Può essere usata contro chiunque, è l`arma più temuta degli hacker ed è tanto subdola da poter essere utilizzata a centinaia di chilometri dalla vittima. Ha anche un nome accattivante, doxing, a cui qualcuno aggiunge una seconda x, doxxing, per motivi ancora poco chiari. Si tratta della pratica di scovare e pubblicare in rete i dati personali di una persona (dox sta per docs, documenti) e, secondo l'istituto giornalistico statunitense Poynter, rappresenta un nuovo rischio anche per reporter e giornalisti: "Un nuovo metodo di intimidazione e abuso".
Corriere della Sera ...

Cyberbullismo il vero incubo degli adolescenti

  • Martedì, 02 Giugno 2015 08:29 ,
  • Pubblicato in La Denuncia
CyberbullismoValeria Arnaldi, Il Messaggero
1 giugno 2015

Gli ultimi dati della Società Italiana di Pediatria alzano il sipario sui rischi del web tra furti di identità, minacce, ingiurie e molestie. [...] Per Save The Children, il cyberbullismo "è la più pericolosa tra le minacce tangibili della nostra era per il 72% dei ragazzi italiani". Più di droga, molestie, malattie sessualmente trasmissibili. ...

Cyberbullismo il vero incubo degli adolescenti

Gli ultimi dati della Società Italiana di Pediatria alzano il sipario sui rischi del web tra furti di identità, minacce, ingiurie e molestie. [...] Per Save The Children, il cyberbullismo "è la più pericolosa tra le minacce tangibili della nostra era per il 72% dei ragazzi italiani". Più di droga, molestie, malattie sessualmente trasmissibili. Il motivo è presto detto: tutti sono a rischio. Bastano un pc o uno smartphone per potersi trasformare in vittime.
Valeria Arnaldi, Il Messaggero ...

La Stampa
16 07 2014

Tutto è cominciato con un invito abbastanza innocuo, una normale festa a casa di un compagno di classe. Lei è Jada, una ragazzina che vive e studia nei dintorni di Houston (Texas). Non aveva motivo per non accettare, così come di rifiutare un bicchiere di punch. E’ l’inizio di un incubo: la 16enne perde coscienza e non ricorda più quello che è successo dopo, ma crede di essere stata drogata.

La verità arriva dal web. Navigando sui social network scopre video e foto sconvolgenti che mostrano che cosa le è capitato: alcune immagini la ritraggono nuda, dalla vita in giù, svenuta per terra o distesa su un letto. Solo in quel momento si rende conto che, oltre agli abusi fisici, qualcuno ha filmato e fotografato tutto per condividerlo in Rete.

“Non avevo controllo. Non gli ho chiesto di svestirmi e di farmi quello che mi hanno fatto”, ha detto Jada in una intervista con il network locale, KHOU 11 News. In poco tempo, gli amici hanno cominciato a mandarle messaggi, chiedendole se stava bene. “Ora lo sanno tutti,” ha detto Jada.

Violentata due volte – prima nella realtà, poi sui social network

Purtroppo Internet mostra tutto il suo lato spietato. Tutto non è finito quella notte con le prime condivisioni in Rete: altri ragazzi di Houston, sia maschi che femmine, hanno iniziato a twittare immagini di loro stesi per terra, molti senza i pantaloni, nella stessa posa che aveva Jada nelle foto. Il tutto con l’hashtag #jadapose. Tramite telefonini e Twitter, l’incubo di Jada era diventato virale.

Il brutto del contenuto virale è che molti di questi ragazzi non conoscevano neanche a Jada ed ignoravano il vero significato dell’hashtag. Quando il giornale americano ‘Houston Press’ ha contattato uno degli utenti che avevano condiviso un contenuto con #jadapose, lui ha risposto di non conoscere neanche Jada, ma di essere semplicemente “annoiato all’una del mattino”.

La polizia di Houston sta indagando sull’accaduto. Nel frattempo, il presunto aggressore continua a proclamare la sua innocenza su Twitter, parlando di Jada in termini volgari.

La ragazzina, invece, ha coraggiosamente deciso di farsi avanti per raccontare la sua storia. “Non ha senso nascondersi” ha detto. “Tutti hanno già visto il mio viso e il mio corpo. Ma quello non è chi sono e cosa sono”. Nonostante tutto, Jada vuole andare avanti. Vuole studiare come privatista, forse per voler evitare i pettegolezzi dei compagni e per recuperare un po’ della privacy che gli è stata strappata via.

Ma su Internet ci sono anche state reazioni a supporto di Jada: negli ultimi giorni il web e i social network si sono inondati di gente indignata, manifestando solidarietà. Adesso, cercando l’hashtag #jadapose si trovano centinaia di foto di ragazze in un’altra posa: forte, decisa, dove mostrano i muscoli. “Stay strong” (“Fatti forza”) dicono attraverso gli hashtag #justiceforjada, e #IamJada. Un modo per dire che qualcosa del genere “potrebbe succedere a chiunque di noi”.

Il comportamento responsabile degli adulti su Internet

  • Martedì, 15 Aprile 2014 08:26 ,
  • Pubblicato in Flash news

Lipperatura
15 04 2014

Elenco parzialissimo di tweet e status di persone adulte con ruolo pubblico:

“peccato che non sono te,mi sarei suicidato per avere un fesso in meno in giro, saluti, bloccato, smetti con la droga,fa male” (senatore, 58 anni)

“sei un uomo di merda. Il tuo “black humor” mettitelo nel culo”. (critico d’arte, 62 anni)

“Ma mai nessuno che se la stupri?” (consigliera di quartiere, intorno ai cinquanta)

“Anche se noi del blog di Grillo fossimo tutti potenziali stupratori tu non corri nessun rischio” (comunicatore, fra i trenta e i quaranta)

“”Tu invece cosa pensi di combinare nella vita, capra?” (comico, 67 anni)

“Terremoto nel Nord Italia… Ci scusiamo per i disagi, ma la Padania si sta staccando. (La prossima volta faremo piu’ piano)”. (segretario politico cittadino, fra i trenta e i quaranta)

“Prima andavo a putt…e poi magari lo prenderò anche in …Ma VERGOGNATEVI” (calciatore, 23 anni)

“I giovani non trovano lavoro perché stanno bene a casa” (presidente Fiat, 38 anni e, sì, è un insulto anche questo)

Ora, la prossima volta che parlate di cyberbullismo fra adolescenti e minacciate leggi speciali, mandateli a memoria. Grazie.

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