Corriere della Sera
06 10 2013
La nuova famiglia avrà lo stesso cognome e i figli saranno adottati dal genitore non biologico
di Monica Ricci Sargentini
La Bmw blu ricoperta di fiori arriva strombazzando davanti al municipio di Tourcoing, uno splendido edificio in stile Napoleone III. Tanto rumore è giustificato. Questo non è un matrimonio come gli altri. Lo testimonia il sole che, in pieno ottobre, fa capolino a salutare le spose: Giuseppina La Delfa e Raphaelle Hoedts, 32 anni insieme, sempre controcorrente. Una vita felice ma difficile, come la definiscono loro stesse, sognando di poter diventare una famiglia come tutte le altre.
La Bmw blu ricoperta di fiori arriva strombazzando davanti al municipio di Tourcoing, uno splendido edificio in stile Napoleone III. Tanto rumore è giustificato. Questo non è un matrimonio come gli altri. Lo testimonia il sole che, in pieno ottobre, fa capolino a salutare le spose: Giuseppina La Delfa e Raphaelle Hoedts, 32 anni insieme, sempre controcorrente. Una vita felice ma difficile, come la definiscono loro stesse, sognando di poter diventare una famiglia come tutte le altre.
“Se me l’avessero detto 20 anni fa non avrei mai creduto che avremmo potuto sposarci qui, nel luogo dove sono nata e dove ho incontrato il mio amore” dice emozionata Giuseppina, 50 anni, che nel 2005 hafondato in Italia l’associazione Famiglie Arcobaleno di cui è presidente.
Lo scorso 23 aprile la Francia è diventata il nono Paese in Europa, il 14esimo al mondo, a riconoscere il diritto alle nozze fra persone dello stesso sesso. E le due donne, entrambe francesi, hanno colto al volo un’occasione imperdibile che permetterà loro di adottare l’una il figlio dell’altra e viceversa. L’appuntamento dall’avvocata è fissato per domani. Tra sei mesi Lisa Marie, 10 anni, sarà legalmente anche figlia di Raphaelle e Andrea, 14 mesi, sarà adottato da Giuseppina. E si aprirà la battaglia legale in Italia: “Lo Stato – dicono le spose – in un modo o nell’altro ci dovrà rispondere”.
Tailleur pantalone bianco e un cappello di paglia lilla che le dà un’aria un po’ orientale, Giuseppina abbraccia i genitori italiani, emigrati a Tourcoing, nel nord della Francia, dalla Sicilia nel 1961. Due persone all’antica che per molto tempo non hanno capito la scelta della figlia. Soprattutto il padre Salvatore che ora, a 83 anni, continua a piangere dalla gioia. Nell’aria si respira felicità, emozione, soddisfazione. Non solo per le spose ma anche per tutti gli altri. Per quelle coppie arrivate dall’Italia, dalla Gran Bretagna e dal Belgio. Madri e padri italiani che ora sperano di veder riconosciuti i loro diritti anche nel nostro Paese. Come Anna e Francesca, mamme del piccolo Mattia, che dallo scorso agosto si sono trasferite, loro malgrado, a Londra “perché lì le minoranze sono tutelate e a me, che non sono la mamma biologica, mi arrivano anche gli assegni familiari”. O come Adele e Ingrid, mamme di due bambini adottati in Sudafrica, che sono costrette a vivere a Bruxelles perché se tornassero in Italia gli toglierebbero i figli. Marilena e Carla, mamme di Giona, sono arrivate da Napoli. Tommaso e Franco da Roma con i piccoli Lia e Andrea. Natasha e Alessandra da Latina con Pietro Manuel e Luca. Silvia e Valeria da Milano con Davide, 3 anni.
I bambini corrono, si tirano addosso i coriandoli dei precedenti matrimoni che sono in terra, giocano a nascondino. Questo non è di certo un gay pride, c’è una sorta di pudore che limita le effusioni in pubblico. Al massimo si cammina mano nella mano. Giuseppina sfiora le labbra di Raphaelle che si è vestita vezzosamente da sposa ed è raggiante: “Beh ora che sta per diventare finalmente mia moglie potrò ben farlo! Enfin!” dice ridendo. Si entra in municipio. Celebra le nozze Thérèse Kozlowski, assessora al comune di Tourcoing e amica dei La Delfa da decenni:
“Questa cerimonia – dice – è il simbolo dell’Europa che si è costruita passo dopo passo. Le mentalità delle persone si sono dovute evolvere perché questa legge fosse adottata e noi potessimo ritrovarci qui”. E poi l’augurio per il futuro; “Giuseppina ti servirà tutta la tua tenacia per convincere l’Italia intera che la famiglia arcobaleno è assolutamente una famiglia come le altre”.
“Vi dichiaro moglie e moglie” dice solennemente l’assessora. In molti tirano fuori i fazzoletti, piangono come se fosse il giorno della liberazione. “La fermata del tram prima di Tourcoing – sottolinea Tommaso che traduce in italiano la cerimonia – si chiama Victoire”. Da domani Lisa Marie e Andrea avranno finalmente lo stesso cognome, quello delle loro due mamme: La Delfa- Hoedts. E sarà una bella impresa farlo trascrivere in Italia su tutti i documenti. Giuseppina e Raphaelle, 50 anni, entrambe insegnanti di francese alla facoltà di lingue di Salerno, vivono da 25 anni a Santo Stefano del Sole in provincia di Avellino. “Lì la gente è stupenda – raccontano – quando ti conosce e vede che sei una persona normale ti accetta e non c’è l’ombra di un problema”.
All’uscita dal municipio volano i coriandoli. Ci si bacia, ci si abbraccia: “Ce l’abbiamo fatta” sussurra una mamma. Qualcuno tira fuori uno striscione delle famiglie arcobaleno e scatta la foto di gruppo. “Siamo tutti famiglie arcobaleno” dice Giuseppina invitando le coppie eterosessuali a mettersi dietro il manifesto. E’ il momento del tour dell’amarcord. Le due spose fanno salire gli invitati su un autobus che percorre tutti i luoghi del loro amore: il liceo Kernanec a Marcq-en-Barœul dove si sono conosciute a 16 anni, La Madeleine dove hanno affittato il loro primo appartamento, “Non avevamo nulla – raccontano – ma volevamo stare insieme nonostante avessimo tutti contro”. E la mente corre ai genitori di Raphaelle che non l’hanno mai perdonata: “Lei era figlia unica e la loro aspettativa era molto alta. Se oggi fossero vivi non so se sarebbero stati qui con noi” dice Giuseppina. Ma bando alla tristezza e in alto in calici. “Siete la famiglia più bella che abbia mai conosciuto” dice una delle testimoni, piangendo.