Stefano Vergine, L'Espresso16 ottobre 2017
La
giornalista maltese è stata uccisa da un'
autobomba. Aveva di recente scoperto come una società della moglie del primo ministro dell'isola ricevesse soldi dagli
azeri. Con cui il
governo ha firmato accordi energetici importanti.
Era la più famosa giornalista investigativa maltese. Sei mesi fa aveva rivelato al mondo uno scandalo di petrolio e tangenti pagate, secondo i documenti pubblicati, dal regime dell'Azerbaijan ai vertici del governo maltese, coinvolgendo la moglie del premier Josep Muscat. Recentemente ha invece raccontato come l'isola del Mediterraneo si sia trasformata in uno dei luoghi prediletti per il traffico internazionale di droga, facendo nomi e cognomi dei presunti protagonisti del business, primo fra tutti quello di Antoine Azzopardi. Per questo motivo desta inquietudine la morte di Daphne Caruana Galizia, 53 anni, bruciata viva all'interno della sua auto a Bidnija, il villaggio dove la giornalista abitava insieme alla famiglia.
La cronista era diventata famosa nel mondo dopo gli articoli pubblicati sul suo blog – Running Commentary - lo scorso 20 aprile. Articoli che hanno messo in enorme imbarazzo il governo maltese, in particolare il premier Muscat. Galizia ha infatti svelato che la Egrant Inc, una società registrata a Panama e di cui fino ad allora non era mai stato individuato il beneficiario finale, appartiene a Michelle Muscat, la moglie del primo ministro. Non solo.
La giornalista ha pubblicato alcuni documenti che dimostrano come la società panamense nel 2016 abbia ricevuto diversi bonifici, il maggiore dei quali da oltre 1 milione di dollari, da parte della Al Sahra FZCO, una offshore registrata a Dubai e appartenente a Leyla Aliyeva, figlia del dittatore dell'Azerbaigian Ilham Aliyev. Insomma Galizia ha rivelato – con tanto di documenti pubblicati online – che la moglie del premier maltese ha ricevuto milioni di euro dal regime azero. Il quale negli ultimi anni ha firmato parecchi accordi in campo energetico con il governo laburista de La Valletta.
Le accuse di corruzione sono state rafforzate da un evento avvenuto la notte del 20 aprile stesso. Poco dopo la pubblicazione della notizia sulla offshore panamense della moglie del premier, i giornalisti delle maggiori testate locali sono andati sotto la sede maltese della Pilatus Bank, la banca presso cui la Egrant aveva aperto il conto corrente. E hanno filmato una scena che ha fatto il giro delle tv dell'isola: il proprietario e presidente della banca, l'iraniano Seyed Ali Sadr Hasheminejad, usciva dalla porta secondaria dell'istituto di credito con delle grosse valigie in mano. Erano i documenti delle società finite nell'occhio del ciclone, come sostenuto da alcuni reporter? Hasheminejad ha negato categoricamente l'ipotesi, spiegando di trovarsi in ufficio a quell'ora per preparare un consiglio d'amministrazione, e aggiungendo che quelle borse non erano altro che i bagagli necessari per un viaggio di lavoro. Versione che non ha per nulla placato le polemiche nei confronti di Muscat e della sua squadra.
Il premier maltese non è stato però l'unico bersaglio della reporter. Galizia lavorava da anni sul tema della corruzione. Aveva tra l'altro fatto parte del consorzio investigativo Icij (di cui è membro anche L'Espresso) rivelando l'esistenza di alcune società offshore appartenenti ad altri personaggi famosi maltesi. All'inchiesta internazionale Panama Papers la giornalista aveva infatti contribuito svelando come due politici locali - Konrad Mizzi, all'epoca ministro dell'Energia, e Keith Schembri, capo di gabinetto del premier Muscat – fossero proprietari di scatole finanziarie basate in paradisi fiscali.
Rivelazioni che avevano fatto sorgere più di un dubbio sull'opportunità di affidare a Malta la presidenza di turno del Consiglio europeo, visto che in quella sede La Valletta avrebbe dovuto convincere gli altri Paesi dell'Ue ad approvare riforme importanti come quella fiscale e sull'anti-riciclaggio. I dubbi non hanno impedito a Malta di diventare comunque presidente del Consiglio europeo. Ma la giornalista non si è fermata. Negli ultimi mesi aveva iniziato a lavorare sul nuovo capo dell'opposizione, Adrian Delia, e sul traffico di droga nell'isola.
Il suo ultimo pezzo è stato pubblicato sul blog Running Commentary poche ore prima della morte. Un commento, più che un articolo, a proposito del processo per corruzione contro l'ex ministro dell'Energia Schembri. «Ci sono ladri ovunque uno guardi adesso. La situazione è disperata», sono state le ultime parole scritte dalla giornalista.