La Repubblica
21 03 2012
TELEVISIONE
Luisa Ranieri conduce la nuova stagione di "Amore criminale", dal 24 marzo su RaiTre. "Siamo vittime degli uomini incapaci di gestire l'abbandono". Un debutto alla conduzione per l'attrice, neomamma e compagna di Luca Zingaretti. Presto al cinema nei panni di un comandante di una nave Costa: "Sul set, a bordo, eravamo obbligati alle esercitazioni, la tragedia del Giglio è inspiegabile..."
di ALESSANDRA VITALI
ROMA - Sono le storie di donne che non vorremmo mai sentire invece è bene che nessuna voce resti inascoltata. Perché sono le storie delle donne vittime di violenze, soprusi, pressioni psicologiche da parte degli uomini, fuori dalle mura domestiche ma più spesso all'interno. Anna, Emanuela, Maria Rita, Tiziana Roberta. Uccise dai loro compagni. Poi ci sono pure Claudia, Mara, Veronica. Che si sono ribellate. Sono le storie di Amore criminale, che torna su RaiTre da sabato 24 marzo in seconda serata, passaggio di testimone alla conduzione, da Camila Raznovich a Luisa Ranieri. Che di mestiere fra l'attrice e ha detto sì perché non di vera conduzione si tratta ma di racconto, "ero un po' titubante perché è un altro lavoro però questo programma si regge sulla narrazione e come attrice era più alla mia portata".
LE FOTO
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Trentanove anni, napoletana, lontani i tempi in cui conquistò il pubblico del piccolo schermo con lo spot in cui diceva "Anto', fa caldo", Luisa Ranieri negli ultimi dieci anni è stata al cinema con oltre dieci film e in tv con film e fiction. La scorsa estate ha avuto una bambina, con il suo compagno Luca Zingaretti. E a giugno sarà di nuovo sul grande schermo perché esce anche in Italia un film già campione d'incassi in Francia in cui, ironia della sorte, interpreta un comandante della Costa Atlantica.
Luisa, che impressione le ha fatto, da donna, avere a che fare con storie vere di donne vittime di violenza?
"Pensavo fosse molto più semplice affrontare l'argomento, il problema è rendersi conto che è un tipo di materia difficile da comunicare. All'inizio mi sentivo schiacciata dalla pesantezza di queste storie anche perché pensi che sono cose che in Italia, oggi, accadono con una frequenza mostruosa, nel 2011 centoventisette donne sono state ammazzate dai propri compagni, per non parlare di quelle che subiscono stalking, violenza psicologica. Due giorni fa abbiamo contato la trentasettesima vittima dall'inizio dell'anno".
Un conflitto antico, l'uomo che comanda e la donna succube. Queste storie le hanno dato il polso di quanto i ruoli non siano cambiati?
"Mi sono resa conto che quando parliamo di parità e quote rosa un po' ci riempiamo la bocca. Il cambiamento c'è stato, ma solo nella forma: prima l'uomo era il maschio padrone e la donna una specie di oggetto, oggi ci sentiamo riconosciute ma la mentalità non è cambiata, è trasversale e coinvolge tutti i ceti e gli strati sociali. Il problema è sempre l'incapacità dell'uomo a gestire l'abbandono e il rapporto col femminile".
Il rischio di un programma del genere è scivolare nel morboso.
"E' un rischio che non corriamo grazie alla linea degli autori, molto distaccata, si raccontano i fatti dalla parte della difesa e dalla parte dell'accusa, la vita della vittima e quella del carnefice senza prendere parte né scendere negli aspetti troppo personali delle persone coinvolte. Io ho cercato di mantenere questo linguaggio, e credo sia quello giusto perché in gioco c'è anche la vita del carnefice, ci sono difficoltà enormi nella gestione del dolore, del senso di colpa, della sofferenza. Mi piace questo taglio freddo".
Il programma "ospita" anche una campagna di sensibilizzazione.
"Si, è una campagna contro i maltrattamenti sulle donne in collaborazione con Telefono Rosa, con i carabinieri e con la polizia. La Rai fa davvero servizio pubblico, perché mette a disposizione degli utenti degli strumenti per aiutare le persone in difficoltà".
A giugno la rivedremo al cinema in Bienvenue à bord, lei interpreta un comandante di una nave Costa. Che impressione le ha fatto la tragedia del Giglio?
"Si, nel film sono un comadante conteso da Gérard Darmon, il mio secondo, e Franck Dubosc, un animatore un po' stupidino. Siamo stati a bordo quasi per tre mesi, abbiamo attraversato dal canada al Messico passando per i Caraibi e quando ho sentito del Giglio mi è sembrato tutto così assurdo... Noi, a bordo, eravamo obbligati a fare due volte alla settimana le esercitazioni antipanico per l'abbandono della nave, erano tutti precisissimi e di grande professionalità, non so che cosa possa essere accaduto, ma io in quasi tre metri non ho mai visto fare un 'inchino' a un'isola... Proprio non capisco...".
Storie di donne, ma questa volta belle: come si sta da neomamma?
"Si sta molto bene! Il tempo, però, mi si è molto ridotto. Prima me avevo molto di più, anche per curare una serie di aspetti della mia vita. Ora non mi basta mai".
Diciamo che è impiegato per un nobile scopo...
"Nobilissimo. Il migliore della vita".
21 03 2012
TELEVISIONE
Luisa Ranieri conduce la nuova stagione di "Amore criminale", dal 24 marzo su RaiTre. "Siamo vittime degli uomini incapaci di gestire l'abbandono". Un debutto alla conduzione per l'attrice, neomamma e compagna di Luca Zingaretti. Presto al cinema nei panni di un comandante di una nave Costa: "Sul set, a bordo, eravamo obbligati alle esercitazioni, la tragedia del Giglio è inspiegabile..."
di ALESSANDRA VITALI
ROMA - Sono le storie di donne che non vorremmo mai sentire invece è bene che nessuna voce resti inascoltata. Perché sono le storie delle donne vittime di violenze, soprusi, pressioni psicologiche da parte degli uomini, fuori dalle mura domestiche ma più spesso all'interno. Anna, Emanuela, Maria Rita, Tiziana Roberta. Uccise dai loro compagni. Poi ci sono pure Claudia, Mara, Veronica. Che si sono ribellate. Sono le storie di Amore criminale, che torna su RaiTre da sabato 24 marzo in seconda serata, passaggio di testimone alla conduzione, da Camila Raznovich a Luisa Ranieri. Che di mestiere fra l'attrice e ha detto sì perché non di vera conduzione si tratta ma di racconto, "ero un po' titubante perché è un altro lavoro però questo programma si regge sulla narrazione e come attrice era più alla mia portata".
LE FOTO
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Trentanove anni, napoletana, lontani i tempi in cui conquistò il pubblico del piccolo schermo con lo spot in cui diceva "Anto', fa caldo", Luisa Ranieri negli ultimi dieci anni è stata al cinema con oltre dieci film e in tv con film e fiction. La scorsa estate ha avuto una bambina, con il suo compagno Luca Zingaretti. E a giugno sarà di nuovo sul grande schermo perché esce anche in Italia un film già campione d'incassi in Francia in cui, ironia della sorte, interpreta un comandante della Costa Atlantica.
Luisa, che impressione le ha fatto, da donna, avere a che fare con storie vere di donne vittime di violenza?
"Pensavo fosse molto più semplice affrontare l'argomento, il problema è rendersi conto che è un tipo di materia difficile da comunicare. All'inizio mi sentivo schiacciata dalla pesantezza di queste storie anche perché pensi che sono cose che in Italia, oggi, accadono con una frequenza mostruosa, nel 2011 centoventisette donne sono state ammazzate dai propri compagni, per non parlare di quelle che subiscono stalking, violenza psicologica. Due giorni fa abbiamo contato la trentasettesima vittima dall'inizio dell'anno".
Un conflitto antico, l'uomo che comanda e la donna succube. Queste storie le hanno dato il polso di quanto i ruoli non siano cambiati?
"Mi sono resa conto che quando parliamo di parità e quote rosa un po' ci riempiamo la bocca. Il cambiamento c'è stato, ma solo nella forma: prima l'uomo era il maschio padrone e la donna una specie di oggetto, oggi ci sentiamo riconosciute ma la mentalità non è cambiata, è trasversale e coinvolge tutti i ceti e gli strati sociali. Il problema è sempre l'incapacità dell'uomo a gestire l'abbandono e il rapporto col femminile".
Il rischio di un programma del genere è scivolare nel morboso.
"E' un rischio che non corriamo grazie alla linea degli autori, molto distaccata, si raccontano i fatti dalla parte della difesa e dalla parte dell'accusa, la vita della vittima e quella del carnefice senza prendere parte né scendere negli aspetti troppo personali delle persone coinvolte. Io ho cercato di mantenere questo linguaggio, e credo sia quello giusto perché in gioco c'è anche la vita del carnefice, ci sono difficoltà enormi nella gestione del dolore, del senso di colpa, della sofferenza. Mi piace questo taglio freddo".
Il programma "ospita" anche una campagna di sensibilizzazione.
"Si, è una campagna contro i maltrattamenti sulle donne in collaborazione con Telefono Rosa, con i carabinieri e con la polizia. La Rai fa davvero servizio pubblico, perché mette a disposizione degli utenti degli strumenti per aiutare le persone in difficoltà".
A giugno la rivedremo al cinema in Bienvenue à bord, lei interpreta un comandante di una nave Costa. Che impressione le ha fatto la tragedia del Giglio?
"Si, nel film sono un comadante conteso da Gérard Darmon, il mio secondo, e Franck Dubosc, un animatore un po' stupidino. Siamo stati a bordo quasi per tre mesi, abbiamo attraversato dal canada al Messico passando per i Caraibi e quando ho sentito del Giglio mi è sembrato tutto così assurdo... Noi, a bordo, eravamo obbligati a fare due volte alla settimana le esercitazioni antipanico per l'abbandono della nave, erano tutti precisissimi e di grande professionalità, non so che cosa possa essere accaduto, ma io in quasi tre metri non ho mai visto fare un 'inchino' a un'isola... Proprio non capisco...".
Storie di donne, ma questa volta belle: come si sta da neomamma?
"Si sta molto bene! Il tempo, però, mi si è molto ridotto. Prima me avevo molto di più, anche per curare una serie di aspetti della mia vita. Ora non mi basta mai".
Diciamo che è impiegato per un nobile scopo...
"Nobilissimo. Il migliore della vita".