La Repubblica
23 10 2012
Le motovedette sono intervenute in acque libriche dopo un messaggio lanciato da un barcone con un telefono satellitare e raccolto da Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia.
PALERMO - Duecentoventisei migranti di origine subsahariana (tra loro anche un bambino e 37 donne, di cui due in stato di gravidanza), a bordo di due diversi gommoni, sono stati soccorsi e salvati dalla Guardia costiera italiana in acque libiche. A raccogliere le richieste di aiuto, giunte via satellitare, nella serata di ieri erano stati Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia, e suor Grazia di Bari.
L'sos era arrivato con una chiamata da un telefono satellitare. Da un barcone in difficoltà carico di profughi al largo delle coste libiche. "Veniteci a prendere, stiamo per affondare...". Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia che si occupa di migranti e richiedenti asilo, ha girato l'allarme alle autorità: "Mi hanno detto che sono in mare da venerdì scorso e che le condizioni del mare stanno peggiorando. Non possiamo assistere inermi a una nuova tragedia del mare".
Il primo sos, quello raccolto da padre Mose, è arrivato intorno alle 21: "Venite a prenderci, stiamo per affondare"; arrivava da un'imbarcazione con 111 persone a bordo, che avrebbe preso il mare venerdì scorso e che è stata individuata a circa 30 miglia da Tripoli. Un'ora più tardi, la seconda richiesta di aiuto, da un'imbarcazione con altri 115 migranti, a circa 60 miglia da Tripoli. Le capitanerie di porto hanno immediatamente dirottato in area il rimorchiatore "Asso 30". Concluse le operazioni di trasbordo di tutti i passeggeri, le motovedette della Guardia costiera hanno ripreso la rotta verso Lampedusa.
23 10 2012
Le motovedette sono intervenute in acque libriche dopo un messaggio lanciato da un barcone con un telefono satellitare e raccolto da Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia.
PALERMO - Duecentoventisei migranti di origine subsahariana (tra loro anche un bambino e 37 donne, di cui due in stato di gravidanza), a bordo di due diversi gommoni, sono stati soccorsi e salvati dalla Guardia costiera italiana in acque libiche. A raccogliere le richieste di aiuto, giunte via satellitare, nella serata di ieri erano stati Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia, e suor Grazia di Bari.
L'sos era arrivato con una chiamata da un telefono satellitare. Da un barcone in difficoltà carico di profughi al largo delle coste libiche. "Veniteci a prendere, stiamo per affondare...". Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile dell'agenzia Habeshia che si occupa di migranti e richiedenti asilo, ha girato l'allarme alle autorità: "Mi hanno detto che sono in mare da venerdì scorso e che le condizioni del mare stanno peggiorando. Non possiamo assistere inermi a una nuova tragedia del mare".
Il primo sos, quello raccolto da padre Mose, è arrivato intorno alle 21: "Venite a prenderci, stiamo per affondare"; arrivava da un'imbarcazione con 111 persone a bordo, che avrebbe preso il mare venerdì scorso e che è stata individuata a circa 30 miglia da Tripoli. Un'ora più tardi, la seconda richiesta di aiuto, da un'imbarcazione con altri 115 migranti, a circa 60 miglia da Tripoli. Le capitanerie di porto hanno immediatamente dirottato in area il rimorchiatore "Asso 30". Concluse le operazioni di trasbordo di tutti i passeggeri, le motovedette della Guardia costiera hanno ripreso la rotta verso Lampedusa.