la Repubblica
06 08 2015
Aveva cominciato il suo turno alle cinque del mattino, poi, poco dopo le 13, aveva finito la sua giornata di lavoro e aveva deciso di prendere un caffè alla macchinetta posizionata in azienda. All’improvviso, però, è stato colto da malore e si è accasciato sul pavimento. E’ morto così un cittadino tunisino di 52 anni, residente a Fasano.
L’ennesima tragedia del lavoro nei campi, questa volta, arriva da Polignano. La vittima era impiegato, con un regolare contratto di lavoro (secondo quanto emerge dai primi accertamenti dei carabinieri), in un’azienda agricola specializzata nella produzione e commercializzazione dell’uva. L’uomo, per ben otto ore, hanno raccontato ai carabinieri della compagnia di Monopoli i suoi compagni di lavoro, sotto il sole, aveva caricato le cassette dell’uva su uno dei tir che avrebbe dovuto lasciare l’azienda.
Nessuno ha saputo dire quando il cittadino tunisino abbia cominciato a sentirsi male. Soltanto un’altra bracciante ha notato che, poco dopo l’una, il collega ha lasciato la zona per il carico della merce, per andare alla macchinetta che distribuisce bevande e caffè. E’ stato un attimo: l’uomo è stato colto da malore ed è caduto a terra. La donna ha chiesto aiuto. Qualcuno ha chiamato il 118, ma per il cittadino tunisino non c’era più nulla da fare.
Era già morto. Il caso è stato denunciato ai carabinieri. Sono stati quest’ultimi a segnalare il decesso dell’uomo al magistrato di turno Grazia Errede che ha deciso di disporre l’autopsia. Un atto dovuto per capire se il malore e quindi il decesso potesse essere evitato o se invece siano riconducibili alle condizioni di lavoro, particolarmente pesanti per i lavoratori agricoli anche e soprattutto per le alte temperature di questi giorni.
I carabinieri escludono che la vittima lavorasse in nero, ma sono in corso accertamenti per capire se il contratto, con il quale il cittadino è stato reclutato nell’azienda, sia regolare. L’uomo da anni in Italia viveva a Fasano con la moglie e i quattro figli. Si tratta del terzo caso in pochi giorni dopo i due decessi ad Andria e a Nardò.
Gabriella De Matteis
Corriere della Sera
24 07 2015
L’esplosione nella ditta di fuochi pirotecnici Bruscella a Modugno, in provincia di Bari, ha provocato quattro morti e almeno sei feriti, alcuni dei quali gravi. Dopo la prima più violenta esplosione, a quanto sembra un furgone è saltato in aria per primo, ne sono seguite altre, avvertite anche a diversi chilometri di distanza. Mentre una colonna di fumo si è alzata in cielo. Sul posto stanno intervenendo carabinieri, vigili del fuoco e personale del 118 con ambulanze. Le fiamme, peraltro, sono divampate anche oltre l’area dello stabilimento e hanno raggiunto una vicina pineta.
Sul posto sono intervenuti uomini dei vigili del fuoco, dei carabinieri e personale del servizio di emergenza 118. I soccorsi sono ancora in corso e sono molto difficoltosi. Il titolare della ditta è tra i feriti ed è stato trasportato all’ospedale San Paolo di Bari. Dei sei feriti, uno è in gravi condizioni. L’area della fabbrica è ancora interessata da piccoli focolai. Abitualmente in fabbrica lavora una decina di persone. La fabbrica si trova poco fuori dell’abitato di Modugno, in direzione di Bitritto, ed è in una zona di campagna circondata da un boschetto che ha preso fuoco in seguito all’esplosione. Sul posto, oltre alle squadre dei vigili del fuoco al lavoro da terra, sono arrivati anche due Canadair. Secondo una prima ricostruzione, ad esplodere per primo sarebbe stato un furgone e successivamente la deflagrazione si sarebbe estesa a tutta la fabbrica.
Carmen Carbonara
Corriere della Sera
28 07 2014
Avevano 42 e 44 anni. Esalazioni letali. Il corpo di una vittima recuperata dai pompieri in una vasca, l’altra precipitata dalla cisterna.
L’impianto di via Le Ferriere, di proprietà dell’Acea, si estende su 90 mila metri quadrati e lavora la frazione organica dei rifiuti dalla quale viene ricavato compost naturale impiegato prevalentemente nel settore agricolo.
Secondo i dati riportati sul sito ufficiale dell’azienda, sono 40 mila le tonnellate di rifiuti in ingresso e circa 4 mila le tonnellate di ammendante compostato misto venduto. Lo stabilimento, che ha una potenzialità di 60.000 tonnellate all’anno, può produrre fino a 20.000 tonnellate annue di ammendante, ossia fertilizzante per terreni.