La Repubblica
09 05 2013

Trasformata in discarica, e lasciata all'incuria, la cascina in cui 35 anni fa venne ucciso il giornalista che dai microfoni di "Radio aut" denunciava gli affari della mafia locale e del boss Gaetano Badalamenti. Per evitare che scompaia arrivano un cortometraggio, "Munizza", e una raccolta di firme online.

COPERTO di letame, lasciato all'incuria, con il tetto pericolante. A rischio crollo. E' il casolare in cui nella notte tra l'8 e il 9 maggio del 1978 fu ucciso Peppino Impastato. Un giornalista, un attivista politico, un trentenne che dalle frequenze della sua radio, "Radio aut", denunciava le attività mafiose nella sua terra - Cinisi, in provincia di Palermo - e gli affari del boss Gaetano Badalamenti. A trentacinque anni dalla morte, per salvare il "simbolo di una Sicilia che resiste", nascono un cortometraggio, "Munizza", e una petizione online. "Restituiamo quel bene alla collettività" è la richiesta di "Radio 100 passi" al presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta. Un appello che raccoglie la denuncia del fratello di Peppino, Giovanni: "E' vergognoso - dice - che nel luogo più importante della lotta alla mafia sia rotto il tetto e il proprietario porti le mucche a pascolare. Un paio di giorni fa sono andato sul posto con una scolaresca di ragazzi del Nord, ma per l'imbarazzo ho bloccato tutto".

Storia travagliata, quella della cascina di Peppino Impastato. Vincolata come luogo di memoria dal Commissario che gestiva il Comune di Cinisi, oggi è ridotta a una discarica. Spiega Giovanni: "Il proprietario, Giuseppe Venuti, farmacista di Cinisi, si oppone all'offerta economica della Regione, che ha avviato la pratica di esproprio, chiedendo una cifra iperbolica. Non dico di mettere il tappeto rosso, ma il Sindaco potrebbe almeno vigilare sulla pulizia. E' una questione di dignità. Sono sempre più convinto che la memoria di Peppino non interessa più a nessuno. Neanche a quelli che dicono di volerla difendere, fra le istituzioni e la cosiddetta società civile. La verità è che siamo stati abbandonati da tutti".

Non dal mondo della musica e del cinema. Che ha dato vita al cortometraggio "Munnizza". Una storia vera, nata a Cinisi 5 anni fa da un testo di Andrea Satta dei Tetes de Bois, i disegni di Marta Dal Prato e la regia di Licio Esposito (Cactus Film Produzioni). "Munnizza" è una mostra itinerante con le illustrazioni dell'artista Marta Dal Prato, le foto dell'archivio di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, del Centro di documentazione Peppino Impastato, la presentazione del cortometraggio e con le tavole del progetto "Cento Parole" che raccoglie messaggi, emozioni, pensieri dedicati a Peppino da scrittori, cantautori, giornalisti, poeti e chiunque voglia ricordare.

Non aveva rinunciato a rendere testimonianza di quei terribili giorni vissuti dal marito dopo l'attentato di Capaci nella consapevolezza di essere vittima predestinata. A dire delle preoccupazioni ma anche delle intuizioni del marito. ...
"Comunque ho sempre ambito a dare di me una immagine diversa. Ho deciso di partecipare al programma per far capire al pubblico come vivono le donne con il marito che è stato o è in prigione". ...

Musica contro mafia (Marino Severini, L'unità)

  • Mercoledì, 23 Gennaio 2013 00:00 ,
  • Pubblicato in primopiano 2
Pier Paolo Pasolini una volta disse che il Vaticano avrebbe dovuto trasferirsi in periferia, poiché lì e soltanto lì aveva ragione d'essere. ...

Latina, incendiato il Villaggio della Legalità

  • Giovedì, 03 Gennaio 2013 08:46 ,
  • Pubblicato in Flash news
Rassegna.it
03 01 2013

Ancora un atto intimidatorio al Villaggio della Legalità di Borgo Sabotino, in provincia di Latina. Nella tarda serata del 1 gennaio ignoti hanno appiccato il fuoco su entrambi i lati della struttura, un ex campeggio abusivo confiscato alla criminalità e affidato dall'aprile del 2011 a Libera insieme ad altre associazioni locali. Le fiamme si sono diffuse rapidamente e il fumo ha invaso anche una parte della struttura, annerendo le pareti e distruggendo parte del telone esterno.

Il bene confiscato ha ospitato la scorsa estate numerosi campi di volontariato, con centinaia di giovani da tutta Italia che hanno promosso iniziative e incontri. Non è la prima volta che subisce intimidazioni simili. La struttura intitolata alla memoria di Serafino Famà, avvocato ucciso dalla mafia, era stata già "visitata" dai vandali: nell'ottobre 2011 furono frantumati i computer e le vetrate. L'ultimo episodio risale allo scorso novembre, quando ignoti entrarono nella struttura di circa quatto ettari distruggendo le quattro telecamere di videosorveglianza.

"E' l'ennesimo atto intimidatorio, un atto vile e grave", afferma Libera in una nota pubblicata sul suo sito web. Secondo l'associazione che si batte contro le mafie il messaggio è chiaro: "Con questi continui atti ci hanno detto che qui non ci dobbiamo stare, che la nostra presenza dà fastidio". Un messaggio che però non intimidisce l'organizzazione. "Nessuno - prosegue la nota - può pensare di incendiare e di fermare l'impegno di recupero, valorizzazione del bene con il protagonismo delle tante realtà associative locali. L'incendio, come gli altri attentati, ci spronano ad andare avanti con più passione e corresponsabilità".

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