Piera Matteucci, Repubblica.it17 febbraio 2016
Tutto rinviato al 24 febbraio. Il ddl sulle unioni civili, la cui discussione doveva riprendere in Aula oggi, dopo la giornata burrascosa di ieri con il tentativo Pd di confermare la corsa preferenziale del supercanguro e il dietrofront dei Cinque Stelle, slitta alla prossima settimana.
La nuova richiesta di rinvio è stata presentata questa volta dal presidente dei senatori dem, Luigi Zanda: "Ieri abbiamo registrato un fatto politico nuovo - ha detto in apertura di seduta -: un gruppo che sembrava favorevole a un iter del provvedimento ci ha ripensato. Quindi serve un lavoro di riflessione per riannodare dei fili politici" e, ha insistito, per "fare una buona legge". Convocato alle 14 l'ufficio di presidenza del gruppo Pd in Senato.
Il presidente Grasso ha accolto la richiesta di convocare la Conferenza dei capigruppo, come voluto da Zanda, che ha stabilito che l'esame del disegno di legge sulle unioni civili riprenderà nella giornata di mercoledì 24 febbraio. Tra martedì e mercoledì il Senato esaminerà invece il decreto Milleproroghe. "Si cominci a lavorare, si voti. E se avete la maggioranza come dite di avere, perché avete fatto gli sbruffoni fino a ieri e adesso fate i cacasotto? Votiamo", ha protestato il capogruppo della Lega Gian Marco Centinaio in Aula al Senato rivolgendosi al Pd e proponendo, in luogo del rinvio dei lavori sulle unioni civili deciso dalla capigruppo, di andare subito ai voti.
Legge a rischio. La legge sulle unioni civili, a questo punto, è a rischio: "È evidente di chi sono le impronte", ha commentatola ministra per le Riforme Maria Elena Boschi. Ma il Pd non indietreggia: "Ieri c'è stato un passaggio che ha complicato una situazione già complicata, noi non molliamo. Come governo non possiamo che seguire con attenzione l'evoluzione della dialettica parlamentare", ha commentato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, a margine di un convegno sulle agromafie, a Roma. "Abbiamo chiesto una settimana per riflettere, avere la maggioranza e portare a casa la legge", ha annunciato il senatore Pd Andrea Marcucci, padre del 'canguro', anche lui convinto che fidarsi del Movimento fondato da Beppe Grillo sia stato un errore: "Dopo la presa di posizione degli M5S nessuno è tranquillo sulla sorte di questo provvedimento, neanche io". Ma c'è, anche all'interno del Partito democratico, un ritorno della legge in Commissione: "Ora vedremo cosa accadrà non escludo un ritorno del testo in Commissione. Probabilmente si dovrà ripensare, comunque, un percorso parlamentare", è la posizione della senatrice cattodem, Rosa Maria Di Giorgi.
Nessuno stralcio. Nessuno stralcio e avanti con il testo così com'è, insiste Roberto Speranza, che illustra la tesi della minoranza dem: "Penso che in Italia si sia in pausa di riflessione da troppo tempo sulle unioni civili. Ora è tempo di andare avanti, il Pd non si fermi e vinca la sfida. Il testo va mantenuto così come è, è già un compromesso, non è immaginabile togliere la stepchild adoption". Nessuno scontro tra laici e cattolici, precisa: "Bisogna cercare un accordo dentro il Pd. Mi aspetto che il Pd, che ha dimostrato anche in altre occasioni di avere i numeri, anche stavolta faccia la sua parte".
Verso l'addio. Amareggiata la senatrice del Pd, Monica Cirinnà: "Mi sono fidata del Movimento 5 Stelle e ne pagherò l'errore", si è sfogata parlando in Transatlantico con i giornalisti. "Mi prendo la responsabilità di questo errore e la mia carriera politica la chiudo con questo scivolone", ha aggiunto. Il 2081, cioè il disegno di legge sulle unioni civili, spiega la 'madrina' "lo abbiamo scritto, nella sua ultima versione, per rispettare la scadenza voluta da Renzi del 15 ottobre, io, Tonini e Lumia nella stanza di Tonini. E questa versione rappresentava l'accordo raggiunto nel Pd sulla materia. Era nel totale rispetto del programma di governo".
Opposizioni protestano. "Arrendetevi". "Vergogna". "Quale ulteriore riflessione dopo 69 sedute di commissione?". Le opposizioni hanno protestato in Aula alla richiesta avanzata dal capogruppo Pd: "Votiamo - l'indicazione che è venuta invece dai banchi M5S -. Non è vero che volete la legge"."Vergogna".
"Io chiedo che si ritiri l'emendamento Marcucci e poi si convochi la capigruppo", aveva detto senatore della Lega Roberto Calderoli. "Giocate a trattare di mattina con noi e la sera con M5S e non andate da nessuna parte", ha proseguito, rivolto al Pd. Infine, la battuta: "Evitiamo che una legge di una animalista sia approvata col canguro...".
"Non si possono barattare i diritti con la democrazia", ha detto Nunzia Catalfo M5s, che ha aggiunto che il Movimento è "categoricamente contrario a qualsiasi rinvio", insistendo sulla necessità di "eliminare tutti gli emendamenti che ledono la dignità dei cittadini".
"La capigruppo sia la sede opportuna in cui riaprire le discussione sulle unioni civili, al limite che si ritorni in commissione, che mi sembra l'unica possibilità che il Parlamento si può concedere", ha detto il capogruppo di FI al Senato Paolo Romani. "Non possiamo avere una capigruppo al buio, in cui l'unico tema è rinviare di 48 ore l'esame sulle unioni civili - ha aggiunto -. È giusto entrare nel merito, capire se riproporre martedì l'emendamento canguro, quali voti segreti concedere".
Favorevole a un rinvio Renato Schifani di AP: "Condivido la richiesta di una capigruppo per un rinvio, per ripristinare una serie di situazioni e di rapporti politici. Credo si possa trovare un'intesa all'interno di questa maggioranza che finora ha permesso l'approvazione di importanti riforme e anche un'intesa su un tema in cui la maggioranza degli italiani ci chiede di intervenire, tralasciando temi divisivi invece come la stepchild adoption", mentre Gaetano Quagliariello del Movimento Idea-Ga chiede che "si torni in Commissione in modo da potersi presentare alla fine in Aula con un relatore, senza forzature. In caso contrario penso che la proposta del Movimento 5 stelle sia la più limpida e corretta".
Su Twitter, invece, Renato Brunetta (Fi) si interroga su quale tipo di patto ci fosse tra Pd e M5s: "#unionicivili. È la prima sconfitta parlamentare di Matteo Renzi, che se la intesta! Che accordo c'era? Chi l'ha fatto?"