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Migranti, 50 persone trovate morte in un tir in Austria. In Ungheria 3mila arrivi in un solo giorno

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la Repubblica
27 08 2015

Tragedia dell'immigrazione in Austria: 50 rifugiati sono stati trovati morti in un tir in Austria. Secondo il quotidiano Krone, che ha diffuso la notizia, il camion è stato ritrovato parcheggiato nell'autostrada A4 tra il Burgenland Neusiedl e Parndorf.

Intanto la rotta balcanica continua ad essere presa d'assalto dai migranti. Le previsioni espresse dall'Unhcr nei giorni scorsi sembrano trovare conferma nella realtà: nelle ultime 24 ore, secondo quanto riferito dalla polizia magiara, tremila migranti (tra cui 700 bambini) hanno raggiunto l'Ungheria. Si tratta del numero maggiore di arrivi in un solo giorno in Ungheria, dove dall'inizio dell'anno sono entrati 140 mila migranti della rotta balcanica, più del doppio rispetto all'intero 2014.

Nonostante la decisione di Budapest di erigere la barriera metallica lungo il confine con la Serbia (nei piani del premier Orban dovrebbe essere terminata il 31 agosto) i migranti riescono comunque ad oltrepassare il confine, e per questo le autorità hanno disposto l'invio di ulteriori 2.100 poliziotti alla frontiera, con cani, cavalli e l'appoggio degli elicotteri.

Il partito del premier Viktor Orban intende inoltre chiedere al Parlamento l'autorizzazione all'invio dell'esercito per bloccare l'enorme flusso migratorio.Secondo la polizia tale incremento di arrivi si spiega con il desiderio dei migranti di raggiungere l'Ungheria prima del completamento del muro "difensivo" previsto entro la fine di agosto.

Ieri la polizia ungherese ha lanciato gas lacrimogeni contro i profughi siriani nell'affollato campo d'accoglienza di Roszke, presso la frontiera con la Serbia. Gli scontri sono scoppiati dopo il rifiuto dei migranti di farsi registrare e prendere le impronte digitali, nel timore di essere poi costretti a chiedere asilo a Budapest, mentre il loro obiettivo è raggiungere il nord Europa.

Il grande afflusso di migranti sulla rotta balcanica, iniziato con l'approdo di migliaia di persone sull'isola greca di Kos, ha messo a dura prova Serbia e Macedonia, chiamate a fronteggiare un evento di difficile gestione. Oggi Belgrado e Skopje hanno chiesto un piano d'azione all'Unione Europa per rispondere alla crisi. "A meno che non abbiamo una risposta europea a questa crisi, nessuno si deve illudere che possa essere risolta", ha detto il ministro degli Esteri macedone, Nikola Poposki, intervenendo al vertice, in corso a Vienna, tra la Ue ed i Paesi balcanici.

La questione dell'immigrazione è ovviamente al centro del "Western Balkans Summit", secondo vertice del "Processo di Berlino" avviato con la conferenza dello scorso agosto. Vi partecipano capi di Governo, i ministri degli Esteri ed i ministri dello Sviluppo Economico dei 6 Paesi dei Balcani Occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia), di Germania, Austria, Francia, Italia, Croazia e Slovenia, ed inoltre il presidente della Commissione Ue, l'Alto Rappresentante Ue per gli Affari Esteri e il Commissario UE per l'Allargamento. Per l'Italia è presente il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.

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