Huffington Post
11.03.2015
Ornella Gemini è una donna che non può darsi pace. Suo figlio Niki Aprile Gatti è morto nel 2008 nel carcere di Solliciano: suicidio secondo gli inquirenti, suicidio simulato secondo lei. Ornella Gemini l'ho conosciuta lo scorso giugno ad Avezzano (ne ho parlato qui) e qualche giorno fa mi ha scritto e mi ha segnalato che nell'udienza preliminare che si è tenuta i primi di marzo (a sette anni e passa dagli arresti preventivi si parla ancora di udienza preliminare!) è emerso che la procura di Firenze che condusse l'operazione Premium su una presunta associazione a delinquere finalizzata alle truffe telematiche - inchiesta da cui scaturì l'arresto di 17 persone, tra le quali suo figlio - non aveva competenza sul caso e che il caso spettava invece alla procura di Arezzo.
Un dolore in più per Ornella Gemini: da anni lotta perché emerga la verità sulla morte di suo figlio, ora scopre che il pubblico ministero che aveva ordinato il suo arresto non aveva titolo per farlo... Ma soprattutto scopre "che se quel pm non avesse indagato sul caso Premium (non potendolo fare) Niki non sarebbe stato arrestato e sarebbe ancora vivo". Intervistata da Il Garantista ha detto: "Cosa devo pensare? Che ho perso un figlio che era la mia vita per errore? Sono pronta ad azzerare tutto, fatemi tornare a casa mio figlio, una casa in cui dal 24 giugno 2008 non si vive più".
"Se non avesse indagato...non potendolo fare". Leggo e rileggo queste parole. Perché mi fanno pensare che l'errore di base sta proprio qui: nella pratica dell'indagine giudiziaria che sbatte la gente in galera per farla parlare, una pratica che da Mani pulite in poi, ma certo anche da prima, avvolge e controlla ogni momento della nostra vita. Indagine che diventa battaglia personale del bene contro il male dove la vittoria è sempre e soltanto l'arresto preventivo e il carcere. Ha detto bene poche settimane fa il presidente della Repubblica Mattarella all'inaugurazione dei corsi della Scuola superiore della magistratura a Scandicci: "Al magistrato si richiede profonda coscienza del ruolo e dell'etica della professione...un compito né di protagonista assoluto nel processo né di burocratico amministratore di giustizia". E per essere più chiaro Mattarella ha aggiunto: "Vale sempre il monito di Calamandrei: "Il pericolo maggiore che in una democrazia minaccia i giudici è quello dell'assuefazione, dell'indifferenza burocratica, dell'irresponsabilità anonima".
Un'irresponsabilità anonima che, come appare, ha permesso nel 2008 l'arresto di Niki Aprile Gatti in base a una indagine che gli inquirenti fiorentini non potevano fare. Un errore certo... può capitare... ma che capita proprio per "assuefazione, indifferenza burocratica, irresponsabilità anonima", per quella guerra personale messa in atto da certi pm-sceriffi che si credono padroni e domini della vita degli uomini. "La giustizia - diceva Josè Saramago - non serve a niente se non si pone al servizio dell'uomo. Perché altrimenti ci possono essere leggi ingiuste e una giustizia corrotta".