la Repubblica
31 07 2015
Lo chiamano "deepweb", è il lato di internet nascosto ai tradizionali motori di ricerca dove si trovano materiali illegali di ogni genere.
Complesse indagini della polizia, coordinate dalla Dda di Roma e in collaborazione con l'Europol, hanno permesso di individuare l'italiano che gestiva il più gettonato luogo virtuale dove le comunità pedofile scambiano informazioni per reperire "materiale di nuova produzione". Si tratta di un "marketplace" con attività illegali di ogni genere.
I poliziotti del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online (Cncpo), a seguito di numerose perquisizioni informatiche, per la prima volta hanno anche eseguito il sequestro di 11mila wallet di criptomoneta, i soldi virtuali.
I dettagli dell'operazione, denominata Babylon, saranno forniti nel corso della conferenza stampa in programma alle 9.30 nell'Ufficio relazioni esterne in piazza del Viminale 7.
L’inchiesta partita da Venezia. Sequestrati centinaia di gigabyte con foto e video. Interventi anche in Russia, Polonia, Messico, Spagna e Argentina
Una cinquantina di pedofili sono stati individuati tra Italia e altri 11 paesi in una vasta operazione che è stata portata a termine dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Venezia. Un lavoro investigativo durato mesi e coordinato dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (Cncpo) presso il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma che dava la caccia a una rete di pedofili in giro per il mondo.
L’indagine, diretta dal pm lagunare Massimo Michelozzi, ha portato a 23 interventi della polizia di Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Belgio, Polonia, Messico, Argentina, Russia, Spagna, Repubblica Ceca e, in Italia a 26 perquisizioni tra Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana. Centinaia e centinaia i gigabyte passati al setaccio dagli investigatori informatici, varie migliaia i sequestri di immagini e video di natura pedopornografica.
Giornalettismo
20 09 2013
Vittime di abusi sessuali on line, adescati dai pedofili e ricattati per compiere atti sessuali su webcam e forum. A lanciare l’allarme sulla condizione dei bambini britannici sono stati i ricercatori del “Child Exploitation e Online Protection Center” (CEOP), che ha svelato come migliaia di minori siano presi di mira da parte di molestatori in rete, spinti verso atti di autolesionismo, se non verso il suicidio.
GRAN BRETAGNA: INCUBO MOLESTATORI ON LINE PER I BAMBINI – Come ricorda l’Independent, tra ricatti, atti di cyber-bullismo e e abusi sessuali, i pericoli per i bambini in rete sarebbero in aumento. Tanto che in alcuni casi le molestie subite avrebbero portato a tentativi di suicidio da parte delle vittime, hanno avvertito gli esperti. Ingannati e adescati in rete, i bambini – in particolare quelli di età media di otto anni – sono poi costretti a filmarsi attraverso le web cam e compiere nuovi atti sessuali.
Il motivo? Temono che le immagini nude siano inviate alle famiglie, così come minacciato da chi riesce ad attirali con false promesse. I molestatori – hanno spiegato gli esperti del Ceop – utilizzano falsi profili sui social network, approfittando di piccoli ed adolescenti ignari e spacciandosi per adolescenti. Attraverso una recente operazione di polizia in Gran Bretagna è stata scoperta una rete di pedofili stranieri che minacciavano oltre trecento bambini, 96 nel Regno Unito, attraverso i canali on line. Alcune delle vittime hanno poi tentato il suicidio, quando i molestatori hanno minacciato di rendere pubbliche foto imbarazzanti che le riguardavano.
TENDENZA IN AUMENTO – Secondo il Guardian, i numeri confermano come il fenomeno non sia da sottovalutare: negli ultimi due anni, secondo i dati forniti dalle forze di polizia britanniche e di altri paesi, 424 sono i casi di bambini rimasti vittime di ricatti sessuali on-line, 184 nel Regno Unito.
Uno sviluppo del fenomeno più generale del cyber-bullismo, che anche in Italia resta attuale, considerati i casi di suicidio di diversi ragazzini vittime di discriminazioni in Rete (basta pensare alla vicenda della giovane novarese che si è tolta la vita o ai ragazzini omosessuali suicidi perché stremati dagli insulti, ndr).
Secondo i media britannici c’è bisogno di maggiore formazione per gli adolescenti sull’utilizzo responsabile della rete e dei social network: «I giovani devono ricordare che il mondo online è il mondo reale. Le foto possono essere distribuite a migliaia di persone in pochi secondi e non possono mai essere completamente eliminate», ha dichiarato John Cameron, capo del servizio di assistenza NSPCC. «Abbiamo bisogno di educare i giovani, ma anche rassicurarli che i molestatori on line possono essere fermati, che i crimini commessi da chi li minaccia sono gravi e puniti con pene detentive di lunga durata», ha concluso.
RISCHI NON SOLTANTO IN GRAN BRETAGNA – Il fenomeno degli abusi sessuali on line non riguarda di certo soltanto il Regno Unito: già lo scorso anno fu l’organizzazione Save the children a chiedere misure concrete per proteggere i minori: «Un bambino che utilizza il web senza conoscere gli strumenti per capire e gestire un mezzo che ha molte potenzialità ma altrettanti rischi, è un bambino che è potenzialmente sottoposto al pericolo di abusi», aveva spiegato Valerio Neri, direttore Generale di Save the Children Italia.
Lo confermano i continui episodi di cronaca e i numeri mostrati dall’organizzazione: il 32% dei teenager offre il suo numero di cellulare a sconosciuti on-line, rischiando poi di essere adescato per incontri con i loro potenziali molestatori. Il 10,5% dei ragazzi tra i 12 e i 13 anni si dà appuntamento con una persona incontrata in rete, mentre la percentuale cresce fino al 31% nella fascia d’età tra i 16 e i 17 anni. Senza dimenticare come il 6,5% dei primi e 16% dei secondi invii video e immagini di sé nudi. Percentuali pesanti anche per quanto riguarda l’età delle vittime di abusi on line: secondo i dati allora svelati da “Save the Children” nel 78% dei casi hanno meno di 12 anni, nel 4% meno di 3-4 anni.
Alberto Sofia