dimenticare un fitto calendario di incontri che comprendono tra gli altri un convegno sulla sicurezza stradale e numerose testimonianze di persone veramente uniche.

In particolare, nell'ambito della scuola, numerosi saranno gli eventi previsti all’interno di ReaTech Italia, tra i quali, ad esempio, il dibattito voluto dal blog InVisibili del «Corriere della Sera.it», ove il tema verrà affrontato insieme a una serie di esperti del settore e ai docenti che vorranno partecipare.

Barbara Orrico



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Corriere.it
28 06 2013

Il bambino aveva manifestato disturbi dell’apprendimento dopo il divorzio dei genitori. La scuola non aveva i soldi per il programma di sostegno.

VENEZIA — Infinite discussioni, continui litigi e, alla fine, un divorzio pesante. Con un bambino di appena sei anni che resta nel mezzo. E che, anche a causa del trauma dovuto alla separazione dei genitori, inizia a manifestare qualche problema di apprendimento. Disturbi lievi, niente di grave. Piccole assenze momentanee che, però, con il passare dei mesi, diventano più marcate. Il ragazzino - che chiameremo Andrea anche se non è il suo vero nome - diventa sempre più nervoso, refrattario. Non disturba, non parla a voce alta, si contiene. Ma di fare quello che dicono le maestre non ne vuole sapere. Il salto dall'asilo alle elementari, o, come si chiamano adesso, scuole primarie, va ancora peggio ed è un secondo piccolo trauma. Nella nuova classe, in un comprensorio del Veneziano, Andrea non lega. Né con i suoi nuovi ventidue compagni di classe né con la nuova maestra. E il deficit di apprendimento peggiora visibilmente.

La maestra, che dopo la spending review scolastica firmata dall'ex ministro Mariastella Gelmini è rimasta tutta sola di fronte agli alunni, non può stargli dietro. O si occupa dell'andamento di tutta la classe o segue da vicino il difficile percorso di Andrea. Più lento rispetto ai compagni, più tortuoso, a volte insopportabile. Non lo abbandona, sia chiaro. Ma fa quello che può. La riforma della scuola elementare parla chiaro: soldi non ce ne sono e gli insegnanti sono troppo occupati a tappare i buchi per dedicarsi ad Andrea. I percorsi alternativi richiedono personale. E serve l’avallo della neuropsichiatria dell’Usl di riferimento.

La maestra procede, riferisce ai genitori di Andrea. Ma loro sono troppo impegnati nelle litigate per occuparsi del bambino. Le pratiche vanno però avanti lo stesso. Partono a novembre dell'anno scorso, a un mese dall'inizio della scuola ma non arrivano a destinazione. Negli ultimi anni anche la neuropsichiatria ha subito dei tagli, una sua spending review. Mica è colpa degli psicologi. I casi da valutare, nel Veneziano come nel resto della regione, sono tanti. E il caso di Andrea deve aspettare. Fino fine maggio di quest'anno, a due settimane dalla fine della scuola. E quando gli psicologi intervengono ormai la sentenza è già scritta: «Andrea ha effettivamente bisogno di un sostegno, di un percorso personalizzato di apprendimento, ma ormai non ci siamo più con i tempi». La riforma Gelmini ha infatti reintrodotto le valutazioni numeriche nelle scuole primarie.

E i numeri sono numeri che si traducono inevitabilmente in una scritta rossa su un tabellone bianco. Nella fredda formula di «non ammissione alla classe seconda ». Un caso. Considerato che da parecchi anni, nessun bambino veniva bocciato in prima elementare per difficoltà di apprendimento. Con un caso nel caso. La causa della bocciatura sono i tagli e la burocrazia. I genitori, dilaniati dal divorzio, non potevano permettersi un insegnante privato. La scuola non poteva fornirlo anche se la legge impone che chi ha bisogno di un sostegno ha diritto ad averlo. «Purtroppo con la riforma Gelmini gli insegnanti si trovano costretti a scegliere tra una scuola facile per le maestre o una scuola facile per gli alunni. Qui hanno scelto la prima opzione. E la scuola si è bocciata da sola», dice secco Giancarlo Cavinato, dirigente scolastico e membro del Coordinamento genitori democratici.

«Prima della riforma scolastica le maestre agivano in compresenza e casi come questo potevano essere gestiti con maggiore facilità - continua il dirigente - Non c'era bisogno di bocciare perché c'erano gli spazi per intervenire con percorsi alternativi di recupero. Adesso, di fronte alle sempre più frequenti situazioni di deprivazione socio-culturale non ci sono più sufficienti margini di manovra e il risultato è che a pagare purtroppo è un bambino di sei anni». Ormai è prassi che nella trincea delle scuole elementari, quelle che hanno dovuto affrontare per prime e senza un quadro legislativo chiaro l’integrazione forzata tra italiani e stranieri, le tragedie famigliari e gli effetti della crisi, gli insegnanti si facciano carico di responsabilità enormi. Non è la prima volta che qualche dirigente scolastico, per far fronte ai tagli e a genitori troppo distanti, si è rivolto ad associazioni umanitarie private per ottenere un insegnante di sostegno. In questo caso non è successo. Questa volta non c’è stato nessun eroe. E nessun colpevole. La maestra di Andrea e la dirigente scolastica del comprensorio veneziano hanno semplicemente scelto la via più facile. E hanno scaricato Andrea al suo destino. Che è quello di affrontare con il prossimo anno scolastico un nuovo salto, una nuova classe prima e una nuova maestra. Nuovi piccoli traumi che la spending review e la burocrazia hanno trasformato in un grande problema.


Come se potessero bastare poche righe di scuse. "Ero stressata ma adesso mi curerò" promette la professoressa aguzzina con una lettera. Era "stressata", lei. E chissà, forse lo era anche l'altra, l'assistente che doveva aiutarla a tenere a bada Michele, un ragazzino autistico di 15 anni iscritto in una scuola media del Vicentino. ...

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