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di Barbara Spinelli

Altro che promozione, i Manifesti dell’Università di Bologna sono un’operazione di marketing sessista.
Anche se il vicesindaco di Ravenna Mengozzi e una delle “Fantastiche 4” hanno tentato censurare come mero moralismo la critica al manifesto pubblicitario, è evidente che per promuovere l’immatricolazione ai poli universitari romagnoli ci si è serviti nella comunicazione di stereotipi sessisti ben radicati nell’immaginario collettivo.
Questa pubblicità infatti non raffigura certo la studentessa modello di uno dei poli universitari, posto che negli stessi non si tengono né corsi di Laurea in Astronautica, né in Cinematografia!
Nulla identifica le ragazze in manager, economiste, giuriste, biologhe: quello che si offre sono dei bei corpi, come se i poli universitari distaccati rappresentassero una sorta di “estensione” del divertimentificio romagnolo in cui la giovane matricola fuori-sede possa trovare fantastica “merce”.
Viene proposto un modello femminile estremamente eroticizzato, non pertinente con lo sviluppo di nessuna professionalità, se non quella di attitudine alla seduzione ed alla soddisfazione di un immaginario sessuale maschile, anch’esso stereotipato (due bionde, due brune, seno incastonato nei wonderbra, tutina stile manga).
Il fatto che una Istituzione quale l’Università abbia scelto di promuovere un’immagine stereotipata della donna -studentessa- e dell’Università stessa, distrugge le potenzialità di autodeterminazione e di ingresso per merito nella vita sociale di tutte le nuove generazioni, che anzi vengono in tal modo pubblicamente istigate a vivere “passivamente” lo spazio pubblico, aderendo ai “ruoli” dettati da una società maschilista, di donne in carriera perfette, giovani belle e desiderabili, ma i cui talenti professionali vengono tenuti nascosti. Donne visibili, ma senza potere.
Un femminicidio simbolico, che influenza l’immaginario di ogni singola donna e uomo, incitando tutti ad uniformarsi ad un modello che considera la seduzione l’unico mezzo di accettazione sociale, per il quale vale sacrificare la propria dignità, la propria competenza, la propria autodeterminazione.

 

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Dal blog di Giovanna Cosenza
http://giovannacosenza.wordpress.com/2009/03/30/donne-clonate-uomo-pensoso/

Donne clonate, uomo pensoso

 

Spesso la pubblicità rappresenta le donne in gruppo, e per giunta una uguale all’altra, come fossero cloni privi di identità definita.
L’uomo, al contrario, è fotografato solo e pensoso: è dunque ben caratterizzato come individuo e rappresentato come fosse impegnato in chissà quale riflessione profonda.
Il che equivale a dire: donna = corpo replicabile; uomo = individuo pensante.
Siamo talmente abituati/e a queste rappresentazioni, che non ci facciamo più caso. Ma non occorre fotografare donne nude o simulare stupri di gruppo per offendere la dignità femminile.
Guarda la campagna primavera/estate 2009 di Sisley, per esempio. Il lavoro di queste immagini è tanto più sottile e infido, quanto più ci sembrano normali.
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Dal blog di Giovanna Cosenza
http://giovannacosenza.wordpress.com/2009/09/01/fa-gia-freddo-in-pubblicita/

Ho dato un’occhiata alle campagne pubblicitarie delle collezioni fashion autunno-inverno 2009-2010. E ho capito che andrà di moda il nero. Bello, mi sono detta, pensando al tubino di Audrey: può essere molto elegante.
Che però un marchio chic come Lanvin metta in scena una donna cadaverica, per pallore e occhi sbarrati (ma ovviamente a gambe allargate), illuminata da luce obitoriale e completa di gatto nero con occhi gialli fissi in camera… be’ siamo alle solite.
Si prevede un inverno freddo in pubblicità, per le donne.
Un freddo da morire.

Triste

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Dal blog di Giovanna Cosenza
http://giovannacosenza.wordpress.com/2009/07/15/fate-lamore-con-il-sapore-un-incubo/

«Labbra» è fra gli ultimi spot della campagna per la Crema di Yogurt Müller, nota per il celebre «Fate l’amore con il sapore». Non è una novità (risale a settembre 2008), ma è più martellante in questo periodo che in altri, sia sulla stampa che in tv. E allora non riesco a stare zitta.

Lo spot mette in scena una delle più desolanti rappresentazioni porno soft del corpo femminile che la pubblicità abbia inventato negli ultimi anni.

Protagonista è una ragazza solitaria che, mangiando uno yogurt, sogna. Magari fosse il bel sogno che lo spot vuole farci credere, ma purtroppo non lo è: la ragazza sogna di tornare indietro, nuda e accucciata come un feto, sogna di galleggiare fra bolle rosse, un po’ ciliegie e un po’ gocce di sangue. Sogna che il sangue del ventre materno le scorra sul corpo, arrivi persino a gocciolarle dalle ciglia.

Lacrime di sangue?

In effetti, a guardare il finale, c’è proprio da piangere: la ragazza resta nuda, sola e accoccolata su un pavimento indefinito. Unica consolazione: un’enorme bocca rossa dipinta sul corpo. Insomma, lo spot riesce perfino a superare la solita equazione: donna = corpo, per suggerirne una ancora più riduttiva: donna = bocca (piccola parte del corpo). E l’annuncio stampa insiste su questa immagine.

Fate l’amore con il sapore, dice il claim.

Fate l’amore con una persona, dico io. Non con un incubo di regressione solitaria come questo. Fate l’amore con qualcuno che abbia la dignità di un essere umano, con pensieri, parole, ricordi, emozioni, speranze. Qualcuno con cui entrare in relazione e mettersi in gioco.

Non sei convinta/o? Lo spot ti sembra meno inquietante di come lo racconto io?

Fa’ la prova di commutazione: immagina lo stesso spot con un corpo maschile al posto di quello femminile. Lo accetteresti? Ti darebbe fastidio? Capisci a cosa siamo abituate/i?

Agenzia: Phoenix Advertising
Fotografia stampa: Gyslain Yarhi
Body Painter: Guido Daniele (Accademia di Brera)
Casa di Produzione: The Family
Regia: Federico Brugia
Pianificazione: Carat

 

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Bella questa!

  • Ott 04, 2008

Questa è l'immagine

 

e questo è un commento!!! 

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