L'anagrafe e i diritti dei figli

Genitori figliChiara Saraceno, La Repubblica
11 agosto 2018

Essere riconosciuti come figli di genitori che hanno deciso, o accettato, di metterli al mondo e che quindi assumono la responsabilità di accompagnare la crescita e di provvedere i mezzi necessari, è un diritto di ogni bambino solennemente statuito dalla Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo del 1959 e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e adolescenza del 1989.


Insieme al diritto ad avere un nome e una cittadinanza, fa parte del diritto all'identità. Solo in caso di grave inadempienza, o incapacità, del genitore rispetto a questo compito. questo diritto può essere negato. Sempre e solo a tutela del benessere del bambino. Questa decisione richiede quindi sempre una valutazione caso per caso, non sulla base di un giudizio a priori su chi non può, per definizione, essere genitore. E' in nome di questo diritto dei bambini che, sia pure tardivamente, l'Italia ha consentito, dal 1975, il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio anche a chi era sposato e, dal 2012, ha eliminato ogni distinzione tra figli naturali e legittimi, anche per i figli nati da rapporti incestuosi.

E' sempre in nome di questo diritto che molti tribunali oggi riconoscono, vuoi con la formula dell'adozione speciale da parte del genitore non biologico, vuoi, sempre più spesso, dalla nascita, che i figli nati per decisione di coppie dello stesso sesso abbiano come genitori entrambi i componenti la coppia, non il solo genitore biologico.

Ora il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, vorrebbe interrompere questo lento processo di riconoscimento della centralità del diritto di un bambino a essere riconosciuto dai propri genitori, cioè da coloro che lo hanno voluto e lo amano, in nome del principio che devono esserci sempre un uomo e una donna a fare rispettivamente da padre e da madre. Come se i ruoli sociali della genitorialità fossero perfettamente sovrapponibili a quelli della riproduzione e non si manifestassero in molte forme, a seconda della sensibilità e del carattere di ciascuno, a prescindere dal sesso di appartenenza.

Secondo Salvini, peraltro in perfetta sintonia, su questo punto, non solo con il Movimento per la vita e le associazioni che mi mobilitano nei "family day", ma anche con papa Francesco, se i genitori effettivi sono dello stesso sesso, legalmente ce n'è solo uno, almeno sulla carta di identità, anche nei casi in cui sentenza di tribunali o trascrizioni anagrafiche abbiano stabilito diversamente.

In attesa di chiarire come pensi di risolvere l'eventuale difformità tra i dati della carta di identità e risultanze anagrafiche, il ministro ha dichiarato che il suo obiettivo è difendere i bambini. In realtà, lede il diritto di molti di loro ad avere identità pubblica legale corrispondente alla realtà. L'obiettivo è quello di contrastare il processo di legittimazione della filiazione da parte di coppie dello stesso sesso.

La lunga vicenda che ha portato alla equiparazione di tutti i figli, nati dentro o fuori il matrimonio, mettendo fine a situazioni dolorose e ingiuste, mostra, tuttavia, come la centralità dei diritti dei bambini abbia costretto nel tempo a rivedere criticamente il concetto di "famiglia naturale" troppo stretto.

Ma forse è proprio questo che teme Salvini, e chi la pensa come lui. Meglio sacrificare i bambini, allora.

Ultima modifica il Venerdì, 04 Gennaio 2019 18:03
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