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30 09 2015
L'Antitrust ha multato per 100mila euro l'azienda municipale Ama e per altre complessive 110mila le società Sol.Co. e Bastiani, vincitrici dell'appalto. La motivazione? "Pratiche commerciali scorrette": gli indumenti usati raccolti nei cassonetti gialli non andavano in beneficenza come riportato dalle informazioni ai cittadini ma venivanovenduti.
Maxi multa dell'Antitrust all'Ama, la società municipalizzata che si occupa della pulizia delle strade e della raccolta di rifiuti nella Capitale. In tutto 210mila euro di sanzione, 100mila dei quali dovranno essere pagati dall'Ama, mentre 100mila toccherà al consorzio Sol.co. sborsarli e i rimanenti 10mila alla società Bastiani. La multa è stata comminata dall'Antitrust per "pratiche commerciali scorrette". Nel mirino l'utilizzo dei vestiti usati raccolti nei cassonetti gialli. L'Autority ha infatti verificato che gli indumenti venivano utilizzati a fini commerciali, mentre sui cassonetti la dicitura utilizzava lasciava intendere ai cittadini che gli abiti in buono stato sarebbero stati devoluti in iniziative umanitarie. Invece i vestiti venivano utilizzati a fini commerciali venendo rivenduti.
I cassonetti sono di proprietà di Sol.co. (coinvolta anche in Mafia Capitale) e Bastiani. Le due società, che si erano aggiudicate l'appalto, sono responsabili della frode ai cittadini assieme all'Ama che secondo l'Antitrust non ha garantito un controllo adeguato. Tra l'altro le stesse informazioni ingannevoli sulla destinazione dei servizi venivano riportate nel sito dell'azienda di proprietà del Comune di Roma.
La Stampa
28 08 2015
Fabbriche abbandonate, rifiuti pericolosi nascosti o interrati, cumuli di scorie ammassati dove capita e bonifiche che non sono mai state effettuate. E nel Torinese scatta l’allarme ambientale. L’ultima scoperta è stata fatta dalla Guardia di Finanza di Torino, a San Gillio, piccolo paese immerso nel verde che dista meno di una ventina di chilometri dal capoluogo. In una vecchia officina meccanica e di stampaggio di materiali a freddo, dichiarata fallita nel maggio 2006, i baschi verdi hanno rinvenuto e sequestrato 450 tonnellate di rifiuti speciali pericolosi. Tra questi ci sono ben 12 tonnellate di lastre di eternit. Gran parte di queste sono rimaste come copertura dello stabilimento, altre sono state accatastate su un’area di circa 5mila metri quadrati che confina con un palazzo abitato. Ma, come hanno evidenziato gli investigatori: «Nessuno si è mai lamentato di nulla».
I baschi verdi e i tecnici dell’Arpa hanno anche scoperto sei quintali di oli esausti da decontaminare, stoccati in bidoni non sigillati. Per questo gli inquirenti stanno anche cercando di capire se i veleni si siano infiltrati nel terreno e negli scarichi per il recupero delle acque piovane. I militari del «Nucleo operativo pronto impiego» hanno poi sequestrato 430 tonnellate di masserizie provenienti da lavori di demolizione dell’edificio e denunciato per deposito incontrollato di rifiuti l’amministratore unico della società immobiliare proprietaria del sito. Solo un mese fa, a Givoletto, un altro Comune della zona, la finanza aveva scoperto una «bomba ecologica»: acido cloridrico, acido solforico, cloruro ferrico, acque di galvanica, solfati, oli esausti e vernici poliuretaniche. Veleni abbandonati nella zona industriale, nel cortile di una ditta fallita lo scorso anno.
Al termine delle attività di rilevazione gli investigatori hanno recuperato rifiuti chimici pericolosi e corrosivi per circa 170 tonnellate oltre a 90 tonnellate di rifiuti speciali accumulati in maniera disordinata in un’area di circa 6 mila metri quadrati. I finanzieri hanno identificato e denunciato cinque italiani per deposito incontrollato di rifiuti e inquinamento ambientale. All’origine di questi scempi all’ambiente ci sarebbero i costi di smaltimento dei rifiuti, considerati troppo esosi da qualche imprenditore.
Gianni Giacomino
Huffington Post
20 05 2015
Trash is for Tossers, Lauren Singer racconta due anni di vita "a spazzatura zero". Tra prodotti handmade e spazzolini di bambù
“Non è tanto una questione di come vivi, ma di che scelte fai. Ci sono sempre delle alternative”. Lauren Singer ha 24 anni e vive senza produrre spazzatura. Newyorkese, laureata in Studi Ambientali, conduce una “Zero Waste Life” a Brooklyn. “Un mio compagno di università si portava tutti i giorni il pranzo da casa in un sacchetto di plastica, con un contenitore usa-e-getta accompagnato da una bottiglietta d’acqua monouso. Mi ha fatta riflettere: Noi dovremmo costruire il futuro del nostro pianeta, ed eccoci qui a incasinare tutto con la nostra spazzatura”.
Lauren è già diventata un punto di riferimento internazionale per la lotta agli sprechi, e sul suo blog Trash is for Tossers ha documentato il processo di cambiamento della sua vita, da eticamente indirizzata a praticamente etica. “Volevo vivere davvero seguendo i miei valori”, racconta. Perciò evita di comprare prodotti confezionati in contenitori non riciclabili o riutilizzabili, compra nei mercati alimentari, fa i cosmetici in casa (il cosiddetto “spignattare”), fa la differenziata e il compost dei rifiuti organici, mette solo vestiti di seconda mano.
La mattina, dopo colazione, si lava i denti con uno spazzolino in bambù riciclabile. “Prima pensavo di avere bisogno di mille prodotti diversi, ma quando ho iniziato a fabbricarmi saponi e creme in casa ho ridotto il numero al necessario: pochi, ma buoni”, racconta ad HuffPost. Per contenere cosmetici e alimenti usa tantissimi vasetti di vetro, come quelli per le conserve e le marmellate. “Quando sono fuori per i pasti o mi porto il pranzo da casa, oppure scelgo ristoranti che siano in linea con la mia etica: biologici, con contenitori biodegradabili... Non è un problema trovarne, anche in viaggio: al massimo vado a cercare ingredienti nei mercatini”.
Ovviamente c’è voluto tempo – spiega Lauren – per raggiungere questo livello assoluto di zero sprechi. Un processo sempre dinamico (si augura di imparare a cucirsi i vestiti da sola, un giorno), raccontato tra blog, video-tutorial Youtube e profili social: “Non cerco di imporre la mia scelta agli altri, ma voglio dare il buon esempio sperando di potere influenzare qualcuno. Dimostrando che non solo è possibile, ma semplice.”
Questa semplicità ha dato il nome alla sua ultima avventura: la creazione, a inizio 2015, di The Simply Co., un’azienda di prodotti naturali e fatti a mano. Il progetto è stato finanziato tramite crowdfunding su Kickstarter, con 820 donatori e un totale di 42mila dollari (in due giorni ne aveva già raccolti 10mila). Il “primo nato” è un sapone per la lavatrice fatto di tre soli ingredienti, bicarbonato, soda e sapone di Marsiglia, in due profumi, lavanda o neutro. “Il crowdfunding è un ottimo metodo di testare il mercato quando si lancia un nuovo progetto, perché ti permette di avere già alle spalle fin dalla partenza dei potenziali interessati – sottolinea Lauren – inoltre puoi trasmettere le tue idee a chiunque, nel mondo”.