Hanno trascorso la notte in due grandi stanzoni adiacenti al chiostro della Basilica di San Paolo adibiti a magazzini. E se la nottata è trascorsa tranquilla, per i 150 rom sgomberati ieri dal campo a Casal Bruciato e che hanno occupato la storica chiesta, come ha riferito la gendarmeria vaticana, già durante le prime ore della mattinata la situazione è cambiata. I rom che escono dall'area della Basilica non possono più rientrare, anche se sono usciti soltanto per prendere un oggetto nell'auto o per qualunque altra ragione.
''Stiamo assistendo a scene di deportazione - sostiene il presidente dell'XI municipio Andrea Catarci - con gli uomini usciti che non vengono fatti rientrare dalla gendarmeria vaticana e le donne e i bambini dentro. Si parlano dietro le sbarre. Saranno una cinquantina quelli rimasti fuori e oltre un'ottantina quelli dentro''. Secondo il presidente dell'XI municipio, ''nonostante la benevola apertura del Vaticano che ha concesso praticamente del tempo in più al Campidoglio per trovare una soluzione, non c'è uno straccio di nuova proposta che consenta di mantenere uniti i nuclei familiari. E' assurdo e la situazione praticamente è bloccata''. La zona dove sono ospitati i nomadi è adiacente e autonoma, anche come ingressi ed uscite, rispetto alla chiesa. E le funzioni religiose previste, quindi, si possono svolgono con regolarmente.
E' ripresa la trattativa tra le famiglie rom che chiedono di non essere separate e il Comune di Roma che, tramite il delegato alla sicurezza del sindaco, Giorgio Ciardi, fa sapere di essere disposto a dare 500 euro a nucleo familiare se i nomadi accampati nella Basilica di San Paolo accetteranno il rimpatrio assistito. Il capo della segreteria del sindaco di Roma, Antonio Lucarelli, già dall'alba è presente alla basilica e ha riavanzato anche l'altra proposta del Campidoglio: assistenza alloggiativa al Cara di Castelnuovo di Porto per donne e bambini, mentre gli uomini potrebbero essere trasferiti nei centri sociali dell'amministrazione aperti dalle 20 alle 7. Al momento, la trattativa sembra bloccata poiché i rom continuano a chiedere di poter rimanere in Italia ma uniti per nuclei familiari. Oltre a Ciardi, sul posto è arrivato anche Antonio Di Maggio, comandante dell'VIII gruppo dei vigili urbani e un poliziotto romeno che collabora con il Comune.
Più passano le ore e più cresce l'ansia per i nomadi sugli sviluppi delle trattative con il Comune e le istituzioni interessate, per conoscere la destinazione che li attende. Davanti all'ingresso laterale della basilica, al momento, la situazione è tranquilla e distesa. Alcuni rom, circa una cinquantina, che erano usciti dal cortile interno nel corso della mattinata, non sono stati fatti rientrare dai gendarmi ma attendono composti un segnale di svolta. C'è chi è seduto su alcuni gradini, chi parla con giornalisti e volontari di associazioni umanitarie. Il tutto davanti agli occhi increduli dei pellegrini italiani e stranieri che visitano il complesso di San Paolo. Che non riescono a trattenere la curiosità domandando spesso alle guide o ai cronisti presenti la ragione dell'assembramento.