Amnesty International
In 78 paesi del mondo l'omosessualità è considerata un reato; in sette di questi (Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Sudan, Yemen e negli stati della federazione della Nigeria che applicano la sharia e nelle zone meridionali della Somalia) i rapporti fra persone dello stesso sesso sono puniti con la pena di morte.
Nel Rapporto annuale 2013, Amnesty International ha denunciato violazioni dei diritti umani, aggressioni, intimidazioni e discriminazioni nei confronti di persone Lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti) in più di 40 paesi: Albania, Armenia, Bahamas, Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Camerun, Cile, Croazia, Danimarca, Fiji, Gambia, Georgia, Ghana, Grecia, Guyana, Iran, Iraq, Italia, Giamaica, Lettonia, Libano, Liberia, Lituania, Macedonia, Malawi, Moldova, Montenegro, Nigeria, Russia, Serbia, Sudafrica, Taiwan, Trinidad e Tobago, Tunisia, Turchia, Ucraina, Uganda, Ungheria, Uruguay, Zimbabwe.
La discriminazione delle persone Lgbti in Europa
L'atteggiamento verso l'omosessualità e la transessualità varia notevolmente da paese a paese. In molti stati europei - tra cui Bielorussia, Georgia, Lituania, Macedonia, Moldova, Russia, Serbia e Ucraina - alle persone Lgbti viene negato il diritto alla libertà di espressione, riunione e manifestazione in pubblico.
Le autorità di diversi paesi favoriscono intolleranza e paura contro le comunità Lgbti che vengono discriminate nella legge e nella prassi. I Pride sono stati, spesso vietati o i partecipanti non sono stati protetti da interruzioni violente di gruppi omofobi. Questi attacchi continuano a verificarsi senza che le autorità li contrastino efficacemente.
Inoltre, in molte professioni l'omosessualità resta un tabù.
L'adozione della direttiva europea antidiscriminazione, che permetterebbe alle persone Lgbti di godere di uguali diritti, senza rischiare violazioni e discriminazione è osteggiata da diversi governi europei.
Il 25 gennaio 2013 il parlamento della Russia ha approvato una legge che punisce "la propaganda dell'omosessualità tra i minori", che introduce a livello federale il reato amministrativo di "propaganda dell'omosessualità tra i minori", con multe fino a 500.000 rubli. Secondo Amnesty International questa legge finirà per punire comportamenti legittimi legati all'espressione di identità e opinioni personali e contribuirà a stigmatizzare e isolare le persone Lgbti.
In diverse regioni del paese, sono state adottate leggi discriminatorie contro le persone Lgbti (San Pietroburgo e nelle regioni di Baschiria, Čukotka, Krasnodar, Magadan, Novosibirsk e Samara).
Le persone Lgbti in Lituania continuano a essere discriminate. Nel 2010, il parlamento ha approvato un emendamento al codice amministrativo che prevede multe da 2000 a 10000 litas (580 - 2900 euro) per la "promozione in pubblico delle relazioni omosessuali". A giugno 2012, è stato bocciato l'ultimo tentativo di modificare il codice sui reati amministrativi, per proibire la promozione dell'omosessualità nei luoghi pubblici.
In Turchia la discriminazione basata su orientamento sessuale e identità di genere è nella legge e nella prassi; si riflette negli ostacoli per accedere al lavoro, soprattutto per le donne transgender, che spesso vengono aggredite, a volte uccise e non sono tutelate da questa discriminazione. Nel 2009, cinque donne transgender sono state uccise e solo in un caso è stata emessa una condanna.
In Albania, le persone Lgbti non possono esprimere liberamente il loro orientamento sessuale, perché vengono discriminate e stigmatizzate. A maggio 2012 si è svolto a Tirana il primo Pride. A luglio, la procura di Tirana ha archiviato una denuncia penale di associazioni Lgbti contro il viceministro della Difesa, Ekrem Spahiu, per i suoi commenti omofobici sul Pride.
In Estonia, Ungheria, Grecia, Lettonia e Slovacchia, le persone Lgbti vengono spesso prese di mira dai contromanifestanti durante le loro manifestazioni pacifiche.
Diritti delle persone Lgbti in Italia
In Italia, la mancanza di una legislazione penale antidiscriminazione che contempli l'omofobia, la transfobia e la lesbofobia tra le possibili cause di discriminazione ha favorito l'aumento di intolleranza e discriminazione verso le persone Lgbti. Negli ultimi anni, attacchi verbali e fisici si sono verificati con sempre maggiore frequenza, mentre diversi esponenti politici e rappresentanti delle istituzioni hanno continuato a fomentare intolleranza e odio con dichiarazioni palesemente discriminatorie.
A causa di questa lacuna legislativa, le vittime di reati di natura discriminatoria basati sull'orientamento sessuale e l'identità di genere non hanno la stessa tutela delle vittime di reati motivati da altre tipologie di discriminazione (come quelle basate per esempio sull'appartenenza etnica, la nazionalità o la religione). Pertanto, l'incitamento a commettere atti o provocazioni di violenza omofobica e transfobica non è perseguibile come altre forme di incitamento alla violenza discriminatoria. Questa situazione rischia di favorire l'aumento di intolleranza e violenza verso le persone Lgbti.
Nel luglio 2011, come nel 2009, il parlamento ha respinto la proposta di legge contro l'omofobia e la transfobia, accogliendo le pregiudiziali di incostituzionalità presentate dai vari gruppi parlamentari. Il disegno di legge mirava a introdurre l'aggravante di omofobia nei reati motivati dall'odio e dalla violenza sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere. Inoltre, nella legislazione italiana manca il riconoscimento della rilevanza sociale delle famiglie costituite da persone dello stesso sesso e dai loro figli. Ciò impedisce a molte persone di godere dei diritti umani essenziali per l'autorealizzazione e alimenta la stigmatizzazione delle persone Lgbti.
Amnesty International ritiene che non siano ammissibili eccezioni all'universalità della protezione dei diritti; appoggia e partecipa ai Pride locali, nazionali e internazionali i diritti alla libertà di espressione e di riunione delle persone Lgbti e per ribadire l'impegno contro ogni forma di discriminazione a causa dell'orientamento sessuale e/o dell'identità di genere.
Amnesty International chiede agli stati un impegno effettivo affinché le persone Lgbti non siano discriminate , possano godere degli stessi diritti di ogni altro cittadino ed sprimere liberamente e pacificamente la loro identità.
Amnesty International si adopera affinché i governi europei:
- garantiscano la libertà di espressione, di associazione e di manifestazione a tutte le persone senza discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale e/o sull'identità di genere;
- assicurino un'effettiva protezione contro gli attacchi e la violenza omofoba perpetuate da attori statali e non statali nei confronti delle persone Lgbti;
- si adoperino affinché venga adottata la direttiva antidiscriminazione e vengano abrogate le leggi che potrebbero portare alla detenzione o alla discriminazione delle persone Lgbti; riconoscano alle famiglie di fatto il diritto all'unione e quello di esprimere liberamente la loro identità di genere senza discriminazione;
- si impegnino affinché in Europa e nel mondo nessuno sia penalmente perseguitato, torturato o sottoposte ad altre punizioni crudeli, disumane e degradanti o condannato a morte per l'orientamento sessuale o l'identità di genere;
- eliminino ogni forma di discriminazione nella legge sul matrimonio civile e riconoscano unioni omosessuali e famiglie di fatto, anche quando questi risultano emessi da atti di autorità stranieri;
- aboliscano i trattamenti medici coatti e garantire l'accesso gratuito alle cure mediche necessarie alla salute psicofisica delle persone Lgbti, senza alcuna discriminazione legata all'orientamento sessuale e/o all'identità di genere.