la Repubblica
14 05 2015
Sono leggermente peggiorate le condizioni dell'infermiere 37enne di Emergency contagiato dal virus Ebola e ricoverato da ieri all'Istituto Spallanzani di Roma. Il paziente "è febbrile, lucido e collaborante. Da questa notte è comparsa un sintomatologia gastrointestinale importante. Ha iniziato nutrizione parenterale e continua la terapia reidratante per via orale ed endovenosa", afferma il bollettino. Dopo aver aggiornato il quadro delle condizioni cliniche del paziente, l'Istituto Spallanzani comunica che questa notte è cominciata la terapia con un secondo farmaco sperimentale non registrato, dopo il primo trattamento antivirale specifico iniziato già ieri. Il farmaco, già autorizzato con ordinanza AIFA del 12 maggio, su indicazione del Ministro della Salute, è arrivato ieri dall'estero. "L'importazione - si legge nel bollettino - è stata grandemente facilitata dagli USMAF del Ministero della Salute. Tra 24 ore sarà emesso il prossimo bollettino medico".
Si tratta del secondo italiano contagiato dal virus in Africa: il primo caso, quello del medico Fabrizio Pulvirenti, anch'egli impegnato nella lotta contro Ebola con Emergency in Sierra Leone, si era concluso positivamente all'inizio di gennaio, quando l'uomo aveva lasciato lo Spallanzani, dove era stato ricoverato il 25 novembre 2014, dopo due mesi di terapie in cui le sue condizioni erano più volte peggiorate prima dell'esito positivo finale.
Anche l'infermiere aveva prestato la sua opera nel centro di cura dei malati di Ebola in Sierra Leone ed era tornato l'8 maggio nella sua regione, la Sardegna. Come da protocollo del ministero della Salute e dalla stessa Emergency, l'infermiere aveva effettuato l'automonitoraggio delle proprie condizioni di salute. I primi sintomi del contagio erano comparsi nella tarda serata di domenica scorsa, quando la sua temperatura aveva raggiunto i 39.2. L'uomo si era messo in quarantena, autoisolandosi.
Come ha ricordato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, intervenendo a Unomattina, dove ha tenuto a rassicurare che non c'è nessun rischio legato al nuovo caso di contagio perché sono state seguite tutte le procedure. "Quando l'infermiere è arrivato, il virus non si era ancora manifestato - ha ricordato Lorenzin -, i sintomi si sono verificati in Sardegna. L'infermiere si è subito autoisolato ed è stato poi ricoverato". "Non c'è nessuna ragione di rischio - ha aggiunto il ministro - abbiamo isolato alcune persone a casa ma solo in via precauzionale, preferiamo eccedere nella prevenzione". Al ministro è arrivata la solidarietà dei colleghi europei: "Mi hanno già telefonato per offrirmi solidarietà e aiuto, a partire dal collega spagnolo - ha raccontato Lorenzin -, sono praticamente arrivati a Roma prima i farmaci che il paziente".
Atlas
20 03 2015
Il governo di Freetown ha pianificato altri tre giorni di coprifuoco e blocco totale delle attività a livello nazionale, in modo da mantenere alta l’attenzione della popolazione sulle misure di contrasto a ebola e per continuare a controllare la diffusione della trasmissione dell’epidemia.
A darne notizia sono i media nazionali, aggiungendo che il coprifuoco dovrebbe avere luogo tra venerdì 27 e domenica 29 marzo prossimi.
Secondo quel che ha dichiarato il direttore del Centro nazionale di risposta a ebola, Alfred Palo Conteh, durante i tre giorni i cittadini saranno obbligati a rimanere nelle proprie abitazioni di residenza.
Il governo sierra-leonense aveva già ordinato una misura simile lo scorso settembre, durante la quale operatori sanitari e volontari hanno avuto il compito di recarsi di casa in casa in tutte le abitazioni del paese per verificare la presenza o meno di persone contagiate dal virus della febbre emorragica ebola e di informare gli abitanti sull’epidemia in corso.
Da quando è cominciata, all’inizio dello scorso anno, l’epidemia ha già causato più di 10.000 vittime, soprattutto in Guinea, Sierra Leone e Liberia anche se in quest’ultimo paese sono quasi tre settimane che non vengono registrati nuovi casi di contagio.
Atlas
13 03 2015
Da una parte il pesante bilancio lasciato finora da ebola che negli ultimi giorni ha fatto registrare il morto numero 10.000 – secondo i dati ufficiali, perché questa soglia è stata probabilmente superata da tempo -; dall’altra parte, l’alleanza tra Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) e Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) che ha l’obiettivo di unire le capacità di due istituzioni internazionali per arrivare presto a zero casi di ebola.
L’emergenza in Liberia, Guinea e Sierra Leone – i tre paesi dell’Africa occidentale colpiti dall’epidemia – non è ancora risolta. La situazione è sì migliorata, la diffusione del virus rallentata grazie anche all’azione internazionale, soprattutto in Liberia; ma ci sono aree della Guine e della Sierra Leone dove ancora il virus sembra più difficile da battere.
L’alleanza tra Oms e Pam fa invece ben sperare per il futuro. Anche perché l’obiettivo non è solo di riportare a zero i casi di ebola ma di creare contemporaneamente una piattaforma infrastrutturale di allerta e risposta immediata per eventuali crisi future.
Atlas
12 02 2015
Il numero di nuovi casi di ebola è di nuovo cresciuto, per la seconda settimana di fila, in tutti e tre i paesi colpiti dall’epidemia di febbre emorragica – Sierra Leone, Liberia e Guinea.
Ad affermarlo è l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS/WHO), secondo la quale sono stati registrati in tutto 144 nuovi casi di contagio. Di questi, 76 sono stati segnalati in Sierra Leone, 65 in Guinea e tre in Liberia.
Secondo l’OMS, l’aumento dei casi evidenzia “le considerevoli sfide” che bisogna ancora superare per porre fine all’epidemia.
“Nonostante i miglioramenti nell’individuazione dei nuovi casi, la gestione dei malati, le pratiche di sepoltura e l’appoggio da parte delle comunità locali – si legge in un comunicato dell’OMS – il declino nell’incidenza di nuovi casi si è fermato”.
In base ai dati ufficiali, dall’inizio dell’epidemia sarebbero almeno 22.800 i casi di contagio registrati e 9177 le vittime (incluse una negli Stati Uniti, otto in Nigeria e sei in Mali).
Celin Camoin, Atlas
21 gennaio 2015
Dopo più di sei mesi di chiusura forzata a causa dell’epidemia di ebola, le scuole della Guinea hanno riaperto i battenti.
L’invito a riprendere le lezioni era stato lanciato dal ministero dell'Istruzione, incoraggiato dalla forte diminuzione dei contagi in atto in Guinea, dove il virus ha causato in un anno 1869 morti e colpito 2865 persone.