Caterina Pasolini, La Repubblica4 agosto 2016
La presidente della rete dei
75 centri antiviolenza Dire è esasperata: "Sembra che si preferiscano le
iniziative spot, che danno visibilità, invece di una vera
programmazione".
"Dai politici frasi di cordoglio e sdegno, ma la realtà è che la violenza sulle donne non è un problema che interessa. Altrimenti ci sarebbero finanziamenti e una seria programmazione". Titti Carrano presidente della rete dei 75 centri anti violenza Dire, è esasperata.
Politica sotto accusa?
"Sì, manca una pianificazione fatta col coinvolgimento dei centri che da trent'anni lavorano sul territorio assieme alle sedicimila donne in fuga da compagni violenti. Lasciati invece senza mezzi".
I centri chiuderanno per mancanza di fondi?
"Molti hanno dovuto tagliare i posti di letto, le attività, l'accoglienza e di questo il prezzo lo pagano le donne".
Dove sono finiti i soldi promessi?
"Dopo il decreto legge sul femminicidio del luglio 2014 sono stati stanziati per le Regioni 16 milioni e mezzo di euro per il biennio 2013- 2014. Ma non tutte hanno impiegato queste somme".
Sedici milioni scomparsi?
"No, ma alcune Regioni non risulta li abbiano utilizzati, ad esempio Lazio e Lombardia".
Quindi?
"È complicato: i centri anti violenza sono di competenza delle Regioni che possono delegare ai Comuni i quali decidono se assegnare i fondi con bandi o convenzioni".
Ogni Regione a modo suo?
"Sì, c'è chi mette la prevenzione della violenza nelle spese del welfare, chi nelle politiche sociali, pochi hanno leggi specifiche. Per cui magari i soldi sono stati spesi, ma impegnati per altro".
E gli stanziamenti per il biennio 2015-2016?
"Non si sono mai mossi da Roma, dal dipartimento per le Pari opportunità che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Prima non sono stati assegnati perché non c'era il ministro, poi perché il premier Renzi ha trattenuto la delega. Ora non sappiamo il motivo del blocco".
In pratica molti centri lavorano da 4 anni senza fondi.
"Sembra che si preferisca fare iniziative spot, come i camper, magari utili per dare visibilità, e poi si lasciano senza soldi centri che hanno una competenza specifica costruita nel tempo".
E il piano anti violenza? La ministra Boschi parla di una cabina di regia a settembre.
"Poco concreto: mai viste le relazioni annuali e non c'è monitoraggio, tanto che ad ogni vittima non si sa mai che numero sia. Se non fotografano la situazione come posso programmare gli interventi necessari? Restano solo inutili parole di sdegno".