Bullismo, è quello cyber a fare più paura

Antonella De Gregorio, Corriere.it
4 febbraio 2013

"È come salire su un ring: o le prendi o le dai". Lo dice con candore la ragazzina del cartoon diffuso da Save the Children. E se ti capita di "darle" il divertimento è assicurato, sembra suggerire quel tratto di matita. Che male fa? Una foto, un video, un "like" possono, al massimo, far ridere...
Leo Hi Tech
21 01 2013

Si parla molto di cyberbullismo e di sexting (scambio di materiale pornografico amatoriale tra ragazzi), e i genitori non sanno come gestire questi fenomeni, anche perché per molti adulti la rivoluzione tecnologica consiste nello scoprire che il loro portachiavi in realtà è una chiavetta usb. Queste dinamiche, che a volte portano a brutti fatti di cronaca, partono dal selvaggio mondo dei cosiddetti bimbiminchia, termine dispregiativo usato per indicare i giovanissimi utenti dei social, che hanno l’inconsapevolezza dei ragazzi insieme al potere incontrollabile del web. Questi ragazzi, infatti, usando i social network possono facilmente far circolare foto, video e roba compromettente sui loro coetanei con un’efficacia imbarazzante, una macchina del fango per adolescenti forse peggiore di quella degli adulti.

Nei social, un fatto di gossip crea sempre un vespaio enorme che nasce, cresce e finisce in poco tempo. La cosa, però, non è vista allo stesso modo da un adolescente: una voce che circola su internet per un ragazzo o per una ragazza potrebbe essere terribile, e non importa se domani o tra una settimana nessuno se ne ricorderà più. Il ragazzo potrebbe prenderla male e fare un gesto estremo adesso, subito, senza ragionare, mentre i genitori non hanno nemmeno capito di che si tratta. Ora, invece che fare la solita morale o diffondere paura e allarmismo, voglio provare a dire qualcosa ai genitori e ai ragazzi.

Genitori, se vi siete presi l’impegno di fare un figlio e crescerlo nel XXI secolo, allora, per Dio, svegliatevi. Quello strano telefonino che avete regalato a vostro figlio non è un giocattolo costoso, ma uno strumento di comunicazione, e si chiama smartphone perché è più intelligente di voi.

Lo so che da ragazzi voi avevate solo il calcetto, le bambole e i cartoni animati, ma i vostri figli hanno i social network, comunità nazionali e internazionali di migliaia di persone dove scambiano di tutto, messaggi, canzoni, foto, video, e interagiscono tantissimo, formano fazioni, si fanno centinaia di amici e di nemici. In un ora loro stabiliscono più relazioni e contatti di quanto riuscirete a fare voi in una settimana, e tutto questo potere lo gestiscono con la lucidità di un dodicenne. Non potete permettervi il lusso dell’ignoranza con le tecnologie e i social, perché sono parte integrante della vita dei vostri figli. Con questi mezzi, loro hanno scoperto il sesso già da un pezzo, e per loro un video porno è un gioco come un altro. Genitori, non aggiungo altro: avete un cervello e dei pollici opponibili. Usateli.

Quanto a voi, ragazzi, non farò il solito polpettone, tanto questo articolo neppure lo leggerete. Potrei dirvi di stare attenti al materiale che mettete su internet, ma ve lo dicono già in tanti, e comunque capirete questi errori solo dopo averli commessi. Potrei dirvi di lasciar stare la pornografia, ma date le vostre tempeste ormonali sarebbe quasi ridicolo. Voglio dirvi, invece, com’era la mia vita quando avevo la vostra età: ero balbuziente, avevo un doppio apparecchio fisso ai denti, avevo dei genitori che erano sempre al lavoro, dei professori incapaci e giusto uno o due buoni, tanti amici inutili (anche senza social) e giusto uno o due buoni. Ero un piccolo sfigato sensibile ed emotivo, e tutto quello che mi capitava mi sembrava una tragedia. Volete sapere cosa facevo per tirare avanti? Bè, invece che angosciarmi per ogni cosa, cercavo di buttarla a ridere.

Quando qualcuno ce l’ha con voi, e trova il modo di rovinarvi la vita, e vi mette contro tutto il mondo, la cosa più efficace che potete fargli non è riempirlo di botte o vendicarvi e fomentare la sua rabbia: è spiazzarli con l’ironia. Dentro e fuori dalla vostra scuola, su internet, in tutto il mondo, c’è un sacco di gente che non vede l’ora di farvi incazzare, gente che non merita la vostra ansia o la vostra serietà, gente che va affrontata non prendendola di petto, non con la cattiveria, non giocando a chi è più duro, perché così gli farete un favore. È gente che fa ridere, quindi voi dovete trollarli, ridere di voi e di loro, rovinargli la festa e non prendere mai sul serio il loro gioco. Se imparerete a non buttarla in tragedia, a risolvere le situazioni con ironia e a ridere per primi, vi giuro che nessuno avrà potere su di voi.

Gli angeli volano perché si prendono alla leggera. (Gilbert Keith Chesterton)

Cresce il bullismo contro le ragazze “immorali”

  • Mercoledì, 16 Gennaio 2013 11:31 ,
  • Pubblicato in Flash news

Un altro genere di comunicazione
16 01 2013

Qualche settimana fa vola dal balcone Carolina, quindicenne vittima di bullismo da parte di alcuni coetanei che le avevano appiccicato l’etichetta della ragazza “facile”. Su Twitter è iniziato un tam tam di utenti “forcaioli” che se la sono scagliata contro i bulli, invocando la pena di morte e torture medievali. A distanza di pochi giorni impazza su Twitter un hashtag, #letroiedellamiascuola, rivolto alle proprie compagne, lasciandosi alle spalle la morte di Carolina. L’hashtag è al primo posto sulle ricerche.

Quante di noi hanno ricevuto questo epiteto? non c’è donna al mondo che non ha ricevuto questo insulto nel corso della sua vita. Ma gli atteggiamenti misogini in rete sono in crescita e fin qui nessun dubbio. Ma per essere considerate delle troie in Italia cosa è sufficiente fare o essere?

Non solo avere troppe esperienze sessuali o precoci, ma: vestirsi in abiti succinti, truccarsi troppo, mettere maglie trasparenti, baciare o abbracciare i propri coetanei, non filarsi di striscio un ragazzo, essere corteggiata da tutti e addirittura indossare leggins e “pantaloni da militari e ora la mia scuola sembra diventata un esercito” o “avere la risata simile ad un orgasmo” o “indossare il perizoma” e perfino “avere un fidanzatino”.

Ma non è la prima volta. Mesi fa su Twitter tra vari hashtag sulla crisi economica c’era quello delle #letroiedellamiacittà. Insomma, i costumi delle ragazze sono importanti quando il tema della crisi economica, tra i problemi più ardui, distruttivi e pericolosi del nostro Paese.

A “linciare” i propri bersagli sono ragazze ma anche maschi compiaciuti del comportamento sessista delle loro coetanee. Ragazzi/e che trovano normali i modelli televisivi che le vengono imposti ma si scandalizzano quando le loro compagne vengono influenzate mettendoli in pratica. Adolescenti che crescono in un sistema dove da una parte il corpo femminile è strumento mediatico, modello che viene spacciato per liberazione sessuale, quando poi la considerazione verso la sessualità femminile è la stessa di secoli fa.

Allora, noi continuiamo a ribadire che le veline non hanno liberato le donne (anzi ora ancora peggio visto che sono pure vestite), ma hanno rafforzato la dicotomia che divide da sempre le donne in sante e prostitute, rafforzando l’idea che la donna è corpo ma non desiderio e che della sessualità devono appropriarsene solo gli uomini.

Come diceva Lorella, viviamo in sistema contraddittorio, bipolare, e l’esempio è dato proprio da questa tv che è fucina di messaggi simili contornati di stereotipi sessisti vecchi e nuovi che si sovrappongono e convivono assieme malgrado la loro eterna contraddizione, allo stesso modo di come convivono le vecchie ideologie con le nuove tecnologie. Perché è frequente vedere la valletta in perizoma o minigonna che desidera arrivare vergine all’altare o accusare quelle che escono con tanti ragazzi “perchè finché lo fa un uomo di uscire con tante donne, questo è sempre bene. Quando lo fa una donna, si chiama in un altro modo“.
E i ragazzini crescono con questi messaggi, questa è l’unica educazione sessuale che viene insegnata ai ragazzi, che poi non riescono più a porsi domande se questo è o meno una costruzione sociale della sessualità umana o a chiedersi che c’è di male se una donna è libera di vestire come vuole o se è libera di frequentare chi vuole. A chi fa male una ragazza che indossa i leggins, minigonne, abiti succinti che sono all’ultima moda? Sta violando la libertà di qualcuno? E se una ragazza cambia ragazzo ogni giorno fa del male a qualcuno?

E’ facile vedere una correlazione tra questo e il fenomeno in crescita del femminicidio. Perché una ragazza che molla un ragazzo per un altro non sta bene, questo lo pensa anche chi è pronto ad ucciderla. Non manca infatti chi implora di trucidare tutte quelle che cambiano un ragazzo al giorno o chi posta una foto un pò svestita a gennaio. La misoginia è in crescita non ci sono dubbi, indipendentemente dal fenomeno amplificatorio dei social network. Ce lo ricordano i dati del femminicidio, ogni giorno; ma anche degli stupri, che rischiano pure di essere legittimati e giustificati quando è in voga la generalizzazione del “son tutte troie“.
Domenica, mentre su Twitter si diffondeva l’hashtag, è stata stuprata, a Milano, una studentessa con una violenza inaudita che riversava sul pavimento tramortita, con i vestiti strappati e sanguinante. Ma all’opinione pubblica scandalizza invece un atteggiamento troppo libertino delle coetanee che se fatto con il consenso dell’altro non lede la libertà e la dignità di nessuno. Ricordiamoci che questi atteggiamenti aumentano quando aumenta la legittimazione, quando la colpa viene scaricata sulla vittima ritenuta come una “facile” che “se l’è cercata“.

Ecco che ne emerge una condizione femminile più simile a quella dell’Africa subsahariana, dove le donne devono essere criticate; se non vogliono essere criticate e molestate, allora i genitori provvedano a “proteggerle”, come? impedendole di uscire vestite in quel modo! Così scrive un articolo sulla sezione “Donna” del sito Leonardo, uno di quelli dove l’essere donna è collegato ai temi della bellezza, maternità e cucina.

E stupisce vedere che la stessa autrice che scrive: “Mia madre se non mettevo la maglietta della salute sotto la camicia e il maglione di lana non mi faceva uscire di casa, altro che fare la gnocca nel corridoio della scuola. E i padri? Il mio era geloso neanche fossi l’unica ragazzina presente sulla faccia della terra, possibile che questi non abbiano il desiderio di proteggere le loro figlie da critiche maschili e facili sfottò testosteronici?[...] io proporrei di ritornare alle sane “mazze e panelle” genitoriali” poi pubblica un articolo dedicato a Miss Bum Bum chiappe al vento con parole simili “Gli uomini restano a bocca aperta per cotanta grazia, le donne per invidia o sdegno[...]E scatenatevi ora uomini se dico che, fossi in voi, sinceramente, un deretano così non lo apprezzerei! In ogni caso vi faccio un regalo: godetevela…”.

Insomma, le donne sono invitate alla moralità, gli uomini possono godersi le chiappe. Donne disorientate da una parte dalla società che le vuole sexy e belle, e dall’altra parte da una società che chiede a loro più pudicizia per “proteggersi” dalle critiche, come se fossero colpa loro. Ed è proprio dai media che i ragazzi apprendono questo comportamento. Ed è proprio quando ti accorgi di essere immersa in questa contraddizione che ti rendi conto di vivere in una gabbia a doppie sbarre. E che dire di quelli che ancora credono che sei il diavolo se mostri il tuo seno in piazza? Perche’ ribadiamolo: il nostro paese ha un grosso problema con le donne! Ma il problema non sono solo gli uomini. Le donne italiane? troppo sottomesse! Ho seguito con costanza le Femen e le loro manifestazioni, ma in nessun paese sono state picchiate da donne. Forse il nostro paese ha un problema maggiore: sono le donne ad essere le prime nemiche di se’ stesse, per questo motivo fatichiamo a liberarci. E siamo in ritardo rispetto al resto dell’occidente ( e non solo)?

Ci vuole educazione sessuale e relazionale nelle scuole italiane. E’ questo il vuoto che si sente. Perchè:

- Dare della troia significa ignorare che il sesso si fa in due e sappiamo che è pericolosissimo perché significa che c’è gente che non prende in considerazione che il sesso dev’essere consensuale, quindi a mio parere è un’ implicita legittimazione dello stupro;
- Dare della troia rima con “castrazione” sessuale;
- Perché anche le donne hanno delle voglie sessuali;
- Perché l’asessualità non fa più donne;
-Perchè bisogna smettere di temere la femminilità;
- Perchè bisogna riconoscere che a momenti ci sembra di vivere in Arabia Saudita;
- Perchè assomigliate a quelli che accoppano le compagne perché vestite “troppo occidentali”;
- Perchè state insegnando alle vostre figlie ad introiettare il peggior sessismo;
- Perché bisogna dire basta al bullismo ma anche basta al sessismo!

Carolina come Amanda vittima del cyberbullismo

  • Martedì, 15 Gennaio 2013 11:22 ,
  • Pubblicato in Flash news
Dentro Salerno
15 01 2013

di Maddalena Robustelli  
 
E’ di pochi giorni fa la morte di una quattordicenne, suicidatasi a Novara gettandosi dal balcone della sua abitazione. Carolina Picchio, a parere degli amici,  non era difatti riuscita a superare l’impasse di un grave stato di prostrazione conseguente ad una serie di commenti a lei sfavorevoli pubblicati sui social network ed aventi ad oggetto la sua persona. Eppure è stata descritta come una ragazza solare dalla sua insegnante di psicologia, alla quale la ragazza “non aveva mai parlato di situazioni difficili”. Gli inquirenti stanno indagando sulla vicenda e al proposito sono al loro vaglio tutta una serie di biglietti ritrovati nell’abitazione di Carolina.

Indubbiamente allo stato attuale è difficile dimostrare quanto abbia influito il dileggio on line sull’equilibrio di un adolescente per sé stesso fragile, perchè in via di evoluzione verso un percorso di vita che da bambino indifeso e passivo lo farà divenire un adulto consapevole e capace di superarne le difficoltà. Di certo il cyberbullismo, ossia l’utilizzo di internet, dei telefoni o di altri tipi di tecnologia per maltrattare e molestare ripetutamente i propri coetanei, è un fenomeno che sempre più sta dilagando anche tra i ragazzi italiani. Immediatamente dopo la morte di Amanda Todd, una giovane canadese suicidatasi lo scorso mese di ottobre a causa delle continue violenze psicologiche causate dagli attacchi nei suoi riguardi perpetrati sui social network, ho tenuto con il Comitato Se non ora quando-Vallo di Diano una conferenza presso un istituto d’istruzione superiore del comprensorio.

L’argomento trattato era il sexting (lett. postare di sesso), un tipologia comportamentale che sta prendendo piede tra i nostri adolescenti e che consiste nello scambio in Rete di immagini a sfondo sessuale. Nostro intento era quello di spiegare agli studenti le conseguenze personali, sociali e legali a cui sarebbero andati incontro a causa di suddetto comportamento che, secondo un recente studio di Save the children, è considerato dal 22% degli ragazzi italiani comune tra i loro coetanei. Abbiamo constatato l’interesse della giovane platea e del suo corpo insegnante, anche se per ragioni logistiche legate ai limiti temporali dell’iniziativa  non abbiamo avuto modo di aprire un dibattito sull’argomento.

Ci interessava, difatti, comprendere le loro opinioni al riguardo, ben consapevoli però che ci saremmo trovate di fronte ad un muro di gomma tipico di chi cerca di permeare la loro malcelata ritrosia e a volte palese reticenza a parlare del fenomeno in questione. Eppure sappiamo che li riguarda tant’è che in un precedente confronto presso un’altra scuola superiore del Vallo di Diano ci era pervenuto in forma anonima il seguente post: “è capitato che una ragazza è stata protagonista di un video nel quale si spogliava, video che un suo coetaneo farà vedere a tutti i suoi amici”.Sicuramente, quando i genitori o più in generale gli adulti provano ad instaurare con i propri figli e no una discussione franca e leale sull’argomento, gli adolescenti si chiudono a riccio.

Ciò induce a ritenere che sia più che necessaria una specifica interlocuzione al proposito, che parta dalla famiglia e gradualmente si arricchisca di contributi specifici. E’ dell’altro giorno la richiesta che il Garante della Privacy, A. Soro, ha indirizzato al Ministro dell’Istruzione, F. Profumo, affinchè “il tema della riservatezza e della dignità delle persone nel mondo on line venga assunto da tutta la scuola come momento imprescindibile di formazione dei nostri giovani”. Certo, è dolente constatare che ci si muova sempre a tragedie già avvenute, ma forse proprio sull’onda emotiva di quel che è avvenuto a Carolina, come ad Amanda, occorre che si inizi almeno ad approntare i necessari percorsi di coscienza sul fenomeno del cyberbullismo, onde predisporre i conseguenti rimedi a favore degli adolescenti che si trovino ad esserne vittima o, meglio ancora, a prevenirne le manifestazioni.

Non possiamo più limitarci, come adulti consapevoli della pericolosità del fatto in sé, a stare ala finestra perché indubbiamente sarà difficile che i ragazzi si rivolgano spontaneamente a noi. “Quello che può fare ogni genitore è parlare costantemente con il figlio, raccontare queste storie e, più che pontificare, chiedere cosa il suo ragazzo pensi del fenomeno” sostiene  B. Collevecchio, un approccio iniziale che necessariamente dovrà essere approfondito nelle opportune sedi, tra cui anche la scuola. Ad imbattersi in tre commenti, pubblicati da altrettanti amici di Carolina Picchio sui social network, si può leggere: “si è suicidata per colpa di chi la sfotteva”; “l’avete fatta cadere, lei ha mollato con i vostri insulti”; “la pagherete, l’avete uccisa con le vostre parole”. In un biglietto ritrovato a casa dai carabinieri la vittima di questa vicenda ha scritto: “scusate se non sono forte, mi dispiace”, quasi una confessione d’impotenza di fronte ad un nemico più grande di lei, il cyberbullismo.

Aiutiamo i nostri ragazzi a difendersi da questo mostro che, secondo una statistica attuale, è responsabile del 17% dei suicidi perpetrati dagli adolescenti, mettendo in campo un confronto autentico e capace di aiutarli a costruire se stessi in piena coscienza e consapevolezza.

Lettera del garante della Privacy al Ministro dell'Istruzione

  • Giovedì, 10 Gennaio 2013 11:06 ,
  • Pubblicato in L'Articolo
Garante della Privacy
9 gennaio 2013

Caro Ministro,
gli ultimi terribili casi di giovanissimi che hanno deciso di porre fine alla loro vita per essersi sentiti violati nella loro dignità da insulti e offese diffusi on line così laceranti per loro da indurli a questo gesto estremo, pongono con forza la necessità inderogabile di affrontare il tema dell'uso responsabile dei social network.

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Zeroviolenza è un progetto di informazione indipendente che legge le dinamiche sociali ed economiche attraverso la relazione tra uomini e donne e tra generazioni differenti.

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