Rassegna.it
09 10 2013
Il Coordinamento nazionale amianto manifesta davanti a Montecitorio. "Inserire nella Legge di Stabilità il finanziamento del Piano Nazionale Amianto e di trattare il tema della bonifica dei siti contaminati e della salute dei suoi cittadini"
La lotta contro l'amianto è scesa in piazza oggi, 8 ottobre, a Roma, davanti a Montecitorio. Al Governo il Coordinamento Nazionale Amianto chiede di inserire nella Legge di Stabilità il finanziamento del Piano Nazionale Amianto e di trattare il tema della bonifica dei siti contaminati e della salute dei suoi cittadini.
"4000 morti all'anno sono una grossa responsabilità a cui lo Stato deve dare una risposta", fa sapere il Coordinamento sottolineando che "l'amianto è diffusissimo combinato con il cemento, ma per le coibentazioni è stato utilizzato anche allo stato puro".
L'amianto dunque "continua a costituire un pericolo per tutta la popolazione. Il rischio è moltiplicato in alcuni territori (siti industriali dismessi, cave di minerali che lo contengono, alcune delle quali ancora in funzione) o in relazione a coloro che vi sono esposti: si pensi ai bambini che frequentano scuole con presenza di manufatti in amianto", aggiunge il Coordinamento Nazionale Amianto.
A novembre dello scorso anno si è svolta la conferenza nazionale a Venezia organizzata dal ministero della Salute, con la partecipazione dei ministeri dell'Ambiente e del Lavoro da cui è emerso un Piano Nazionale "che, rimasto senza adeguato finanziamento, è stato bocciato dalle Regioni", sottolinea il coordinamento nella nota.
La manifestazione chiede che in Legge di Stabilità vengano finanziati interventi di bonifica per eliminare l'amianto dei Siti di Interesse Nazionale (Sin) più compromessi (380 sul totale dei 34.000 siti contaminati); l'estensione del Fondo per le Vittime dell'Amianto a tutti gli ex esposti ugualmente colpiti per esposizioni casalinghe o ambientali; il riconoscimento delle esposizioni per i lavoratori colpiti da malattie professionali o comunque a rischio di malattia da amianto. La giornata continuerà alle ore 14 al Teatro dei Servi dove le associazioni incontrano i parlamentari e gli esperti, e alle 20,30 con la proiezione film 'Trashed' al Teatro Valle Occupato.
Il Mattino
03 10 2013
Attori, cantanti, giornalisti, uomini di spettacolo più o meno conosciuti, speaker radiofonici e televisivi, hanno aderito in cento e altri si aggiungono di giorno in giorno.
Tutti hanno deciso di "adottare" un comune della terra dei fuochi, tutti hanno accettato di posare in foto con un cartello in cui oltre al nome del comune "adottato" compare la scritta "non deve morire".
L'iniziativa è collegata a una pagina Facebook "La terra dei fuochi non è sola", per raggiungerla seguite questo link: http://on.fb.me/GzOTYL
La Repubblica
03 10 2013
Non ha ancora riaperto l'Ambulatorio per i Richiedenti Asilo e Rifugiati vittime di traumi e violenze estreme del San Giovanni - Addolorata di Roma. Chiuso a fine febbraio dello scorso anno, da un giorno all'altro, dopo 9 anni di attività, garantiva assistenza e trattamenti specialistici a chi, sopravvissuto a tortura, chiedeva Asilo in Italia
La Direttiva Europea. La Direttiva Europea sugli standard minimi di accoglienza dei Richiedenti Asilo (recepita dal D. L. 140/05) raccomanda agli stati membri dell'UE la tutela delle persone che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale, attraverso la messa in atto di misure sanitarie e sociali idonee e di procedure specifiche e qualificate ai fini dell'identificazione, del trattamento e della riabilitazione.
Raccomanda quindi che, in ogni paese, vi siano strutture specializzate con personale qualificato in grado di individuare e curare le patologie dei Richiedenti Asilo, persone "altamente vulnerabili". Purtroppo però, su circa 400 mila Rifugiati in Europa che hanno subito torture, solo 20.000 (uno su 20) ha potuto accedere a cure adeguate presso centri specializzati.
E' stata la prima struttura pubblica in Italia. Considerando che il 20-30% dei Rifugiati, in base alle stime internazionali, ha subito torture o violenze estreme, si può ritenere verosimile che in Italia, solo nell'ultimo triennio 2010/2012, tra i 26.000 richiedenti cui è stata riconosciuta una forma di Protezione Internazionale, siano state accolte tra le 5.000 e le 8.000 persone sopravvissute a torture e altre forme di violenza estrema.
Il Centro per il Trattamento delle Patologie Post-Traumatiche e da Stress del San Giovanni - Addolorata di Roma. Ha svolto, dal 2004, attività clinica di diagnosi e cure di alta specializzazione per le vittime sopravvissute a torture, traumi estremi e abusi, Richiedenti Asilo o Rifugiati in Italia. È stata la prima struttura del SSN a garantire cure e terapie specifiche e innovative a queste persone.
Un centro di eccellenza a livello europeo. L'attività svolta lo ha reso negli anni un punto di riferimento fondamentale per tutti gli Enti e le Istituzioni operanti nel campo dell'Asilo e della tutela dei Diritti Umani e nella formazione, a livello nazionale, degli operatori (medici, psicologi, assistenti sociali), sia delle strutture socio-sanitarie pubbliche che del privato sociale, impegnate nel lavoro con Richiedenti Asilo e Rifugiati. Divenuto centro d'eccellenza a livello europeo, è stato punto di partenza per la creazione di altri Centri nati in Italia nelle stesse città dove sono state istituite le Commissioni per il riconoscimento del diritto alla protezione internazionale.
Una rete di presidi territoriali. A seguito della creazione delle Commissioni Territoriali con sedi in 10 città (prima tutte le richieste d'Asilo in Italia passavano da Roma) sono stati individuati, negli stessi ambiti territoriali e all'interno di strutture pubbliche, degli ambulatori con caratteristiche idonee al trattamento dei sopravvissuti a tortura. L'obiettivo era la creazione di una rete integrata di Ambulatori specializzati nel trattamento delle patologie post-traumatiche in grado di offrire cure qualificate di tipo medico-psicologico grazie a un'equipe di base formata da uno psichiatra, uno psicologo e un medico internista.
Breve storia del Centro. Nel 2007 è nato il NIRAST, acronimo di Network Italiano per i Richiedenti Asilo Sopravvissuti a Tortura, promosso dal Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR), dall'UNHCR - Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e dal Ministero dell'Interno-Commissione Nazionale per il Diritto d'Asilo, una rete operativa di Centri, coordinata dal dottor Massimo Germani, Psichiatra e Internista, direttore del Centro per le Patologie Post-Traumatiche dell'Ospedale San Giovanni di Roma. L'Ambulatorio, in quanto Centro di Coordinamento Nazionale NIRAST, svolgeva corsi di formazione in vari ambiti, gestiva una banca dati scientifica e, attraverso il sito web, garantiva la pubblicazione di statistiche, ricerche sui traumi e aggiornamenti sul tema.
La convenzione con il Viminale. Nel febbraio 2009 è stata stipulata una Convenzione con il Ministero dell'Interno che, riconosciuta l'attività "pluriennale e altamente qualificata e specializzata" dell'Ambulatorio e garantiva un contributo annuale di circa 30.000 euro per le attività di Coordinamento NIRAST e per attività di formazione e collaborazione con la Commissione Nazionale per il riconoscimento del Diritto d'Asilo. È importante sottolineare che la totalità dei pazienti seguiti dall'Ambulatorio, in quanto Richiedenti Asilo/Rifugiati, erano iscritti per legge al SSN e quindi ogni prestazione erogata veniva rimborsata dalla Regione Lazio, non gravando sul bilancio della struttura ospedaliera.
La chiusura del Centro. Nel novembre del 2011, in conseguenza dei "tagli" straordinari al bilancio, il Ministero ha chiesto la risoluzione della convenzione, pur sottolineando il suo interesse alla continuità delle attività dell'Ambulatorio in favore dei Richiedenti Asilo.
Nonostante la costante crescita degli accessi e delle prestazioni erogate dall'Ambulatorio - solo nel 2011 erano state effettuate 1.380 visite mediche, presi in carico 216 nuovi pazienti, eseguite 974 valutazioni e redatte oltre 260 certificazioni finalizzate al giudizio sul riconoscimento della Protezione Internazionale e dello status di Rifugiato - il Direttore dell'Ospedale Gianluigi Bracciale, contestualmente, ha deciso di chiudere ogni attività ambulatoriale, anche quella puramente clinica e terapeutica già in essere dal 2004. A nulla è valsa la lettera di sostegno e preoccupazione per la chiusura inviata dall'UNHCR, che si rendeva disponibile all'individuazione di soluzioni che potessero garantire la continuità delle attività, o altre sollecitazioni giunte da varie Istituzioni e ONG. Il 28 febbraio del 2012 l'Ambulatorio è stato definitivamente chiuso.
Perché il Centro va riaperto. "Le persone che hanno subito torture, stupri o altri tipi di violenze estreme soffrono, nella maggior parte dei casi, di severi disturbi psicopatologici e, tra questi, del cosiddetto Disturbo Post Traumatico da Stress Complesso che rappresenta una patologia altamente specialistica e di non semplice diagnosi. Sono pazienti che hanno subito traumi estremi - spiega il dottor Germani - cioè ripetuti, continuativi e di natura interpersonale, le cui patologie hanno conseguenze diverse da quelle di un disturbo post traumatico da stress semplice e necessitano di un trattamento specifico e multidisciplinare, in strutture specializzate. È fondamentale la precocità e correttezza della diagnosi. I pazienti possono avere continui incubi notturni, flashback di giorno o improvvisi stati di depersonalizzazione, distacco emotivo o crisi di rabbia, che possono essere facilmente scambiati per repentini cambi di umore o instabilità del carattere.
La paura di impazzire o sentirsi come morti. Qualsiasi cosa può avere un effetto evocativo: una luce, una parola, una sensazione, possono riattivare le memorie traumatiche inconsce, dando così l'avvio a quei fenomeni dissociativi che, drammaticamente, rappresentano il vero nucleo delle sofferenze post-traumatiche.
Le loro giornate sono segnate dalla paura di impazzire, dal sentirsi "come morti", da una costante sensazione di pericolo, dall'emergere di voci o immagini spaventose o che li incitano a farla finita... sono nel mondo come fantasmi che camminano.
"Vi sono poi frequenti disturbi della memoria, vera e propria stigmate delle patologie da trauma estremo, che alterano in modo significativo la loro capacità di narrare in maniera coerente e costante le vicende riguardanti i traumi subiti, determinando inoltre l'impossibilità a rielaborarli".
Le incoerenze mal interpretate. Ma lo status di Rifugiato, a volte, non viene riconosciuto proprio perché la vittima appare incoerente e discordante, quindi poco credibile. "Eppure la presenza di contraddizioni e incoerenze nella narrazione è una delle più tipiche conseguenze dello stress post traumatico". Di qui l'urgente necessità che il Centro di Roma venga riaperto, per dare un'adeguata cura a chi ne ha diritto e dignità, a chi tenta di lasciarsi alle spalle un inferno cercando di ridisegnare, con fatica, un nuovo percorso della propria vita.
La Regione Lazio: "Non c'è ragione di lasciarlo chiuso" . Rodolfo Lena, Presidente della Commissione Politiche sociali e salute del Consiglio Regionale del Lazio ha dichiarato "La chiusura del Centro per il Trattamento delle Patologie Post-Traumatiche e da Stress del San Giovanni a Roma resta tuttora un atto privo di qualsiasi motivazione - ha detto l'esponente della Regione - sia che lo si analizzi dal punto di vista delle esigenze di budget, sia che si affronti l'argomento in ambito strettamente sanitario. Il costo dell'Ambulatorio è difatti minimo, visto che il personale è già in carico all'Azienda ospedaliera e che i locali si trovano all'interno del vicino ospedale Britannico".
"Abbandonare queste persone è motivo di imbarazzo". "Le prestazioni - ha detto ancora Lena - resterebbero a carico della Regione, in quanto i Richiedenti Asilo sono tutti dotati di tesserino sanitario e codice fiscale e hanno pertanto diritto all'assistenza sanitaria erogata dal nostro sistema sanitario. Lasciare abbandonati a sé stessi i circa 200 pazienti gravi assistiti nell'ultimo anno di attività è chiaramente motivo di imbarazzo per la tradizione di assistenza universalistica che da sempre contraddistingue la sanità romana e un ospedale storico come il San Giovanni. Come Presidente della Commissione Salute - ha concluso il presidente della Commissione - incontrerò già nei prossimi giorni lo Psichiatra e Internista che è stato responsabile della struttura in tutti questi anni e sarò ben lieto di favorire tutte le soluzioni che possano portare all'immediata riapertura del Centro, coinvolgendo tutti i membri della Commissione, nonché il Presidente Zingaretti e la struttura commissariale".
Maria Grazia Scaringella