Circolo Mario Mieli
06 02 2014
Era dai tempi della Guerra Fredda che non si vedevano certe cose: Russia da una parte, America dall’altra. Questa volta a dividere non sono i modelli economici e politici, ma i diritti umani – il grande tema di questo secolo.
Così ieri a New York, al Barclays Center di Brooklyn, durante un concerto organizzato da Amnesty International, la paladina pop dei diritti umani, e dei diritti gay, ha presentato le donne simbolo della resistenza anti Putin in Russia. Sto parlando di Madonna e delle Pussy Riot.
Accompagnata dal suo fido bastone, Madonna annuncia le Pussy Riot così: «Grazie a voi posso dire la parola “pussy” a casa. Ora anche i miei due figli di 8 anni continuano a dire “pussy, pussy”, ovviamente in riferimento alle Pussy Riot». Dopo le battute, arrivano le cose serie. Ecco come Madonna introduce Maria Alyokhina e Nadezhda Tolokonnikova.
«Dopo essere stata in Russia e vedere quello che succedeva con il processo alle Pussy Riot, e quello che succede alla comunità gay, ho pensato a quanto sia fortunata ad essere nata in America. L’America non è un paese perfetto ma posso dire quello che penso, posso criticare il governo, posso criticare i gruppi religiosi fondamentalisti e non aver paura di andare in prigione… almeno non per ora».
Nel video integrale, Madonna racconta anche di quando è stata a Russia ed ha ricevuto minacce di morte, per cui ha dovuto moltiplicare la scorta, e a San Pietroburgo il suo concerto è stato accusato di essere un “gay show” e di promuovere l’omosessualità (cosa che poi le fa davvero!).
Racconta anche che tutte le persone che lavoravano con lei, e lei stessa, rischiavano il carcere per propagandare lo stile di vita gay. Come tutti sappiamo, Madonna non ha cambiato il suo spettacolo.
Non è stata arrestata, ma solo perché ha pagato un milione di dollari. In compenso 87 persone che avevano assistito al suo concerto sono state arrestate per aver mostrato pubblicamente questo stile di vita gay.