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Utah, manca il veleno tornano le fucilazioni

  • Giovedì, 12 Marzo 2015 09:47 ,
  • Pubblicato in Flash news
Avvenire
12 03 2015

Torna il plotone d'esecuzione nello Utah, ultimo in ordine di tempo fra gli Stati americani alla ricerca di modi "creativi" di infliggere la pena di morte quando l'iniezione letale non è possibile.

L'assemblea legislativa a maggioranza repubblicana dello Stato dell'Ovest (noto per l'alta percentuale di mormoni fra la sua popolazione) ha approvato una legge che autorizza la fucilazione dei condannati nel caso in cui non siano disponibili i farmaci da usare per l'iniezione letale. ...


Iran, la rivincita delle donne giornaliste

  • Venerdì, 06 Marzo 2015 10:05 ,
  • Pubblicato in LA STAMPA

La Stampa
06 03 2015

In Iran quasi la metà dei giornalisti è composto da donne, con un balzo in avanti rispetto agli anni Novanta accompagnato da una raffica di nomine editoriali avvenuta negli ultimi tempi. La statistica che fa notizia viene dal ministero della Cultura e della Guida Islamica, secondo il quale in Iran vi sono un totale di 8044 giornalisti 3455 dei quali - pari al 42% - sono donne. Si tratta di un considerevole balzo in avanti da quando, nel 1992, le donne raggiungevano a malapena il 13%, contando 278 reporter su un totale nazionale di 2145.

Fra i motivi del cambio di marcia c’è l’aumento delle donne nei media di orientamento riformista. “Shargh Daily” ad esempio ha molti capiredattori donne così come “Etemaad Daily” ha la metà del corpo redazione composto da donne. Nel caso di “Ghanoon Daily” e “Andishe-Pooya” - un mensile - sono i direttori ad essere donne. A guidare un giornale è anche Shahla Sherkat, di “Zanan-e Emrooz”, che si batte per i diritti delle donne facendo esplicito riferimento alla legge islamica per rivendicarne il rispetto. Ad essere guidati da donne sono anche “Iran-e Farda Monthly”, il “Nationalist-Religious Party Journal” e “Cinema-Adabiat Monthly”.

Ma non è tutto perché le donne si fanno spazio anche fra i conservatori della Repubblica Islamica ed a dimostrarlo è “Masalas Weekly”, che ha 7 donne su 20 membri del comitato direttivo. La conseguenza è che aumentano le ragazze anche negli studi di Comunicazioni e Media delle maggiori università. Resta da vedere quali saranno le conseguenze nel lungo termine di questo inatteso fenomeno di affermazione femminile in Iran.

Maurizio Molinari

Amnesty International
05 03 2015

Minacce, aggressioni fisiche e arresti nei confronti di chi critica il governo sono diventati il tratto dominante dell'Azerbaigian, il paese che si appresta a ospitare i primi Giochi europei. Lo ha dichiarato oggi Amnesty International, in un rapporto diffuso a 100 giorni dalla cerimonia d'apertura.

Il rapporto, intitolato "Colpevoli di aver difeso i diritti umani: difensori e attivisti in carcere", mette in luce la crescente persecuzione nei confronti di chi critica il governo attraverso false accuse, pestaggi, minacce e il diniego di cure mediche e assistenza legale.

"Nessuno dovrebbe lasciarsi ingannare dallo sfarzo e dal fascino dello spettacolo internazionale che l'Azerbaigian sta allestendo per darsi una reputazione senza macchia e attrarre investimenti stranieri. Il suo governo è tra i più repressivi in Europa e sarebbe certamente sul podio se fosse in palio una medaglia per il maggior numero di attivisti e difensori dei diritti umani dietro le sbarre" - ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International.

Almeno 22 prigionieri di coscienza stanno attualmente languendo in carcere, condannati o in attesa di processo per accuse fabbricate che vanno dalla frode all'appropriazione indebita, dalla droga al tradimento.

Nel giugno 2014, di fronte all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, il presidente Aliyev aveva dichiarato che nel suo paese le libertà d'espressione, di associazione e di manifestazione erano garantite.

La realtà è diversa: da allora, vi sono stati oltre 90 casi di minacce, intimidazioni, arresti arbitrari e processi per motivi politici nei confronti di difensori dei diritti umani, giornalisti e altri che hanno osato criticare il governo. Coloro che avevano denunciato le violazioni dei diritti umani di fronte all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sono stati i primi, nel giro di poche settimane e uno dopo l'altro, a essere arrestati.

"Gli ultimi arresti hanno praticamente paralizzato la società civile e chiuso ogni spazio per la libertà d'espressione, segnando il momento peggiore nella storia dei diritti umani dall'indipendenza del paese" - ha sottolineato Dalhuisen. Leyla Yunus, 60 anni, difensora dei diritti umani e una delle più autorevoli e note voci critiche dell'Azerbaigian, è stata arrestata nel luglio 2014, pochi giorni dopo aver chiesto il boicottaggio dei Giochi europei a causa della pessima situazione dei diritti umani nel paese.

Da sei mesi è detenuta in condizioni assai dure, che hanno aggravato i suoi problemi di salute, tra cui il diabete e l'epatite C. Secondo quanto ha riferito al suo avvocato, in una circostanza Leyla Yunis è stata trascinata fuori dalla sua cella e portata in una stanza vuota, gettata a terra e presa a calci. In un'altra occasione, un gruppo di uomini le ha rivolto gesti minacciosi e osceni.

Leyla Yunus è accusata di tradimento, attività economiche illegali, evasione fiscale, abuso di autorità, frode e falsificazione. Queste accuse fabbricate e motivate politicamente sono il risultato delle nuove regole introdotte dal governo per chiudere le organizzazioni non governative e imprigionare i loro dirigenti.

La repressione nei confronti dei giornalisti
Le autorità azere hanno intensificato la repressione nei confronti dei giornalisti che criticano il governo. Khadija Ismayilova, pluripremiata giornalista d'inchiesta, è stata arrestata il 5 dicembre 2014 sulla base della grottesca accusa di aver incitato al suicidio un ex collega.

Khadija Ismayilova aveva diffuso una lista di prigionieri politici e stava indagando sulle voci di legami tra la famiglia del presidente Aliyev e un lucroso progetto edilizio nella capitale Baku. In precedenza, aveva ricevuto minacce di morte anonime secondo le quali se non avesse abbandonato le sue inchieste sarebbero state diffuse sue foto intime, probabilmente scattate da agenti governativi introdottisi nella sua abitazione.

Firma l'appello per Khadija Ismayilova

Accuse pretestuose di droga e teppismo contro giovani attivisti
Le autorità prendono di mira anche i giovani attivisti che si schierano contro il governo, accusandoli di reati di droga o di teppismo. Le accuse mosse nei loro confronti per poterli arrestare sono molto discutibili e del resto le domande negli interrogatori riguardano per lo più le loro idee politiche.Faraj Karimov, un noto blogger, ha denunciato di essere stato picchiato dalla polizia perché firmasse un verbale in cui ammetteva reati di droga e che, se non lo avesse fatto, avrebbero fatto trovare delle armi nell'abitazione dei suoi genitori.

Risulta in aumento anche la violenza nei luoghi di detenzione. Orkhan Eyyubzade, 19 anni, attivista per la democrazia, è stato aggredito da due agenti di polizia mentre stava scontando una condanna a 20 giorni di detenzione amministrativa per una riunione pacifica "non autorizzata".

Ha dichiarato al suo avvocato che gli agenti lo hanno costretto a sdraiarsi a pancia in giù, lo hanno ammanettato dietro la schiena, gli hanno sfilato le mutande, lo hanno preso a calci e pugni e minacciato di stupro con una bottiglia. Sulla sua denuncia non è stata svolta alcuna indagine significativa. Al contrario, il ragazzo è stato accusato di aver assalito gli aggressori ed è stato condannato a due anni di carcere.

"Con gli occhi puntati sui petrodollari dell'Azerbaigian, la comunità internazionale è colpevolmente silente sulle tattiche repressive in auge nel paese e sulle violazioni dei diritti umani. È un orribile segno di vista corta e un pessimo atteggiamento verso coloro che si trovano in carcere" - ha commentato Dalhuisen.

Amnesty International chiede alle autorità azere di rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i prigionieri di coscienza e di indagare a fondo e in modo efficace sulle denunce di maltrattamenti ad opera di agenti statali e non statali. L'organizzazione per i diritti umani chiede inoltre che cessino le minacce e le incriminazioni ai danni di persone che hanno solamente esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e di associazione.

Globalist
05 03 2015

A Singapore, due giovani tedeschi sono stati condannati a 9 mesi di carcere e alla fustigazione perché "beccati" scrivere graffiti e compiere atti di vandalismo ai danni di un treno.

A Singapore è in vigore anche la pena di morte per impiccagione, e i graffiti sono vietati. La fustigazione viene inflitta con una verga, con cui si colpisce il condannato sul fondo schiena da 3 a 8 volte.

Questa pena corporale è frequente nella severissima città-Stato, molto attenta alla pulizia e al decoro dei luoghi pubblici. Ai due colpevoli, Andreas Von Knorre, 22 anni, ed Elton Hinz, 21, non è bastato chiedere scusa: "È stato l'episodio piu' cupo della mia vita, sono davvero furente con me stesso", ha detto uno dei due, Von Knorre.

MicroMega
05 03 2015

Bloccato l’accesso al sito della prima associazione atea in Turchia. Le motivazioni: insulto ai valori religiosi e turbativa dell’ordine pubblico

La giustizia turca ha bloccato l’accesso al sito internet della prima associazione atea della Turchia in quanto rappresenta un “insulto ai valori religiosi” di una parte del Paese.

Lo ha annunciato la stessa associazione Ateizm Dernegi. Nella sua decisione, un tribunale della periferia di Ankara ha stabilito che il sito dell’associazione fondata l’anno scorso a Istanbul è stato impegnato in “attività di natura tale da turbare l’ordine pubblico” in Turchia, ufficialmente musulmana al 99% e guidata da un esecutivo islamico conservatore dal 2002.

In una nota Ateizm Dernegi denuncia un “divieto antidemocratico e illegale che dà un duro colpo alla reputazione del nostro Paese nel mondo”.

In un’intervista ai giornali turchi nel 2014, i fondatori avevano spiegato la creazione della loro struttura per “sostenere legalmente le persone minacciate in ragione del oro ateismo”, dopo le dichiarazioni del presidente Recep Tayyip Erdogan che collegavano l’”ateo” al “terrorista”.

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