La censura dei militari contro i siti LGBT permane. Sembrava una misura destinata a tamontare insieme alla “Don’t ask, don’t tell”, la politica secondo la quale gli omosessuali potevano servire nell’esercito a patto che nessuno parlasse della loro omosessualità, che doveva rimanere celata pena il licenziamento dall’esercito.
CONTINUA COME SEMPRE - Invece ancora oggi e nonostante ripetute proteste e segnalazioni, dalla ree del Pentagono è ancora impossibile accedere ai siti “LGBT”, che sono bloccati da un apposito filtro. Americablog invece ora sarebbe bloccato in quanto “politico” e “attivista”, prima era tra i LGBT, ma le sue proteste non servite a molto.
DISCRIMINAZIONE INSOPPORTABILE - Che si tratti di una censura pretestuosa e mirata lo testimonia il fatto che i blog “politici” di personaggi della destra dell’odio come Rush Limbaugh o Ann Coulter siano invece accessibili senza filtri, ma ancora più preoccupante e scandaloso è la catalogazione e la censura dei siti sulla base del fatto che si rappresentino in qualsiasi modo la comunità LGBT, che in questo modo si trova messa all’indice collettivamente con un provvedimento dal sapore apertamente discriminatorio, basta pensare se al posto di quel “LGBT” ci fosse “Ebrei” o “disabili” per rendersi conto della gravità della censura.
L’OSTILITA’ CONTNUA - Resta l’evidenza di un comportamento ostile, censorio e discriminatorio da parte del Pentagono, che sembra ospitare al suo interno delle robuste resistenze alla fine della discriminazione nei riguardi dell’omosessualità e in genere della comunità LGBT. Una resistenza di matrice culturale abbastanza comune in un ambiente machista come quello dell’esercito, ma non per questo meno grave, in quanto si traduce in discriminazioni intollerabili e offensive nonostante la politica americana abbia ormai acceso voltato pagina e messo fine ufficialmente alla politica discriminatoria nei confronti di omosessuali e transgender.