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"Non so chi sia stato". Poche parole sussurrate domenica sera agli infermieri che la stavano caricando sull'ambulanza per portarla di corsa in ospedale.
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La Stampa
04 01 2013

Non capita spesso di sentir parlare della Mauritania, Stato dell'Africa occidentale membro della Lega Araba, che pur ha vissuto nel 2012 un'avvicendarsi di eventi molto significativi, conclusasi l'attentato a ottobre con "l'accidentale" ferimento del Presidente Mohammed Ould Abdel Aziz, evento con ampie ripercussioni interne.

Nonostante la scarsa diffusione di Internet, giovani e attivisti sempre più spesso usano i social media per dire al mondo "esistiamo anche noi", nel tentativo sensibilizzare la comunità internazionale alle problematiche della loro nazione.

Secondo Nasser Weddady ( @weddady), attivista mauritano residente negli Stati Uniti: " Facebook è al centro del nuovo dissenso online" in Mauritania -- strumento che, insieme a Twitter, viene utilizzato sempre più da gruppi dell'opposizione, movimenti per i diritti umani e attivisti indipendenti.

Stremati dalla dittatura del regime militare e dalle terribili condizioni socio-economiche, molti hanno visto nella primavera araba una nuova speranza -- cogliendo l'occasione per chiedere riforme e reclamare la fine del regime di Mohamed Ould Abdel Aziz. L'opposizione, guidata dal movimento del 25 febbraio, ha così organizzato parecchi sit-in, cortei e proteste varie. Da parte sua, il regime, che ha palesemente dichiarato il proprio favore nei confronti di altri regimi dittatoriali come quello siriano, ha risposto a tali iniziative con il pugno di ferro.
Un post sul blog di Ahmed Jedou sintetizza la situazione attuale: «È chiaro al momento che l'esercito ci tratta come una palla per giocare. La nostra guerra dovrebbe servire alla creazione di uno Stato civile che elimini i resti della dittatura militare e della dominazione francese, con un processo contrassegnato da un periodo di transizione, che dovrebbe essere guidata dalle forze della società civile».
Il 12 novembre, i giovani del movimento del 25 febbraio hanno perfino organizzato il funerale simbolico delle istituzioni costituzionali -- come testimonia la seguente foto diffusa su Twitter (e il relativo commento) di Tah Ould Habib: @tahabib: «Qui giacciono le istituzioni costituzionali. Che Dio abbia pietà di loro».

Il 2012 è stato segnato anche dall'arresto di diversi attivisti e giornalisti. Il regime ha anche cercato di corrompere gli studenti, nel tentativo di convincerli ad abbandonare l'impegno civile.

Il blogger Dada Ould Sheikh Ibrahim scrive al riguardo:

«Almeen Ould Hamadi, membro dell'ufficio esecutivo dell'Unione nazionale degli studenti della Mauritania, ha sorpreso tutti. Il ragazzo ha rivelato che Isselkou Ould Izidbih, capo del personale nonché ex presidente dell'Università di Nouakchott, gli aveva offerto un lavoro e soldi per dividersi il sindacato sotto la supervisione diretta di un ex membro della stessa unione, tale Itwal Omar».

Intanto il giornalista Obeid Ould Amegn si trova in carcere dal 29 aprile, e la sua salute continua a peggiorare.
Nel novero delle violazioni dei diritti umani non può essere dimenticata la schiavitù, abolita dal governo nel 1981 e dichiarata un crimine nel 2007, ma tuttora dilagante in tutto il Paese.

Non sorprende quindi che l'elezione della Mauritania alla vicepresidenza del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite abbia fatto scandalo, constringendo UN Watch a contestare la decisione. Anche ladiscriminazione è un fenomeno tristemente diffuso, soprattutto contro i mauritani di colore.

«Che le Nazioni Unite abbiano scelto proprio la Giornata per i diritti umani, in cui si celebra la Dichiarazione universale dei diritti umani, per conferire una carica così importante a un Paese che tollera la schiavitù è a dir poco scandaloso», ha dichiarato Hillel Neuer, direttore esecutivo di UN Watch. Secondo un recente articolo apparso sul quotidiano inglese The Guardian, «in un Paese di circa tre milioni e mezzo di abitanti quasi 800.000 persone sono tenute in schiavitù», mentre il potere e la ricchezza si concentrano nelle mani dei 'mori bianchi', «segregando i 'mori neri' e gli africani ai margini della società».

Seppur indipendente dal 1960, la Mauritania avverte ancora fortissima l'influenza francese, da cui il profondo scontento dei mauritani, che reclamano con rabbia il completo affrancamento dal controllo francese.

Il giornalista e blogger Elycheikh Bah Ahhmedtolba illustra le ragioni di questo risentimento:
«Il problema della dipendenza dalla Francia esiste sin dal tempo della colonizzazione, e ha raggiunto l'apice durante la presunta "indipendenza", visto che allora c'era una generazione che fino ne aveva goduto i benefici. [..] In quanto nuova generazione, abbiamo per lo meno il dovere di discutere e di condividere idee riguardo la dubbia posizione dei "vecchi guardiani politici" nell'ambito dei negoziati con la giunta sulle possibilità di mantenere il fantasma Aziz ai vertici dello Stato, oppure di mandare avanti un altro complice per la imminente guerra nel nord del Mali».

[ Post originale su Global Voices: Mauritanians Find a Voice Online in 2012 ]

Youtube, video offensivo. Ragazza fa condannare l'autore

  • Lunedì, 31 Dicembre 2012 08:59 ,
  • Pubblicato in Flash news

Giulia globalist
31 12 2012

Una giovane veneziana, insultata su un video postato su Youtube nel quale un ex amico la definiva "una prostituta", è riuscita a trascinare in Tribunale il suo diffamatore, ottenendone la condanna. Il responsabile, un 21enne di Noale (Venezia), dovrà ora pagare 10mila euro per rifondere il danno provocato alla ragazza, più 750 euro di multa e 1.800 di spese legali.

Le maglie larghe dei controlli sui contenuti che ciascuno può mettere nella rete avevano fatto pensare al giovane che avrebbe potuto farla franca, nonostante l'offesa verso la (ex) amica fosse di quelle pesanti. Per di più, all'epoca dei fatti - settembre 2009 - quest'ultima era minorenne. Quando il tam-tam della rete, grazie ai social network e agli amici che avevano visto il video, è arrivato alle sue orecchie, la giovane non ci ha pensato un istante e si è rivolta ad un avvocato, sporgendo subito dopo querela contro il presunto autore del video. A portare sulle tracce del responsabile sono stati alcuni elementi ritenuti dal giudice incontrovertibili, come il nickname utilizzato e il fatto che questi avesse in più occasioni ammesso di essere l'autore della bravata.

Pare che a muovere le cattive intenzioni del 21enne fosse stata la gelosia, forse dopo un'avance non corrisposta dall'amica o un litigio per fatti di poco conto. In ogni caso, il ragazzo ha girato un video "per mandare a quel paese" alcune persone, che poi ha postato sul cliccatissimo canale Youtube. E qui ha aggiunto la frase cattiva all'indirizzo della minorenne, chiamandola con l'appellativo riservato "al mestiere più antico del mondo". Portato alla sbarra, il giovane è stato giudicato in contumacia dalla giudice del tribunale civile di Venezia, Irene Casol, e condannato a pagare 10mila euro di risarcimento alla vittima della diffamazione.

I social network: confessionali di verità?

di Lea Melandri, La 27esima ora
12 novembre 2012

Le giovani donne usano internet per trovare un contatto più umano, più profondo di quello che non hanno nella realtà, e che non cercano neanche.   
La modificazione dei confini tra privato e pubblico sembra aver spalancato le porte di casa e spinto la vita intima del singolo a esporsi fuori da ogni pudore allo sguardo di molti.
di Valerio Bassan, Linkiesta
10 gennaio 2012

L'ondata di piena portata dalle rivolte del 2011 continua: in un anno sono tre milioni in più le ragazze arabe che si sono iscritte a Facebook. Mentre qualcuno storce il naso, una ricerca evidenzia come i social network stiano diventando uno strumento importante per le donne che, grazie al web, assaporano una nuova libertà. È un’illusione o qualcosa di duraturo?

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Zeroviolenza è un progetto di informazione indipendente che legge le dinamiche sociali ed economiche attraverso la relazione tra uomini e donne e tra generazioni differenti.

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