Lipperatura
05 05 2015
Così, nonostante tutti i chiarimenti sulla clamorosa bufala che ha trasformato narrativamente un progetto educativo come Il gioco del rispetto in un'iniziativa soft-core nelle scuole materne, nascono comitati di genitori "anti-gender" che trovano anche un bel po' di spazio sulla stampa.
A volte penso che non ce la faremo mai: giusto ieri, gli emendamenti sull'educazione sentimentale proposti da Celeste Costantino alla legge sulla Buona Scuola sono stati respinti, tutti.
L'Italia è in ostaggio, letteralmente, di chi impedisce che nelle scuole si parli di educazione sessuale e affettiva: obbligatoria in quasi tutti i paesi dell’Unione, come si legge nel report pubblicato nel 2013 dalla direzione generale per le politiche interne del parlamento europeo, è insegnata nei paesi scandinavi, Francia e Germania. E’ assente in Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Romania, Regno Unito. E Italia.
Una proposta di legge sull’educazione sessuale è ferma in Parlamento dal 1975. Un’altra, sull’educazione sentimentale, è appunto quella presentata da Costantino, e che chissà quando verrà discussa (di certo, la bocciatura degli emendamenti non aiuta).
Mi chiedo, ogni volta, perché. Mi chiedo se chi si oppone a quella che viene chiamata ideologia in nome della libertà di educazione sia consapevole che l'educazione, per quanto rigurda genere e appartenenza, non è affatto libera, e che quelle gabbie si chiudono già ora sulle bambine e sui bambini.
Nulla. Si impugna come una sciabola la posizione espressa il 10 gennaio 2011 da Papa Benedetto XVI: “non posso passare sotto silenzio un'altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un'antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”.
La retta ragione dovrebbe dirci che nei paesi dove da anni si parla ai bambini di reciproco rispetto e di educazione affettiva le cose vanno meglio. E dovrebbe dirci anche che questo non è un problema secondario. E dovrebbe dirci infine che non ha affatto senso piangere l'ennesima donna uccisa dall'ex compagno se non si fa qualcosa prima che quelle donne e quegli uomini crescano.
Ma le priorità, ci vien detto, sono altre, come sempre. E in questi tempi oscuri tocca anche andarci pianino con le proteste, ché si passa, se va bene, per radical chic e, se va male, per collusi con le forze del caos.
Passerà, certo: ma solo se lo vogliamo.