Tale previsione normativa, se coerente con lo spirito referendario No Triv, dovrebbe portare il MISE al rigetto per i permessi totalmente interferenti, e al preavviso di rigetto per quelli parzialmente interferenti.
Il rischio è chiaro: se i procedimenti in corso rimanessero "sospesi" nella burocrazia ministeriale (o addirittura prorogati in attesa di tempi migliori: Ombrina mare docet, il cui permesso di ricerca è stato sospeso per un anno) tornerebbero a vivere magari alla prossima svolta normativa pro-trivelle, forse subito dopo il referendum costituzionale del prossimo autunno.
Il Coordinamento Nazionale No Triv ha inviato una diffida al MISE, e chiesto ai Presidenti di Regione di fare altrettanto per i permessi territorialmente competenti.
La certezza è la base del diritto.
"Apprendiamo dal quotidiano l'Unità di ieri" - ha affermato Domenico Sampietro del Coordinamento Nazionale No Triv - "e dalle parole dello stesso premier Renzi, che il blocco dei procedimenti in corso entro le acque territoriali è da intendersi come una "sospensiva" voluta dallo stesso governo" di tutti i procedimenti amministrativi per il rilascio di titoli abilitativi entro le 12 miglia dalla coste italiane". E conclude - "Questo è il segno che il rigetto non avverrà mai o, quantomeno, non sarebbe contemplato".
Così, in due mosse, denunciano i No Triv, il Governo evita che la volontà popolare possa esprimersi: prima modifica la norma, poi la fa affogare tra le carte del Ministero.
Le Regioni referendarie possono rimanere impassibili?