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Ora la procura ci passa anche le immagini

Gogna mediaticaAngela Azzaro, Cronache del Garantista
5 giugno 2015

Le immagini che accompagnano le notizie erano rimaste, fino a qualche mese fa, l'ultimo baluardo in difesa dell'autonomia dei giornalisti. Sì, è vero quando ci sono rinvi a giudizio o ancora meglio arresti, gli articoli sono il copia e incolla delle ordinanze. ...

Ora la procura ci passa anche le immagini

Gogna mediaticaLe immagini che accompagnano le notizie erano rimaste, fino a qualche mese fa, l'ultimo baluardo in difesa dell'autonomia dei giornalisti. Sì, è vero quando ci sono rinvi a giudizio o ancora meglio arresti, gli articoli sono il copia e incolla delle ordinanze. Da tempo immemorabile ormai il lavoro dei giornalisti è diventato quello di riportare ciò che dicono i magistrati: gli operatori dell'informazione si sono dimenticati che il giornalismo nasce come contropotere non solo della politica e degli affari, ma anche delle procure e dei tribunali.  
Angela Azzaro, Cronache del Garantista ...

Internazionale
30 04 2015

La libertà di stampa nel mondo ha raggiunto il record negativo degli ultimi dieci anni, secondo l’ultimo rapporto di Freedom house. Stando all’allarme lanciato dall’ong, a livello internazionale i giornalisti si trovano ad affrontare sempre più pressioni e restrizioni da parte di governi, attivisti, criminalità ed editori con interessi politici ed economici. Nel rapporto Freedom of the press 2015, si denuncia che “nel 2014 i giornalisti hanno dovuto affrontare pressioni sempre più intense da tutte le parti”.

“I governi hanno sfruttato le leggi per la sicurezza e per la lotta al terrorismo come pretesto per mettere a tacere tutte le voci critiche, mentre i gruppi di pressione e le gang criminali impiegano tattiche sempre più meschine per intimidazioni ai danni di giornalisti e i proprietari dei media tentano di manipolare il contenuto delle informazioni per i loro fini politici o economici”, ha spiegato la coordinatrice del rapporto Jennifer Dunham. Sui 199 paesi passati in rassegna, 63 sono ritenuti “liberi” sul piano dell’informazione mentre 71 vengono descritti come “parzialmente liberi” e 65 “non liberi”. Questo equivale a dire che soltanto il 14 per cento degli abitanti del pianeta vive in un contesto di libertà di stampa, il 42 per cento con una stampa parzialmente libera e il 44 per cento con una stampa non libera.

La situazione statunitense è peggiorata nell’anno trascorso a causa degli arresti e dei maltrattamenti inflitti ai giornalisti dalla polizia durante le manifestazioni a Ferguson, in Missouri, per protestare contro l’uccisione di Michael Brown, un ragazzo nero di 18 anni, da parte di un poliziotto. Mentre l’Italia - in un contesto europeo generalmente positivo - viene tutt’oggi considerata un paese “parzialmente libero”, soprattutto a causa dei conflitti di interesse rilevati in diversi gruppi editoriali.

Tra retorica e guerra

  • Lunedì, 12 Gennaio 2015 15:03 ,
  • Pubblicato in COMUNE INFO

Comune.info
12 01 2015

di Enrico Euli*

Anche in Italia c’è preoccupazione per la libertà di espressione. Si teme possa ritornare. La Cattiveria di Kotimkin sul Fatto apre alle riflessioni sulla manifestazione di oggi a Parigi. Un corteo zuppo di retorica tardoilluminista, guidato da dittatori finti democratici che governano senza democrazia, partecipato dai soliti progressisti che innalzano matite e bandierine arcobaleno. Roba davvero ridìcola, totalmente anacronistica, e peraltro menzognera. E davvero di parte, a uso e consumo della nostra ‘pace perduta e ancora agognata’, come se fosse ancora possibile è giusto essere in pace noi, mentre altri muoiono anche per mano nostra.

L’ipocrisia dei ‘democratici’ è poi completa con l’esclusione della Le Pen dal corteo. Ma allora perchè accettare Nethanyau? E se si presentassero Assad o Al Sisi? Chi dà il patentino di democratico repubblicano, e chi lo toglie? Chi può farlo davvero oggi ?

Tutto questo, comunque, sarà spazzato via, è già spazzato via dal terrore e dalla guerra. La retorica di cui ancora ci ammantiamo non potrà nulla contro la violenza che sale in spire senza scampo. La violenza che è anche, soprattutto nostra, e che si ripresenta mostrificata nei nostri figli e concittadini ‘terroristi’, nei mostri stranieri in forma familiare, nei perturbanti emblemi del nostro fallimento e delle nostre stesse efferatezze. Vedere il film di Eastwood American sniper, se ancora servisse aggiungere qualche elemento, resta piuttosto istruttivo su quelle che ci ostiniamo a chiamare ‘missioni di pace’. E su quella che è la base fondamentalista della nostra civiltà occidentale: la guerra. E non si intravvedono apprendimenti significativi e cambiamenti sensati su questo fronte, anzi…

Tra guerra, di stato o di individui, da un lato, e retorica della pace e della libertà dall’altro, resteremo schiacciati come mosche sul vetro. Siamo già schiacciati, ed è l’impotenza attuale a dimostrarlo. Inutile fare messe e riti esorcistici per le strade di Parigi. La pace è finita, andate in guerra.

 

 

* Ricercatore universitario e docente di Metodologie e tecniche del gioco, del lavoro di gruppo e dell’animazione, è autore di numerosi articoli e libri. Cura il blog Saturnalia, dal nome delle feste popolari di Roma antica (in onore di Saturno), durante le quali si scambiavano auguri e doni e, soprattutto, era concesso agli schiavi di prendere il posto dei padroni.

Il giornalismo salvato dai web robot

  • Sabato, 03 Gennaio 2015 10:56 ,
  • Pubblicato in L'Opinione
Federico Gennari Santori, Pagina99
31 dicembre 2014

"La fine dei giornali è una delle cose più prevedibili del nostro futuro, gli unici che non lo sanno ancora sono i giornalisti". Così, a metà novembre, Gianroberto Casaleggio lanciava il suo anatema sul futuro della stampa, uccisa dal cosiddetto robot journalism.

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