Un lavoro che, almeno in parte, ha tamponato l’emergenza dei transitanti, per lo più eritrei, che hanno attraversato il deserto e il Mediterraneo per fuggire dal regime di Isaias Afewerki, con il Nord Europa nelle bussole.
L’assenza di soluzioni alternative. Il Comune ha messo i lucchetti a quell’esperienza di solidarietà, restituendo lo stabile al proprietario, il 6 dicembre 2015. Ad oggi non c’è ancora un’alternativa istituzionale alla gestione dei flussi che, complice il mare grosso, sono calati con l’inverno, ma rischiano di tornare dirompenti con la bella stagione.
“È passato quasi un mese – scrivono i volontari sulla loro pagina Facebook - dall'incontro con il subcommissario Vaccaro e dal Comune ancora nessuna soluzione concreta. Un mese di pazienza, di fatica, di ricollocamenti a singhiozzo, perché ancora i migranti continuano a transitare per via Cupa”. E dire che i volontari una soluzione l’avevano proposta. Si tratta dell’ex istituto ittiogenico: uno stabile abbandonato proprio nei pressi della stazione Tiburtina di proprietà della Regione Lazio. “Abbiamo scritto una lettera all’ente regionale – spiega Viola De Andrade Piroli, una delle volontarie del Baobab – per chiedere la disponibilità di quell’edificio. Speriamo di incontrarli per l’inizio della prossima settimana”.
La rivolta dell’autobus: “Fate salire i migranti!”. Oggi sono circa trenta i volontari che si alternano sul Camper di Medu. Non distribuiscono più i pasti, perché non hanno una cucina. Non forniscono più un’assistenza medica completa, perché non hanno un ambulatorio stabile. Ma un medico e un pacco di biscotti si potranno sempre trovare in via Cupa. I volontari orientano i migranti, che ancora arrivano alla spicciolata, verso le mense e gli ospedali più attrezzati.
Ed è in questi momenti che la solidarietà della cittadinanza ancora si manifesta. L’8 gennaio, ad esempio, mentre si accingevano a salire sull’autobus 163 in via Tiburtina per accompagnare alcuni migranti eritrei, un uomo li ferma e intima loro in dialetto: “Questi qui nun entrano”. Alle loro richieste di qualificarsi come controllore, lui risponde: “Io nun so’ nessuno, ma loro qui nun entrano”. In breve gli altri passeggeri dell’autobus si rivoltano contro tanta arroganza. E alla fine i migranti salgono, mentre l’uomo è costretto a scendere.
Barbieri (Medu): “Il primo strumento sanitario è l’accoglienza dignitosa”. Nel Camper per i diritti di Medu c’è spazio, oltreché per i volontari, per associazioni come A buon diritto, Save the Children e Cir, che continuano a garantire assistenza ai migranti su ogni fronte. “Teniamo un’unità fissa al Baobab, mentre la seconda segue le altre situazioni critiche. Curiamo anche italiani che vivono in strada”, spiega Alberto Barbieri, coordinatore generale dell’associazione di medici volontari.
“Quello dei migranti in transito è un problema che c’è sempre stato, Roma a differenza di Milano non l’ha mai risolto. Si chiude il Baobab e quale soluzione si mette in campo? Al momento la situazione resta indefinita”. Il rischio è quello di trovarsi a lavorare, per l’ennesimo anno, in emergenza. “Le istituzioni – prosegue Barbieri – non possono farsi trovare impreparate nell’accoglienza di persone che fuggono dalle guerre, che nella quasi totalità dei casi hanno subito torture o trattamenti inumani. Il primo strumento sanitario è l’accoglienza dignitosa”.