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Il basso valore di mercato del capitale umano femminile deriva da due fattori molto italiani, che contribuiscono a comprimere il potenziale complessivo del capitale umano italiano. Il primo è il più basso tasso di occupazione femminile, dovuto anche al carico di lavoro famigliare. Il secondo è la minore valorizzazione, a parità di competenze, delle donne che stanno nel mercato del lavoro. In altri termini, in Italia si spreca allegramente una grossa fetta del capitale umano teoricamente disponibile. ...

Istat: italiani e stranieri accomunati dall’emigrazione

  • Mercoledì, 29 Gennaio 2014 08:47 ,
  • Pubblicato in Flash news

Cronache di ordinario razzismo
29 01 2014

Meno immigrati, più emigrati: è questo, in estrema sintesi, il dato evidenziato dall’Istat nel suo report Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente, relativo all’anno 2012.

Secondo le rilevazioni dell’Istituto nazionale di statistica, nel 2012 i cittadini che si sono iscritti alle anagrafi comunali dall’estero sono 351mila, 35mila in meno rispetto al 2011 (-9,1%). Ciò è “dovuto in larga parte al numero di ingressi dei cittadini stranieri, che scende da 354 mila nel 2011 a 321 mila nel 2012”, la stessa tendenza si registra anche per gli italiani presenti all’estero, per cui si osserva una “contrazione delle iscrizioni (da 31 mila a 29 mila unità)”.

Presenza straniera
Tra le 321mila persone straniere iscritte nel 2012, la comunità più rappresentata è quella rumena (82 mila iscrizioni), seguita da quella cinese (oltre 20 mila), marocchina (quasi 20 mila) e albanese (14 mila).

E’ interessante notare come la comunità rumena sia anche quella più toccata dal calo degli ingressi: i cittadini rumeni che migrano in Italia passano da 90mila nel 2011 a 82 mila nel 2012, (- 9,4%). “Una forte contrazione degli ingressi si registra anche per i cittadini della Moldavia (-41,1%), dell’Ucraina (-35,7%), del Perù (-35,4%) e dell’Ecuador (-27%)”.

Per quanto riguarda invece gli ingressi, “in termini assoluti crescono i flussi dei cittadini della Nigeria (+2 mila e 300 iscrizioni), del Pakistan (+1.300), del Mali (+1.300) e della Costa d’Avorio (+1.000). In terminirelativi, gli incrementi maggiori si osservano per gli immigrati con cittadinanza del Mali (+582%),del Niger (+505%) e del Sudan (+303%)”.

Aumentano le emigrazioni
Aumentano le cancellazioni all’anagrafe causate dai trasferimenti all’estero: nel 2012 sono state 106 mila, 24mila in più rispetto all’anno precedente. Si registra, per dirla in altri termini, un “aumento delle emigrazioni”, che accomuna cittadini italiani e stranieri.

Per quanto riguarda i primi, le cancellazioni sono state 68mila, con un aumento del 36% rispetto alle 50mila del 2011: il dato “è il più alto degli ultimi dieci anni”.

I principali paesi di destinazione sono la Germania (oltre 10 mila emigrati), la Svizzera (8 mila), il Regno Unito (7 mila) e la Francia (7 mila).

Con riferimento ai cittadini stranieri, nel 2012 le cancellazioni per l’estero sono state 38mila, con un incremento del 18% rispetto alle 32mila del 2011.

Una popolazione che diminuisce
Il rapporto tra iscrizioni e cancellazioni – quello che l’Istat chiama “il saldo migratorio con l’estero”, è di 245mila unità: – 19,4% rispetto al 2011, il valore più basso registrato dal 2007.

Il dato sul saldo migratorio evidenzia la situazione demografica dell’Italia: negli ultimi 20 anni “i flussi migratori con l’estero rappresentano il fattore prevalente di crescita della popolazione residente in Italia”, e “l’ingresso dei cittadini stranieri ha costantemente prodotto un saldo migratorio positivo con l’estero modificando la struttura demografica del Paese, tanto che, al 31 dicembre 2012, gli stranieri costituiscono il 7,4% della popolazione residente”.

Guardando agli ultimi cinque anni, l’Istat rileva un calo dell’immigrazione del 33,5% (da 527 mila unità nel 2007 a 351 mila nel 2012) associato all‘aumento consistente delle emigrazioni (più che raddoppiate, da quasi 51 mila nel 2007 a oltre 106 mila nel 2012).

L’età di chi decide di lasciare il Belpaese
Per quanto riguarda l’età dei migranti, tra gli italiani in entrata e in uscita dal paese si evidenzia “un saldo negativo di 26mila unità tra i 25 e 44 anni di età, con un picco all’età di 29 anni”.
Le migrazioni da e per l’estero di cittadini italiani con più di 24 anni di età (pari a 21 mila iscrizioni e 53 mila cancellazioni) riguardano per oltre un quarto del totale laureati, la cui meta preferita è la Germania.

Tra i cittadini stranieri, le maggiori differenze tra immigrati ed emigrati si rilevano tra i 20 e i 39 anni, fascia di età in cui si concretizza un saldo positivo di 166 mila unità.

Trasferimenti interni
Crescono i trasferimenti sul territorio nazionale: nel 2012, 1 milione 556mila individui si sono spostati all’interno dei confini (+15% rispetto al 2011). Di questi, 279 mila sono stranieri, di cui la componente più numerosa è quella rumena (oltre 64 mila, 23% dei flussi interni degli stranieri). Purtroppo non vengono fornite in dettaglio informazioni sulle direttrici principali che segnano i trasferimenti dei migranti stranieri all’interno del territorio nazionale.

Complessivamente, si registra un persistente squilibrio tra Nord-Centro Italia e Sud: se nell’area centro-settentrionale i tassi migratori netti sono positivi, si ha una tendenza opposta nel meridione e nelle isole.

Lavoro, spinta al trasferimento
Dai dati Istat, quello che sembra muovere le persone è il lavoro, o almeno la sua ricerca.

Così come per gli spostamenti fuori dai confini nazionali, anche quelli interni interessano le fasce di età lavorative: dai 18 ai 50 anni il flusso assoluto dei trasferimenti è molto intenso, con 801mila italiani in movimento contro i 199 mila stranieri. “In termini percentuali, tuttavia – sottolinea il report – tali spostamenti risultano più frequenti per gli stranieri (71,3%) piuttosto che per gli italiani (62,8%)”.

Differenze di genere
I dati Istat sottolineano anche l’esistenza di una differenza di genere nella propensione a emigrare: il 57,8% dei cittadini italiani che emigrano all’estero è di genere maschile, mentre gli uomini stranieri che emigrano all’estero sono il 46,4%.

Nel caso dei trasferimenti all’interno dei confini nazionali tra i cittadini italiani il rapporto di genere è piuttosto equilibrato (50,7% uomini e 49,3% donne), mentre sono più numerose le cittadine straniere che si trasferiscono (53,8%) rispetto agli uomini (46,2%).

Clicca qui per scaricare il report integrale

L'incremento mensile del tasso di disoccupazione è stato di 0,2 punti percentuali rispetto al mese di ottobre e dell'1,4% nell'arco dei dodici mesi, rileva l'Istat. ...
La Repubblica
29 11 2013

Il numero di disoccupati cresce del 9,9% rispetto allo scorso anno e arriva a 3 milioni e 189 mila persone. Oltre un milione sono under 30. L'Istat sottolinea che gli scoraggiati, coloro che non cercano lavoro perché hanno rinunciato, sono 1,9 milioni: una cifra mai raggiunta prima

MILANO - Nessun segnale di ripresa. Peggio: la crisi, tra i giovani, si aggrava. E' il verdetto dell'Istat che emerge dal tasso di disoccupazione (i dati, tuttavia, sono ancora provvisori) che a ottobre resta ai massimi storici, segnando lo stesso valore di settembre, e attestandosi al 12,5%: si tratta, ancora una volta, del livello più alto sia dall'inizio delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, primo trimestre 1977. Su base annua l'aumento è di 1,2 punti. La vera piaga sociale, però, resta il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) che a ottobre è balzato al 41,2%: si tratta del nuovo record storico assoluto. Peggio: nel terzo trimestre tra i 18 e i 29 anni i senza lavoro sono oltre un milione. Tradotto: più di un disoccupato su tre, in Italia, ha meno di 30 anni.

Giovannini. "La stabilità della disoccupazione e dell'occupazione è coerente con il quadro economico. E' evidente che la disoccupazione è elevata" ha detto il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini che in merito alla questione giovanile ha sottolineato che "è aumentata leggermente nonostante i 15mila posti di lavoro creati con gli incentivi" del bonus giovani. "I dati - ha aggiunto - sarebbero stati peggiori senza questi interventi. E' evidente che la ripresa economica tarda a riflettersi sul mercato del lavoro. I dati Istat non sono sorprendenti pur se negativi".

Occupazione. Rispetto al 2012, gli occupati sono calati dell'1,8% a 22 milioni 358 mila, con un tasso pari al 55,5% che aumenta di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali ma diminuisce di un punto rispetto a dodici mesi prima. Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 189 mila, rimane sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente ma aumenta del 9,9% su base annua (+287 mila). Preoccupa il numero degli scoraggiati, coloro che non cercano lavoro perchè ritengono di non trovarlo sono, infatti, saliti a 1 milione 901 mila (su base trimestrale).

Giovani. Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile, l'Istat sottolinea che riguarda l'11% della popolazione tra i 15 e i 24 anni, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,6 punti su base annua. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,2% rispetto al mese precedente (-25 mila unità) ma aumenta dello 0,4% rispetto a dodici mesi prima (+55 mila). Il tasso di inattività si attesta al 36,4%, in calo di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e in aumento di 0,2 punti su base annua. Tra i 18 e i 29 anni, invece nel terzo trimestre, il tasso di disoccupazione sale al 28% (+5,2 punti su base annua), con un numero di disoccupati che giunge a 1 milione 68 mila (+17,2%).

Precari. Calano anche i precari. Gli atipici, come li definisce l'Istat, hanno subito la terza flessione consecutiva: nel terzo trimestre del 2013, infatti, il numero di dipendenti a tempo determinato e di collaboratori scende a 2 milioni 624 mila, in calo di 253 mila unità (-8,8% su anno). Si tratta di una diminuzione ancora più forte rispetto a quella registrata per i dipendenti a tempo indeterminato (-1,3%).

Eurozona. Segnali di lieve ripresa arrivano, invece, dall'Eurozona, dove la disoccupazione è in leggero calo a ottobre per la prima volta da febbraio 2011. Il tasso registrato da Eurostat è stato del 12,1% (pari a 19,298 milioni di senza lavoro, 61.000 in meno). A settembre era al 12,2%, record. Nell'ottobre 2012 era a 11,7%. Stabile a 10,9% il tasso a ottobre nella Ue-28, dove i disoccupati sono 26,6 milioni. Anche in Europa, però, cresce la disoccupazione dei giovani fino a 25 anni: Eurostat registra il nuovo record storico a 24,4% (3,577 milioni senza lavoro, 15.000 in più rispetto a settembre quando il tasso era al 24,3%), 12 mesi prima era a 23,7%. In Grecia è al 58,0% (dato di agosto), in Spagna al 57,4%, in Croazia al 52,4%.

Istat, mai così tanti giovani senza lavoro

  • Giovedì, 31 Ottobre 2013 11:40 ,
  • Pubblicato in Flash news

Globalist
31 10 2013

Il 40,4% dei ragazzi tra 15-24 anni sono disoccupati. È uno dei valori più alti degli ultimi decenni. Gli inoccupati a settembre erano 3 milioni 194 mila.

Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a settembre registra un altro record, salendo al 40,4%, in aumento di 0,2 punti percentuali su agosto e di 4,4 su base annua. Lo rileva l'Istat (dati provvisori).

È il valore più alto dall'inizio sia delle serie mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, primo trimestre 1977.

Il tasso di disoccupazione "cresce perchè cala l'occupazione giovanile, diminuisce la percentuale di giovani tra i disoccupati, aumenta l'inattività tra i giovani", hanno sottolineato i tecnici dell'Istat.

Il numero di disoccupati a settembre arriva a toccare quota 3 milioni 194 mila. Lo rileva l'Istat (dati provvisori), registrando così un aumento dello 0,9% su agosto, corrispondente a un rialzo di 29 mila disoccupati, e del 14% su base annua, vale a dire di 391 mila unità.

Il tasso calcolato dall'Istat si attesta al 12,5%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,6 punti nei dodici mesi. Si tratta del livello più alto dall'inizio sia delle serie mensili nel gennaio 2004 sia delle serie trimestrali nel 1977.

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