Trivelle, gli imprenditori delle rinnovabili voteranno Sì

17 aprile VOTA SI Ferma le trivelleLuca Pagni, Repubblica.it
3 aprile 2016

I presidenti di Assosolare e Anev (eolico) si schierano in vista della consultazione: "In un paese normale si dovrebbe votare per il No, ma in Italia penalizzano le energie verdi in tutti i modi, mentre per chi estrae petrolio e gas è tutto permesso e facilitato."

Chi l'ha detto che tutti gli industriali siano dalla parte di chi vuole la sconfitta del fronte anti trivelle al referendum del prossimo 17 aprile? Ambientalisti e comitati locali trovano un appoggio da parte degli imprenditori che operano nel settore delle rinnovabili, pronti a sostenere le ragioni del "Sì" e di dimostrarlo anche nell'urna.

A dimostrazione che il quesito referendario sta diventando sempre di più uno scontro su due concezioni di quello che dovrebbe diventare l'Italia nei prossimi anni sul fronte dell'energia e dello sviluppo della sua economia. E come dimostra la recente presa di posizione di chimici della Cgil che invece sono a favore del No.

Prova ne siano le prese di posizione di Simone Togni, presidente di Anev, l'associazione nazionale energia del vento e Agostino Re Rebaudengo che rappresenta invece AssoRinnovabili. Nel primo caso ci sono 70 aziende che operano nel settore eolico e oltre 5mila soggetti che ne rappresentano tutta la catena industriale, nel secondo caso, oltre mille soci con 2400 impianti e 30 miliardi di kilowattora prodotti. Entrambe le associazioni sono affiliate a Confindustria, i cui vertici sostengono invece la legge che gli ambientalisti vogliono abolire e che riguarda il divieto di estrazione di petrolio e gas naturale in mare all'interno del limite delle 12 miglia.

Ma la questione non è tecnica. E non è nemmeno tanto basata su convinzioni personale contro le trivellazioni in quanto tali. Anche perché tra gli associati ci sono anche gruppi come Erg, Edf, Edison che operano anche nel settore degli idrocarburi operano da anni. Il fronte degli industriali delle rinnovabili si schiera perché vuole "come minimo parità di trattamento da parte del Governo che, invece favorisce una sola parte".

Chi parla è Simone Togni, presidente di Anev. Il quale contesta l'atteggiamento degli ultimi governi, compreso quello guidato da Matteo Renzi, i quali - a suo dire - hanno fermato lo sviluppo delle rinnovabili. "In un paese normale si dovrebbe votare per il No, ma in Italia si penalizzano le energie verdi in tutti i modi, mentre per chi estrae petrolio e gas è tutto permesso.

A noi del settore eolico, che pure abbiamo contribuito e non poco a raggiungere i limiti di abbattimento della produzione di Co2 come prevede l'Europa, pongono difficoltà tecniche a non finire, il settore degli idrocarburi che sfrutta risorse che sono di tutti gli italiani ha facilitazioni da parte del governo".

Il riferimento, per esempio, è al fatto che non allineando il voto referendario al turno delle amministrative "si sprecano soldi della collettività" di fatto per sostenere il fronte pro-trivelle. Oppure al fatto che "gli incentivi alle rinnovabili sono stati tagliati anche con effetto retroattivo, mentre il referendum anche in caso di vittoria del Si non cancella le concessioni già rilasciate".

Il fatto che l'altro giorno il premier Renzi abbia accompagnato l'amministratore delegato di Enel nell'inaugurazione di una grande centrale a energia rinnovabile in Nevada non impressione nemmeno Re Rebaudengo. Il presidente di AssoRinnovabili ne sottolinea le contraddizioni: "Il presidente del Consiglio elogia all'estero i successi italiani delle rinnovabili di Enel Green Power e poi in Italia attua politiche che non solo fermano lo sviluppo delle rinnovabili ma rischiano addirittura di riportarle indietro".

La questione del referendum diventa allora lo spunto per mettere in discussione le scelte energetiche del paese: "Dicono che dal nostro sottosuolo si potrebbero estrarre fino al 13 per cento del nostro fabbisogno. Mi sembra tanto: di sicuro si potrebbe soddisfare almeno la metà di questa quota con lo sviluppo del biometano, una tecnologia che i paesi nordici e la Germania stanno utilizzanfo già con successo. E chi mi contesta che in caso di vittoria del SI potrebbero perdere il posto 3mila persone, io controbatto con i 7mila posti che potrebbero crescere nella filiera del biometano".

Anche Re Rebaudengo si schiera e andrà a votare contro le trivelle: "Purtroppo i continui provvedimenti contro le rinnovabili del Governo indicano una politica energetica del nostro paese non orientata all'energia pulita, come ulteriormente ribadito dalle recenti dichiarazioni sul referendum del Ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, che si dice schierato per il No.
Siamo convinti che questo referendum, se fosse debitamente divulgato e non osteggiato sino a promuovere l'astensionismo, rappresenterebbe un messaggio importante per il Parlamento sulla volontà degli italiani di avere un futuro sostenibile".

Ultima modifica il Lunedì, 04 Aprile 2016 16:09
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