Pace e democrazia in Turchia e Siria

31 ottobre, Roma per il KurdistanSabato 31 ottobre, ore 15
Piazza Esquilino
Roma

Appello alla mobilitazione per la pace e la democrazia in Siria e Turchia. Un anno dopo la mobilitazione globale per Kobane, un giorno prima delle elezioni in Turchia.

130mila siriani in fuga per i raid russi

  • Martedì, 27 Ottobre 2015 11:19 ,
  • Pubblicato in IL MANIFESTO

Il Manifesto
27 10 2015

Siria. Secondo 47 ong siriane e internazionali, l'ondata di nuovi profughi è partita da "città sicure e stabili" come Aleppo, Idlib e Hama. Ma sono le città dove a dettare legge è al-Nusra

Dal 2011 ad oggi dalla Siria sono fug­giti 4 milioni di civili. Altri 7 milioni sono sfol­lati interni. Si scappa dalla guerra, dal colera che ormai si sta dif­fon­dendo come nel vicino Iraq, dalla fame, dalle bru­ta­lità dell’Isis.

Mol­tis­simi sono fug­giti per i raid Usa. Oggi si fug­gi­rebbe invece per quelli russi, dice il Forum di Ong inter­na­zio­nali e siriane, basato in Tur­chia. In un comu­ni­cato pub­bli­cato dall’Ansa, le 47 orga­niz­za­zioni che ne fanno parte sti­mano le con­se­guenze dell’intervento di Mosca: 130mila civili sareb­bero fug­giti da Aleppo, Idlib, Hama per­ché «i bom­bar­da­menti russi e gover­na­tivi siriani pren­dono di mira aree dove c’è un’alta con­cen­tra­zione di civili, scuole, ospe­dali e mer­cati». Molte ong hanno dovuto sospen­dere le atti­vità, aggiunge il Forum.

«I com­bat­ti­menti sul ter­reno – con­clu­dono le 47 ong – hanno cau­sato nuovi rischi per i civili, per­ché desta­bi­liz­zano zone che erano state rela­ti­va­mente sta­bili e sicure. Una nuova realtà che ha costretto almeno 129mila civili a fug­gire da Aleppo, Idlib e Hama». Città sta­bili e sicure? La ter­mi­no­lo­gia usata dal Forum è per lo meno fuor­viante, un errore grave: Aleppo, seconda città siriana, è da tre anni divisa tra eser­cito gover­na­tivo, oppo­si­zioni mode­rate e Fronte al-Nusra. Gli stessi qae­di­sti con­trol­lano inte­ra­mente Idlib, men­tre da Hama, dopo anni di disputa mili­tare, sono stati allon­ta­nati dal governo.

La Siria sof­fre le con­se­guenze di 4 anni di guerra glo­bale, di cui i raid russi non sono che l’ultima faccia.

Chiara Cruciati

Sponsor pericolosi per l'Italia in Iraq

  • Venerdì, 09 Ottobre 2015 11:50 ,
  • Pubblicato in IL MANIFESTO
Italia in guerraGiuliana Sgrena, Il Manifesto
9 ottobre 2015

L'Italia ha sem­pre pun­tato le sue carte inter­ven­ti­ste sulla Libia senza riu­scire a creare le con­di­zioni per un inter­vento che avrebbe voluto gui­dare. E for­tu­na­ta­mente potremmo dire, visto il risul­tato del pre­ce­dente impe­gno mili­tare.

L'attrazione fatale italiana

  • Giovedì, 08 Ottobre 2015 09:10 ,
  • Pubblicato in L'Articolo
PaceGiulio Marcon, Il Manifesto
8 ottobre 2015

I bombardamenti italiani in Iraq sono dunque sul tavolo. La ministra della difesa Pinotti - ascoltata in Parlamento insieme a Gentiloni martedì scorso - ha dichiarato: "Valuteremo nuovi ruoli" e poi: "Quando il governo avrà stabilito un suo orientamento, riferirà ìn Parlamento". ...
Rai News
07 10 2015

Contrabbandieri con legami in Russia hanno portato avanti nei mesi scorsi un mercato nero di materiale nucleare nell'Europa dell'est, spesso con l'intento esplicito di mettere in contatto i venditori con l'Isis e altri gruppi estremisti del Medio Oriente.

Le autorità dell'Europa dell'est, in collaborazione con l'Fbi, hanno bloccato negli ultimi cinque anni quattro tentativi da parte di bande criminali, con sospetti legami in Russia, di vendere materiale radioattivo agli estremisti del Medio Oriente.

L'ultimo caso conosciuto risale allo scorso febbraio, quando un trafficante offrì un ingente quantitativo di cesio, ''sufficiente a contaminare numerose citta''' e cercò specificamente un acquirente dell'Isis. Le organizzazioni criminali, alcune legate all'agenzia succeduta al KGB russo, hanno messo in piedi un prospero mercato nero di materiale nucleare in Moldova, hanno detto gli investigatori.

L'arresto dei trafficanti, tuttavia, è stato impedito da singolari inefficienze: i capi sono riusciti a fuggire, e gli arrestati hanno evitate lunghe condanne, in qualche caso tornando velocemente al contrabbando di materiale nucleare. La polizia moldava e le autorità giudiziarie hanno mostrato i fascicoli investigativi nell'intento di fare luce su quanto sia divenuto pericoloso il mercato nero del nucleare. Hanno dichiarato che la rottura della cooperazione tra la Russia e l'Occidente significhi che è diventato molto più difficile sapere se i trafficanti stiano cercando una strada per smerciare parti del vasto magazzino di materiale nucleare in possesso della Russia, una imprecisata quantità del quale è finita nel mercato nero.

''Ci possiamo aspettare altri di questi casi'' ha detto Constantin Malic, un ufficiale di polizia moldavo che ha investigato su tutti i quattro casi in questione. ''Finché i criminali pensano di poter guadagnare molto denaro senza essere arrestati, continueranno a farlo''. Nelle intercettazioni, nei filmati degli arresti, nelle fotografie di materiale per la fabbricazione di ordigni, in documenti e interviste, c'è una preoccupante vulnerabilità nella strategia anti-trafficanti.

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