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Quei bambini uccisi dalle madri

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Corriere della Sera
22 04 2013

Non vorrei mai perdonare alle madri il fatto di sopprimere una vita innocente nel nome di una presunta proprietà    
 
di Maria Teresa Veneziani
 
L’ultimo caso è quello di Alessia Olimpo, la donna di 36 anni che sabato sera a Bergamo ha ucciso la figlioletta Elisa di un anno e mezzo, accoltellandola, e poi si è tolta la vita tagliandosi la gola con lo stesso coltello. Pare sia stata la depressione, dovuta in parte alla scomparsa della madre meno di un anno fa e in parte a una malattia alla tiroide, a travolgere la giovane dentista.

Ma abbiamo ancora tutti in mente quella bambina di tre anni di Brindisi che il 1° aprile è stata avvelenata con i pesticidi e poi strangolata dalla madre di 32 anni, Francesca Sbano, che poi si è gettata dal balcone, probabilmente perché non aveva accettato la separazione.
Scrive la psicoterapeuta Silvia Vegetti Finzi commentando il dramma di Alessia Olimpo e della piccola Elisa: «La madre che uccide il proprio figlio e si toglie la vita è il dramma più straziante e inspiegabile che possa accadere nella nostra società… Specifico in questi casi è l’attacco al legame, quando la violenza coinvolge madre e figlio in un impeto ove amore e odio si confondono».

    Perché una madre depressa che decide di togliersi la vita si sente in diritto di sopprimere anche i propri figli?
    Vorrei che chi è genitore mi aiutasse a capire quello che per me è un mistero.
E mi fa orrore anche il modo in cui queste notizie vengono spesso commentate –  in maniera indiretta -, quasi a tentare un po’ di comprensione: come se l’atto di estrema crudeltà su un essere umano inerme potesse nascondere un gesto di disperato amore.
Premesso che non sono una madre e per questo, molti di voi, penseranno che non ho voce in capitolo, provo sì pietà per queste madri, ma non posso e non vorrei mai perdonare loro il fatto di sopprimere una vita innocente nel nome di una presunta proprietà.

Le vere vittime sono i bambini che sempre devono subire gli stati d’animo, i problemi e le crudeltà degli adulti. Con padri che arrivano a sopprimerli per una vendetta nei confronti della donna che li ha lasciati. Non abbiamo mai dimenticato le gemelline svizzere, Alessia e Livia, che il padre ha fatto sparire prima di suicidarsi.

Penso però che sia arrivato il momento di prendere una posizione forte anche nei confronti di quelle donne che si sentono in diritto di maltrattare, rifiutare e perfino uccidere le loro creature per odio o per presunto “eccesso” d’amore, in ogni caso per ritorsione «verso la carne della loro carne».
Ecco io penso che non esista purtroppo giustificazione per queste madri. So che cosa è la depressione e so a che cosa ti può portare un pensiero ossessivo, ma credo che proprio noi donne dobbiamo essere le prime a prendere una posizione forte in difesa dei bambini. Suor Annalisa si commuoveva raccontandomi di quel ragazzo down che la madre aveva rifiutato, portandolo in un istituto subito dopo la nascita, e che non andava mai a trovare. «È quello che ha lasciato i ricordi più forti, i sentimenti più belli», mi diceva. «Ma un giorno che venne sua madre, lui mi spinse contro il muro e quasi mi aggredì, forse per dimostrarmi il suo malessere».





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