Lecce prima.it
02 09 2015

Il provvedimento è stato disposto dall'autorità giudiziaria. All'interno della struttura, che sorge in via Dalmazio Birago, vi erano 12 persone. L'occupazione è iniziata nel marzo del 2014 da parte di studenti e precari vicini al movimento antagonista

Il Binario 68, centro sociale occupato dal 3 marzo del 2014 da studenti e precari vicini ai movimenti antagonisti, è stato sgomberato all'alba di oggi. All'interno vi erano dodici persone che, all'arrivo delle forze dell'ordine, sono salite sul terrazzo fino a che non sono state portate all'esterno dello stabile che sorge in via Dalmazio Birago e che, dai primi di luglio, mostra alla città una grande e colorata opera realizzata da Blu, una delle figure più rappresentative a livello mondiale della tecnica dei murales e della street art.

Le voce si è sparsa intorno alle 6: agenti di polizia, personale dell'ufficio Digos e carabinieri hanno chiuso al traffico l'accesso alla strada che da viale della Repubblica conduce fino a Porta Rudiae, nella parte iniziale in cui sorge la struttura, facente parte di un lotto molto esteso di proprietà di una società immobiliare: negli anni scorsi si è discusso molto di un intervento edilizio in quella che era prima la manifattura tabacchi, fiore all'occhiello di una città che non c'è più. Le forze dell'ordine hanno così dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo disposto dall'autorità giudiziaria.

Sono intervenuti anche i vigili del fuoco, probabilmente per forzare alcune porte, alcuni operai edili, quest'ultimi per murare i varchi di accesso e personale di una ditta privata di sistemi di sicurezza.

Impossibile per tutti avvicinarsi, difficile rendere quindi conto, se non in maniera frammentaria. Nel giro di un'ora un gruppo di una cinquantina di attivisti si è radunato davanti a uno dei blocchi imposti dalle forze dell'ordine per manifestare solidarietà ed esprimere la propria rabbia verso un'azione spiegata come una vera e propria azione di repressione del dissenso.

Momenti di tensione, ma senza appendici di violenza in una mattinata già di per se convulsa. Sul posto è arrivato anche un legale che si è fatto accompagnare verso il Binario 68 per verificare di persona cosa stesse accadendo. Al momento lo sgombero è di fatto concluso e si sta provvedendo al recupero degli effetti personali e alla restituzione del possesso ai legittimi proprietari.

Sgomberato Degage

  • Martedì, 25 Agosto 2015 11:30 ,
  • Pubblicato in DINAMO PRESS

Dinamo Press
25 08 2015

A Roma nuovo sgombero di uno stabile occupato. Mentre la città vive una situazione disastrosa arriva l'ennesimo attacco a chi ogni giorno costruisce risposte alla crisi.

Questa mattina è stato sgomberato da un massiccio schieramento di forze di polizia l’occupazione abitativa “Degage”, liberata nel 2013 da studenti e precari durante una delle giornate dello “Tsunami Tour”.

Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza si sono presentati alle porte dell’occupazione e vi hanno fatto irruzione. Circa 30 occupanti sono stati fermati e portati in questura per l’identificazione e la denuncia. Uno degli occupanti ha accusato un malore ed è stato portato in ospedale per accertamenti.

Mentre infuriano le polemiche sul funerale dei Casamonica, mentre quel che resta delle istituzioni cittadine si divide tra chi è ancora in vacanza e chi già si riempie la bocca con la parola legalità, l’unico intervento concreto in città è stato l’ennesimo sgombero di uno spazio sociale.

Del resto, si tratta di una storia vecchia che continua a ripetersi: a Roma politici e forze dell’ordine sono accomodanti e collusi con la criminalità organizzata, mentre conservano il pugno di ferro per chi lotta per una casa, per il reddito, per i diritti sociali.

Lo sgombero di Degage, segue lo sfratto di centinaia di persone a Milano, è l’ennesimo episodio di un lungo attacco contro i movimenti. Esprimiamo solidarietà agli occupanti. Un torto fatto a uno, è un torto fatto a tutti!

Denunce, ruspe e spazi liberati

  • Mercoledì, 29 Luglio 2015 12:02 ,
  • Pubblicato in COMUNE INFO

Comune - info
29 07 2015

Rete per il Diritto alla città

Il 7 maggio 2015, all’alba, veniva sgomberato Scup, spazio occupato a San Giovanni. Il 7 maggio 2015, al tramonto, veniva occupato il nuovo Scup da un corteo cittadino che denunciava lo sgombero, ma anche l’arroganza e le procedure anomale utilizzate dalla proprietà a scapito della volontà di un intero territorio. Nelle ultime ore stanno sopraggiungendo decine di denunce per quei fatti. La celerità, generalmente anomala alla magistratura romana, ci restituisce l’idea che evidentemente quella giornata non sia andata molto giù all’amministrazione, al prefetto e alle forze dell’ordine.

In effetti, ammettiamo, che le facce basite della questura siano un ricordo piacevole di quel pomeriggio. Ma ancor più soddisfacente è stato vedere tanti e tante, dopo essere stati tutta la mattina sotto al sole inermi a vedere le ruspe fare a pezzi Scup, attraversare le strade di San Giovanni con il preciso intento di non far precipitare nelle macerie la ricchezza che quello spazio ha significato per il territorio.

Nato da quella voglia collettiva, infatti, Scup ha ritrovato non solo casa, ma una vera complicità con la Roma solidale. Una soluzione di continuità che leggiamo come una piccola ma significativa vittoria, e certo non scontata nella fase che stiamo attraversando. Una fase che a suon di sgomberi, intimidazioni, ammende economiche e svendita del patrimonio pubblico al miglior offerente privato, sta determinando un tabula rasa ed un’aperta guerra agli spazi sociali.

Come rete per il diritto alla città abbiamo ben chiaro che le coercizioni che gli spazi sociali ed i suoi attivisti subiscono sono il ritratto di un cambio di paradigma più generale. Non è una casualità che proprio in questi giorni di afa, la giunta Marino (sotto lo scacco direttivo della segreteria nazionale del Pd), stia sancendo la definitiva messa a bando di un gran numero di servizi, dal trasporto alla gestione dei rifiuti, per citarne qualcuno. Così, mentre i romani in questi giorni afosi trovano rinfresco tra i nasoni di Roma (ancora per poco pubblici), la versione renziana della giunta Marino sta meschinamente predisponendo una sicura – ma non piacevole – doccia gelata per settembre che spazzerà definitamente quel poco che rimaneva dei servizi pubblici, di tutele sociali, garanzie e diritti.

Mentre il vergognoso scempio di Mafia Capitale ha lentamente consumato, depauperato e spremuto fino al midollo le casse del Campidoglio rendendo proficue persino le emergenze sociali, Roma viene investita dall’ignaro compito di essere archetipo e modello da seguire per risanare il dilapidato debito di bilancio comunale. E allora ecco che parallelamente a qualche bacchettata moralista contro il corrotto di turno e alla privatizzazione strategica delle politiche sociali e dei servizi, compaiono grandi e piccoli processi speculativi che in nome della rendita finanziaria ed immobiliare cementificheranno lupaettari di verde a Roma Sud per costruire il “necessario” stadio della Roma, costruiranno centri commerciali a Tor Pignattara, capovolgeranno la città in nome della candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024.

Siamo di fronte ad una città allo sbaraglio, dove le sacche di resistenza, di denuncia politica e contrarietà vengono pedissequamente colpite in termini repressivi, mentre il resto di Roma si trova nel mezzo tra l’incudine del populismo grillino e il martello di una destra fascista che rimodula il suo pericoloso intervento politico e sociale. Una città che nel sociale cavalca la dottrina del decoro scambiando e riducendo il concetto di “qualità della vita” a quello della “sicurezza” e nel politico istituzionale propone l’uscita neoliberista di Mafia Capitale.

Che la situazione fosse complicata lo sapevamo da tempo ed è per questo che è da altrettanto tempo che stiamo sperimentando e scommettendo su forme nuove di rapporti sociali, su nuovi processi di definizione delle relazioni, di complicità, di mutualismo e di cooperazione che provino a ristabilire un equilibrio ed un’equità sociale che ad oggi è ridotta all’osso. L’esperienza di Roma Comune è stata solo l’inizio e non saranno certo le ennesime denunce intimidatorie che fermeranno le nostre rivendicazioni.

L'Utopia non si cancella!

  • Martedì, 07 Luglio 2015 11:56 ,
  • Pubblicato in DINAMO PRESS

Dinamo Press
07 07 2015

Un nuovo attacco della giunta Marino: il Comune di Roma vuole mettere a bando gli spazi della Città dell'Utopia. 12 anni di attività contro le frontiere e per l'estensione della cittadinanza. Pubblichiamo una lettera aperta alla città di Roma

Care a Cari tutt*

Ci costa rabbia e fatica scrivere queste righe rivolte a voi tutt* e riguardanti il Casale Garibaldi e, nello specifico, il progetto La Città dell'Utopia. A voi che nel corso di questi anni avete più o meno direttamente attraversato questo progetto sociale di scambio, intercultura, stili di vita sostenibili e lavoro sul territorio di San Paolo, ma anche a voi che non lo avete ancora mai conosciuto.

Da 12 anni, La Città dell’Utopia è un progetto del Servizio Civile Internazionale che crea opportunità di scambio e conoscenza, garantisce accesso diffuso alla cittadinanza italiana ed internazionale senza frontiere, senza distinzione di sesso, religione, età.

La Città dell’Utopia non è solo uno stabile di proprietà di Roma Capitale, ma è un capitale di esperienze, conoscenze, relazioni che non può essere arrestato o “liberato”. La Delibera 140 del 30 aprile impone la messa a bando di circa 860 immobili di proprietà comunale, una manovra volta a fare cassa, a un guadagno economico che cancellerebbe le esperienze di chi quelli immobili li anima: piccole attività commerciali di quartiere, associazioni, cooperative, teatri, centri sociali, occupazioni abitative. Il Casale Garibaldi rientra tra questi 860 immobili, e pochi giorni fa ci è stato comunicato che sopra le nostre teste pende un bando, e alla sua uscita, presumibilmente a settembre, l'immobile dovrà essere “liberato”. Tuttavia, “liberato non è un termine che accettiamo in questo contesto. Perchè gli immobili vengono liberati quando sono vivi, quando sono attraversati da persone e attività sociali e culturali. I bandi non liberano, i bandi cancellano. Lo fanno con un colpo di spugna sulla storia passata dell'immobile, su quel capitale umano e sociale costruito nel tempo grazie agli sforzi volontari di tante e tanti.

Nessuno si è mai sentito custode di uno stabile ma portatore di messaggi e pratiche che hanno reso in questi 12 anni l’utopia un traguardo raggiungibile.

Per continuare a portare avanti questi messaggi e pratiche stiamo provando strade alternative e previste dalla Delibera 140, ovvero la concessione diretta in quanto il Servizio Civile Internazionale, associazione che ha in assegnazione il Casale, è membro consultivo dell'UNESCO. Se questa strada andrà a buon fine, la nostra situazione particolare sarà risolta, ma questo non cancellerà il problema di tutti gli altri spazi cui continueremo a rimanere accanto.

Quello che succede a noi sta succedendo, è successo e potrebbe succedere ad altri spazi sociali che nel corso degli anni hanno costruito un altro modo intendere la socialità e le relazioni umane, in altre parole comunità nuove che non pongono il guadagno monetario alla base del loro agire. Gli uffici tecnici sostituiscono ormai gli organi politici preposti, ma quante quanti di questi hanno abbandonato numeri e tabelle per toccare con mano queste comunità nuove?

Questo Casale vuole restare un crocevia di esperienze e pratiche, per questo chiediamo a tutte e a tutti un impegno a difendere questo capitale in pericolo quando riceverete la nostra chiamata.

La volontà esplicita è quella di rincontrare a breve le persone che hanno conosciuto La Città dell’Utopia e ne riconoscono il valore, per difendere non solo un Casale ma un patrimonio collettivo che collettivamente va’ difeso, per continuare insieme questo cammino verso le utopia che abbiamo diritto di coltivare.

L’utopia non si cancella!!

Pieno sostegno a Casetta Rossa e La Città dell'Utopia

7 luglio 2015

Zeroviolenza sostiene con convinzione i compagni e le compagne di Casetta Rossa (leggi la lettera) e de La città dell'Utopia (leggi la lettera) oggi sotto attacco, il lavoro sociale e culturale svolto per anni, per le famiglie e per i bambini per l'ambiente e per il territorio.

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Zeroviolenza è un progetto di informazione indipendente che legge le dinamiche sociali ed economiche attraverso la relazione tra uomini e donne e tra generazioni differenti.

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